lunedì 29 dicembre 2014

Chiudere le finestre prima che arrivi il temporale

Beppe Severgnini è una passione del mio amico blogger Marco di Padova. In tutta sincerità, a me non entusiasma. Fa troppo lo spiritoso e il saccente. Tuttavia mi è piaciuto il suo intervento al Festival della Mente di Sarzana, dal titolo "Creare non vuol dire improvvisare".




Tra i suoi "dieci modi per essere creativi e possibilmente efficaci" ho trovato stimolante il consiglio di non occupare costantemente la mente. "Se tu sei perennemente occupato" dice il giornalista, "a rispondere su WhatsApp, a mandare e ricevere foto, messaggi, mail, telefonate, la mente, le idee non vengono". "La doccia, i viaggi in cui non rispondiamo non chattiamo, sono momenti favorevoli. Quel tempo in cui non puoi far altro che pensare è benedetto e non riempire anche quello lì."
Sono perfettamente d'accordo ma sono talmente avida di imparare e di conoscere che ho inzeppatto in quasi tutti i momenti "vuoti" la possibilità di seguire trasmissioni radio e televisive, conferenze, letture, ecc. Pazienza per le idee! Le lascio ai giovani.

E' vero però che per compicciare qualcosa bisogna opporre un po' di resistenza alle distrazioni. "Le occasioni che ci circondano sono eccitanti ma questo è il problema. E' umano distrarsi ma dobbiamo cercare di non farlo troppo. Le persone creative non si distraggono. Hanno antenne sensibili sempre in funzione. Si riconoscono perché sono capaci di trarre grandi spunti da piccole cose e piccoli spunti da grandi cose." 

Poi Severgnini dice che noi Italiani siamo bravissimi nell'intuire, ma tendiamo a dimenticarci di quello che è il lavoro a casa: la fatica e il metodo. Ha ragione anche quando invita ad evitare la sciatteria e il pressappochismo, a lavorare con gradualità e precisione ai propri progetti. Quale consiglio più inascoltato! Come anche quello di provare tante cose ma a patto di essere "disciplinati". "Chi scrive deve leggere. Chi canta e suona deve ascoltare. Chi cucina deve mangiare."

La parte che mi è piaciuta di più dell'intervento è però quella sul saper farsi da parte (che non vuol dire rottamare, semmai prevenire la rottamazione). "La storia procede per alleanze di generazioni" dice Severgnini. "Sapere quando chiudere il sipario è fondamentale. Bisogna imparare nella vita a chiudere le finestre prima che lo faccia il temporale rumorosamente. Piano piano. Con garbo. C'è l'età in cui le apri tutte e l'età in cui cominci a chiuderne qualcuna, se no te le chiudono in faccia. E molti, in tutte le professioni, se le fanno chiudere in faccia. Se uno ha superato i cinquant'anni e non capisce che deve cominciare a restituire, non è un egoista, è un deficiente."

mercoledì 24 dicembre 2014

Egoisti a Natale e generosi tutto l'anno (con qualche risata amara sul PD)


Oggi, vigilia di Natale, sono andata in ufficio in auto. Atmosfera un po' surreale, uscendo di casa: cielo grigio, temperatura da tiepido inverno, assenza di traffico e piacevole silenzio da giorno festivo. 
Che pace anche in ufficio! I migliori giorni dell'anno per lavorare sono questi e ad Agosto. Non perché si lavori poco, ma perché si fanno le cose che ci sono da fare con calma, senza interruzioni, senza stress. 
Invecchiando, mi sto riconciliando un po' con le feste. Soprattutto da quando non faccio più regali a nessuno. Un notevole stress di meno. Un altro bell'espediente è quello di evitare più possibile pranzi, cene e mangiate varie. Sono troppo orso? Può darsi. Ma non è con il rito dell'opulenza e della coazione al consumo che si arricchiscono i rapporti. Dovremmo trovare durante l'anno occasione di vedersi con gli amici e con i nostri affetti, occasioni per parlare, per scambiarsi idee ed emozioni, senza obblighi e senza costrizioni. 
"Siate egoisti a Natale e generosi tutto l'anno" recita un bel manifesto che la Misericordia di Piazza Duomo a Firenze ha affisso sulla propria sede che si trova giusto all'inizio di Via Calzaiuoli, una delle eleganti strade dello shopping fiorentino. Ottima provocazione. Inutile infatti cadere nella retorica del pensare "a chi sta peggio", a chi ha perso il lavoro, a chi è malato, a chi soffre, a chi non c'è più. Viene da farlo ma sarebbe anche quella un coazione ad essere "buoni per forza" e non va bene.
Meglio qualche risata amara con il surreale (ma tanto realistico) video natalizio del Terzo Segreto di Satira. 
Serene feste!


sabato 20 dicembre 2014

C'è tempo c'è tempo c'è tempo c'è tempo... per conoscere la storia

C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.

