sabato 29 luglio 2017

Se il burocrate si fa capire chi lo rispetta più?


Quando mi si chiede che lavoro faccio e sono in un periodo di particolare disamore verso il mio impiego (come questo), dopo aver pronunciato la lunga e risonante ragione sociale del mio ente (che di solito fa spalancare gli occhi), finisco per demolire lo stupore definendomi una "burocrate".
Anche Alfonso Celotto si definisce tale nella breve intervista rilasciata a La lingua batte di Radio 3 RAI. Celotto ha firmato con lo pseudonimo di Ciro Amendola un romanzo dal titolo "Non ci credo, ma è vero. Storie di ordinaria burocrazia. L'autore ha preso ispirazione dal suo quotidiano lavoro in Banca d'Italia e dice che la prima cosa che ha dovuto imparare è stata proprio quella di rispondere in maniera burocratica: "Codesti centrali uffici...", "Si fa riferimento alle note di cui a margine...", "Si trasmette un provvedimento omissato", ecc.
Si fa così perché si è sempre fatto, perché è il linguaggio degli iniziati e solo usandolo si è ritenuti importanti.
Come Manzoni parlava di latinorum per fregare i poveracci, oggi la burocrazia cerca di fregarci con l'inglesorum: non si sceglie un posto ma una location, l'esito non si riferisce ma si de-briffa, non si avvia una nuova azienda ma si apre una startup, anziché una riunione assai meglio "fare brainstorming in conference call con i partner".
E che dire delle sigle? La burocrazia ama le sigle, come quelle di suono futurista che contraddistinguono i ministeri: "Il MATTM ha chiesto al MISE, d’intesa con il MAECI, di verificare assieme al MIT e al MIUR la competenza del MIBACT sulle nuove procedure individuate dal MEF".
Da burocrate di provincia, sogno leggi chiare e dirette che mi aiutino nel mio lavoro ed invece subisco continue delusioni come quella del correttivo al codice degli appalti che sancisce roba come:

"All'articolo 36 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 1, le parole: "di cui all'articolo 30, comma 1, nonché del rispetto del principio di rotazione" sono sostituite dalle seguenti: "di cui agli articoli 30, comma 1, 34 e 42, nonché del rispetto del principio di rotazione degli inviti e degli affidamenti" ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo "Le stazioni appaltanti possono, altresì, applicare le disposizioni di cui all'articolo 50." 

Ah, beh, ora sì che è tutto più chiaro!

Parentesi felice quella della nostra Costituzione che Concetto Marchesi volle scritta in un Italiano chiaro e accessibile a tutti: parole di uso comune, frasi mai più lunghe di venti parole, non più di una subordinata.