È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo
per questo mare infinito di gente.

I bellissimi versi di questa canzone di Ivano Fossati mi accompagnano tutti i giorni dalla porta di casa alla fermata dell'autobus da un paio di mesi a questa parte. Ogni giorno mi godo infatti, durante il viaggio, una puntata de Il tempo e la storia di Rai3 di cui questa canzone costituisce la sigla. Naturalmente il tutto registrato e caricato su un vecchio Ipod. Totalitarismi, vicende internazionali, guerre, politica del Novecento, biografie di scrittori e capi di stato, eventi mondiali e anche qualcosa di più lontano nel tempo come i Sumeri o Cleopatra. All'inizio la trasmissione non mi convinceva. Mi sembrava troppo breve, un po' sensazionalistica. Poi però, col tempo, mi ha preso. Gli storici che vi partecipano sono tutti di alto livello, i documenti interessanti e soprattutto è bravo Massimo Bernardini a porre le domande e le curiosità che verrebbero spontanee a noi telespettatori per primi. Certo, le puntate sono così tante che ormai non riesco a seguire altro nei miei viaggi di breve pendolarismo. Ma Fossati tutte le mattine, mentre corro come una matta, mi sussurra per ben quattro volte che c'è tempo. Ed è così lenitivo per la mia consueta ansia!



domenica 14 dicembre 2014

Nativi o immigrati ma comunque dipendenti digitali

Una rivoluzione silenziosa è in atto nelle nostre società tecnologiche: quella che ci costringe ad essere sempre iperconnessi. Come non provare stupore dal fatto che non solo, ormai da tempo, siamo raggiungibili telefonicamente ovunque noi siamo, qualunque cosa stiamo facendo e a tutte le ore del giorno e della notte, ma da quando si sono diffusi quelle diavolerie dei telefoni "furbi" siamo anche costantemente online? Certo, possiamo sempre staccare, ma chi lo fa? Chi resiste alla tentazione di non essere cercato da un SMS, da un Tweet o da un messaggio WhatsApp? E' così comodo e così divertente!
Mia madre settantaquattrenne, da completa digiuna digitale, è stata così contenta di ricevere un centinaio di auguri da amici e parenti grazie al fatto che Facebook ha inevitabilmente ricordato a tutti il suo compleanno! "Se avessi aspettato le telefonate come gli altri anni, addio!"
Come tutte le novità tecnologiche, inutile fare gli apocalittici. Meglio fare gli integrati anche se è assai difficile non farsi dominare.
Lo dimostra il questionario dipendenze digitali che è stato sottoposto ad insegnanti, alunni e genitori al liceo di mio figlio. Dalle domande si capisce facilmente dove si vuole andare a parare.
Ci sono quelle ci aspettiamo, tipo:

Quando sono in rete ho la sensazione che il tempo voli

Preferisco contattare le persone via Internet, piuttosto che per telefono o di persona

Mi emoziono a navigare o a comunicare in Internet

Ma ci sono anche affermazioni, a parer mio, stravaganti (alle quali bisogna rispondere, come per tutte, in ordine crescente dal falso al vero), tipo:

Dopo alcune ore di collegamento, le persone o le cose intorno a me mi sembrano in qualche modo diverse

Dopo alcune ore di collegamento ho la sensazione che il mondo intorno a me abbia qualcosa di irreale

Qualche volta penso che la vita reale sia più deprimente della vita "on-line"

Quando sono collegato provo una vaga sensazione di onnipotenza

In Internet mi sento più abile o scaltro

Dopo alcune ore di collegamento mi sento leggermente stordito o ho delle sensazioni strane

Ho l'impressione che in rete sia tutto più facile

Qualche volta ho l'impressione di perdermi nel cyberspazio

Le domande poi cercano di capire se si stanno trascurando amici e familiari per internet, se vi costruiamo una personalità parallela e completamente diversa da quella reale, se la rete per noi è un rifugio per superare la solitudine, la noia o le frustrazioni, ecc. 
Devo dire, che per me stare in internet è una delle cose più rilassanti che ci sia. Per me rappresenta un'evasione, quando ci sono, il tempo vola e che mi capita di pensare: "ancora un po' " ... e mi scollego" (questa l'ultima affermazione del questionario). Tuttavia la vita reale, i rapporti dal vivo e anche, bene o male, i doveri familiari e sociali hanno sempre la precedenza per me. Pertanto il tempo in cui mi posso accomodare sulla poltrona dell'Ikea a pispolettare sulla tastiera del portatile è veramente poco (lo si vede dalla frequenze e dalla lunghezza dei post). Non credo quindi di correre il rischio di maturare una dipendenza digitale e, dall'altra parte, vorrei resistere più che posso all'acquisto di un "telefono furbo"  perché la trovo una comodità che si paga a caro prezzo, cioè con il continuo intromettersi nella mia vita e nel mio così scarso tempo di informazioni che per la maggior parte non mi interessano e non ho richiesto. Un po' come quelli che tengono sempre la televisione accesa anche se non la guardano. Mai potuto sopportarlo. Ma si sa, non faccio testo: sono una vecchia cinquantenne (che spesso non risponde nemmeno al telefono), una di quelli che ho sentito definire "immigrati digitali".

lunedì 8 dicembre 2014

Trionfo di funghi, muffa e muschio

Questo finesettimana in campagna, niente raccolto.
Visto il clima, abbiamo trovato un trionfo di funghi



muffa




e muschio.




Inoltre, in nostra assenza, ha lavorato un simpatico tarlo creando pittoreschi cumuletti

 

giovedì 4 dicembre 2014

Quando qualcosa brilla in fondo allo sguardo delle ragazze


Oggi sono dovuta andare a illustrare un piccolo progetto di grafica ad una classe di un istituto professionale. Una piccola cosa da fare in collaborazione tra la nostra sezione ANPI e loro. Per i ragazzi si tratta di un esercizio, per noi un prezioso ricordo nel settantesimo anniversario della Resistenza.
Ho dovuto prendere permesso al lavoro per andarci all'ora di lezione (la mattina), ho attraversato due volte la città con lo scooter, tra il traffico, la benzina da fare, ed ho preso pure un bello scroscio d'acqua tornando in ufficio.
Tuttavia non c'è prezzo che valga quel lampo di intelligenza e di interesse che ho scorto in fondo allo sguardo di quelle quattro o cinque ragazze (i maschi facevano visibilmente i fatti loro) che, non solo mi stavano a sentire, ma facevano anche domande, osservazioni, ecc.

domenica 30 novembre 2014

Saverio Tommasi, un grande

Ma quanto è bravo Saverio Tommasi! Non ho capito ancora se è un attore, un giornalista, un videomaker o cos'altro. So solo che ha una  capacità di osservare e raccontare le cose attraverso i suoi brevi video veramente bella.
Mi spiace avere poco tempo per stargli al passo perché va a intervistare le persone più diverse: le famiglie arcobaleno, i down, i partigiani, i matti, le escort, gli scout, i militanti di CL, i maturandi, i precari, i Rom, i fan di Justin Beeber, ecc.
Il suo avvicinarsi a queste realtà è curioso ma rispettoso, è diretto ma delicato, è profondo ma non retorico, è semplice ed empatico. E' quello che non giudica, ma vuole capire.
I suoi video sono divertenti ma fanno pensare, sono commoventi ma non tristi. Talvolta me li guardo in pausa pranzo e spesso mi ci scappa la lacrimuccia.
Non saprei nemmeno indicare quello che mi piace di più, così ne prendo uno a caso, ma davvero meritano tutti.


domenica 23 novembre 2014

Tornando a casa

Conosco i miei "polli" e so che, quando torno a casa dal lavoro, qualche traccia del loro pranzo lasciata a giro la trovo quasi sempre. Ci sono giorni in cui metto a posto e lascio perdere, altri in cui mi imbestialisco. L'altro giorno però c'erano proprio tutti i residui del pranzetto cheek-to-cheek...



Beh, è stato bravo a disinnescare la sfuriata.

domenica 9 novembre 2014

Raccolto d'autunno

L'aspetto non è dei migliori ma il sapore è buono. 



Ho scoperto che le mele rotelle costano anche due euro al chilo

E comunque queste sono "superbiologiche", come, del resto, anche i nostri cachi.


sabato 8 novembre 2014

Oggi ho piantato un albero

"Vorremmo un albero che ci sopravviva" ha chiesto mio marito al vivaista.


Così abbiamo comprato una roverella, albero della famiglia delle querce, e l'abbiamo piantata in campagna, su un pianello dal quale cui si gode un bel panorama.




Se riuscirà a passare l'inverno, forse ci sopravviverà davvero.

Piccoli gesti che proiettano una speranza nel futuro.

domenica 2 novembre 2014

2 novembre


Il bellissimo cimitero del Verano a Roma, visitato in solitudine durante la pausa pranzo di una trasferta di lavoro

«Ho molta amicizia per i morti», scrisse una volta il filologo Gianfranco Contini: «un po' perché il più del nostro tempo passerà, se non con loro, almeno dalla parte loro; un po' perché siamo noi che li facciamo ancora vivere, che prestiamo loro un po' della nostra vita».


La mia nonna
e il mio nonno materno

sabato 25 ottobre 2014

Serve protestare? I dubbi di oggi e quelli di ieri

Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare,
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare,
che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere.
Questa frase di Epitteto racchiude nella sua semplicità il dilemma che mi tormenta da sempre. Come si fa a distinguere ciò che può essere cambiato da ciò che non si può far altro che accettare?
Non mi piace come sta andando il mondo, non mi piace la cosiddetta "riforma del lavoro" che abbatte gli ultimi sparuti diritti per i pochi che ce li hanno, ma serve andare a Roma sabato? Si può cambiare questa che io reputo una deriva? O forse è il progresso ed io non lo capire? Non so rispondere.
Dall'episodio dei 101 vivo in una sorta di quarantena autotutelante e più che altro vivo del passato. Cerco di stare lontano dalle notizie perché tanto so che non mi piaceranno e non ci potrò fare un bel nulla. Vivo con lo sguardo rivolto al passato. Per questo non andrò alla manifestazione di sabato a Roma (alla quale pure auguro ogni successo) e, con tutti i dovuti distinguo del caso, mi viene da associarvi gli scioperi dei primi di marzo 1943.
Dall’1 all’8 marzo 1943 i Comitati segreti di agitazione del triangolo industriale Genova-Torino-Milano organizzarono lo sciopero generale che doveva coinvolgere tutti i lavoratori dell'Italia occupata dai nazisti. Il sostegno di tutti i partiti del C.L.N. fu unanime e il Partito comunista clandestino vi profuse uno straordinario impegno organizzativo. Le fabbriche furono bloccate, tecnici e impiegati scesero in sciopero al fianco degli operai. Le rivendicazioni erano di natura politica e fu considerato il più grande sciopero generale dell'Europa occupata dai nazisti.
Eppure sulla riuscita dello sciopero leggevo in questi giorni un giudizio piuttosto pessimista dal diario della Marchesa Origo, proprietaria terriera nel senese e antifascista, del 6 marzo del 1943:
"Lo sciopero, che avebbe dovuto interessare tutti gli operai del territorio occupato dai tedeschi, è cominciato il 1° marzo. Secondo Radio Roma, vi hanno partecipato duecentocinquantamila lavoratori (di cui centoventimila a Milano, trentamila a Torino e dodicimila a Firenze); secondo Radio Londra, un numero cinque volte maggiore. Quello che è certo, è che non vi è stata l'auspicata protesta universale e in molte città il numero degli scioperanti è stato tanto piccolo da permettere al governo d'infliggere severe punizioni contro chi ha avuto il coraggio di parteciparvi."
Infatti la repressione nazifascista fu durissima. 215 lavoratori vennero catturati in fabbrica e a casa, 211 vennero deportati nei lager nazisti, 163 vi morirono, 2 vennero fucilati al Poligono di Cibeno (Carpi - Modena), 5 morirono dopo il loro rientro per le conseguenze della deportazione. 


Ben altro coraggio avevano avuto quei lavoratori rispetto ad alzarsi semplicemente alle quattro di mattina per andare a sentire la Camusso!
Eppure, forse quel sacrificio non fu vano perché fu da quell'esperienza che maturò l'unità delle maggiori forze politiche antifasciste e l'azione unitaria delle grandi masse operaie e popolari.
Altri tempi, lo so, altra situazione (per fortuna), ma comunque non dimentichiamo mai da dove siamo venuti.

Firenze, Piazza Duomo, 22 ottobre 2014

mercoledì 22 ottobre 2014

Spazi di democrazia da difendere


Bazzicando la scuola pubblica come genitore ormai da sedici anni, mi ha sempre colpito la scarsa partecipazione alle elezioni dei rappresentanti dei genitori nel consiglio di classe (non parliamo poi di quelle per il consiglio di istituto). Se decente alle elementari, essa subisce un tracollo alle medie, per diventare sparuta alle superiori. 
Quest'anno, con la classe di mio figlio minore (quinta liceo) si è toccato il fondo: mio marito si è trovato solo, faccia a faccia con l'insegnante coordinatrice.
E' vero che questo tipo di riunioni sono alle cinque del pomeriggio e tanti non possono assentarsi dal lavoro a quell'ora.
E' vero che i ragazzi sono rimasti solo in dodici (a causa della fuga generale dovuta "al troppo studio richiesto").
E' vero che l'avviso della riunione è passato durante l'autogestione e in classe vi erano pochissimi alunni.
Quindi l'assenza di molti è dovuta alla mancanza di informazione più che al disinteresse. Eppure... eppure non riesco a non vedere un segnale pericoloso in questa parabola. Prima di tutto si può leggere come un messaggio di disinteresse per il lavoro degli insegnanti. Non tanto nei confronti del proprio figlio o della propria figlia, perché i colloqui individuali sono sempre affollatissimi, anche in orari lavorativi.
Probabilmente riflette quanto sta diventando individualista la nostra società. Mi preoccupo di mio figlio o di mia figlia, mi vado a raccomandare con l'insegnante perché abbia un occhio di riguardo, però dei problemi della classe come "comunità" me ne frego.
E' vero che quest'anno sono quasi tutti maggiorenni ma, anzi, questo mi farebbe rinunciare piuttosto ai colloqui individuali perché ho fiducia sappia gestire da solo lo studio (come dovrà fare all'università), mentre di ciò che succede nella scuola pubblica italiana vorrei almeno essere informata.
Il fatto di avere dei rappresentanti dei genitori (ed anche degli studenti) in consiglio di classe (e poi anche in consiglio di istituto) non è una prerogativa scontata, ma uno spazio di democrazia partecipativa conquistato negli anni Settanta e della cui importanza ci accorgeremo quando non ci sarà più.

"Al fine di realizzare […] la partecipazione della gestione della scuola dando ad essa il carattere di una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica, sono istituiti, a livello di circolo, di istituto, distrettuale, provinciale e nazionale, gli organi collegiali."(articolo 1 del D.P.R. 416/1975)

domenica 19 ottobre 2014

La forza della vita che prorompe dove non ti aspetti

In questo periodo nel quale la morte fa sentire il suo alito, mi conforta stupirmi ancora della forza di questa pianta di cui ho parlato in altri post. Innumerevoli le volte che l'ho vista rinascere dalle sue varie membra. Stavolta non pensavo proprio che riuscisse a 


ributtare nel mezzo di un tronco ormai molto adulto



o persino da due tronchetti abbandonati sul cemento e destinati al camino.

lunedì 13 ottobre 2014

Ciao, Giulio.


L'avevamo intuito che eri stanco di vivere.
In ogni caso, ci mancherai tanto.


domenica 12 ottobre 2014

Come d'autunno sugli alberi le foglie

Un periodo strano dell'anno, questo. Giornate tiepide colme di luce dorata, bella ma dall'inquietante sapore di qualcosa che volge al termine: l'estate, che io adoro tanto, il sole, il caldo. 
Si assapora ogni attimo perché potrebbe essere l'ultimo prima del freddo, umido, grigio inverno.
Come nella vita. 
Esattamente come scriveva Ungaretti.


lunedì 6 ottobre 2014

Viaggio della memoria al confine orientale

Partiamo da qui. Il 28 luglio 1914 l'Impero Austroungarico dichiarò guerra alla Serbia dando inizio a quella carneficina chiamata anche Grande Guerra. In quei giorni migliaia di giovani Triestini furono chiamati ad arruolarsi per andare a combattere con la divisa austriaca in Galizia. Non deve sorprendere quindi che per Trieste la memoria di lutti e di sofferenze legata alla Prima Guerra Mondiale sia "dall'altra parte" rispetto alla nostra, non per questo meno dolorosa.


Ecco una delle cose che ho imparato nello scorso finesettimana partecipando ad un "viaggio della memoria" su quello che era "il confine orientale" (o per dirla in asburgico: "il litorale") organizzato dall'Istituto Storico della Resistenza di Reggio Emilia.


Nella splendida luce che solo ottobre sa dare, abbiamo visitato Gorizia (quanto sangue è costata questa cittadina ormai un tutt'uno con la sua corrispondente slovena, Nova Gorica!), il sacrario di Redipuglia, che pur essendo una monumentale opera fascista riesce a rendere l'idea della dimensione del massacro, le trincee e le doline carsiche, la mostra "Trieste 1914" di cui sopra, i monumenti ai cinque fucilati dai fascisti al poligono di tiro e quello ai settantuno ostaggi a Opicina.


Tutto molto interessante, ma soprattutto mi ha colpito come questa zona abbia da sempre vissuto i complessi problemi e i conflitti di una terra di confine: il bilinguismo, le identità contrapposte, le dominazioni succedutesi, le strumentalizzazioni, la sovrapposizione della toponomastica, ecc. Non è solo una questione di identità nazionale (che oggi si spera superata con l'Europa) ma, per lunghi anni, qui passava anche la cortina di ferro. Nel mio piccolo, ricordo infatti negli anni Settanta il passaggio in treno verso Spalato con un'inquietante perquisizione accuratissima da parte della polizia ferroviaria yugoslava.
Dove la storia si fa più complessa, come ci ha detto l'eccezionale presidene dell'ANPI triestina, Stanka Hrovatic, è ancora più importante capire e ricordare.


Qui altre immagini del viaggio

domenica 28 settembre 2014

Che fatica! Però...

Che fatica!
Il motivo principale per il quale sto trascurando questo blog è dovuto alla mia attività per l'A.N.P.I. 
Con il fatto del Settantesimo della liberazione mi sono infilata in una corposa attività di raccolta di testimonianze, partecipazione alle iniziative delle altre sezioni, riunioni al provinciale, trasferte per gli eventi nazionali o regionali (oltre alla consueta attività di tesseramento, mailinglist e pagina di google+). 
Insomma, me lo sono proprio cercata. 
Poi con questa telecamerina in mano mi sono un po' montata la testa. Mi sento un po' Diego Bianchi e sento l'irresistibile impulso a riprendere tutto ciò a cui partecipo per poi farci quelle che io chiamo "videosintesi". Un lavoro divertente e creativo di montaggio, ma quanto tempo porta via!
E poi che gratificazione l'amicizia che nasce con questi intervistati 80/90enni che mi dicono: "Ma lo sai che mi ha visto mia nipote su internet e ha detto che sono stata davvero brava?! Lo sai che persino il mio medico mi ha vista su internet e mi ha fatto i complimenti per quello che ho raccontato?!"
Insomma quando la sera dopo cena, con la stanchezza della giornata, mi metto davanti al PC a montare questi video (taglia, assembla, sovrapponi le immagini, regola l'audio, metti la dissolvenza tra le scene, sfuma, inserisci il sottofondo musicale, converti e trasferisci su YouTube, con il preziosissimo aiuto del marito informatico) talvolta mi chiedo "ma chi me lo fa fare?". Talvolta avrei voglia di buttarmi sul divano a vedermi un film come fa mio figlio.
Però poi succede come venerdì scorso che, in occasione del solito anniversario che onoriamo tutti gli anni e al quale partecipano sempre i soliti quattro vecchietti, succede che venga un sacco di gente, anche facce nuove, anche giovani, anche compagni del provinciale che persino portano il medagliere. Succede che la sala è piena, succede che mi fanno pure i complimenti. Sì, una gran fatica, ma anche una certa soddisfazione.
Ed infine, (perché no?) bando all'anonimato, eccomi qui a fare compagnia sullo schermo ai miei intervistati ai quali auguro, con tutto il mio affetto, ancora cento anni ad aiutarmi a tener viva la sezione ANPI Enrico Rigacci di Firenze.

martedì 16 settembre 2014

Campo di Libera a San Giuseppe Jato


Non stupisce che l'Alto Belice Corleonese abbia vinto nel 2012-2013 il premio "Paesaggio del Consiglio d'Europa". In effetti non ci si stancherebbe mai di ammirare queste colline solcate da vigneti sotto un cielo terso. 
In questa parte di quel magnifico triangolo posto al centro del Mediterraneo che è la Sicilia, operano sulle terre confiscate ai mafiosi tre cooperative agricole: la Placido Rizzotto, la Pio La Torre e la Lavoroenonsolo.
Fa piacere apprendere che vi è collaborazione tra le tre realtà tanto che esse utilizzano le stesse cantine per la trasformazione delle uve e spesso integrano le loro materie prime per ottenere la più alta qualità dei loro vini.
Fa piacere sentire che i tempi in cui la Placido Rizzotto era costretta a fare la trebbiatura scortata dai Carabinieri o quelli dei sabotaggi alle colture e ai mezzi agricoli sono lontani ricordi.
Fa piacere scoprire che il saldo positivo del bilancio del consorzio Libera Terra fa di questa scommessa una vittoria sullo scetticismo.
Fa piacere sentire che a San Giuseppe Jato, San Cipirello e Corleone non si respira più quella cappa di omertà e di paura di un paio di decenni or sono. Certo, la mafia c'è ancora, ma non è così forte e così pervasiva come purtroppo è nel Trapanese e ancora di più in Calabria.
Un campo molto piacevole e confortevole questo appena concluso a San Giuseppe Jato. L'esiguo gruppo di partecipanti (tra l'altro molto collaborativi) ha reso tutto più facile. E poi, che gran soddisfazione la vendemmia di bionda uva Grillo (destinata all'ottimo omonimo vino)!
Che bello riempire ceste su ceste insieme gli infaticabili operai Giacomo, Roberto, Dario, Rosario, Gianni e tutti gli altri e tornare alla villetta (ex proprietà di Vito Brusca) con la pelle puzzolente di verde rame, ma felice!


Ed infine come dimenticare il gelo di angoscia provato nel bunker nel quale fu tenuto prigioniero e poi ucciso il piccolo Giuseppe Di Matteo e, d'altro canto, la calda passione dell'ottantanovenne Mario, sopravvissuto alla strage di Portella della Ginestra?
Sarà forse che nelle mie vene scorre per metà sangue siciliano, ma qui ci devo proprio tornare presto. Magari per un bel giro pizzofree.



domenica 31 agosto 2014

Alba di fine estate


31 agosto ore 7.00
Sono stufa di rigirarmi nel letto. Sono sveglia da prima dell'alba. Tanto, quando il sonno non viene, c'è poco da fare. Se poi comincio a pensare alle cose da fare in questa ultima giornata di vacanza, allora sì che la tensione sale e chi si rilassa più?
Basta! Mi alzo. La casa è silenziosa. Mio figlio è tornato tardi ieri sera dal Festival della Mente di Sarzana. Sento il respiro di mio marito che dorme. 
Invece fuori c'è un gran concerto di uccellini che si godono il fresco mattutino.
Mi vesto ed esco sui pianelli che confinano con la casa. Innaffio le mie giovani piantine e mi godo il panorama: bellissimo nella sua semplicità.
Il sole sta sorgendo dietro le Apuane e la sua luce filtra tra la nebbia dei fondovalle. Una luce strana, che fa risaltare i primi segnali di giallo e di rosso sulle foglie degli alberi.
Sapore di autunno alle porte in questa fresca tranquilla domenica mattina di fine estate e di fine vacanze. Provo una vena di malinconia che però è così dolce.
Mica mi potevo perdere questo momento restando a letto!


sabato 23 agosto 2014

Azzeriamo lo spreco (un passo per volta)


Estate all'insegna dell'autarchia: abbiamo fatto ottime marmellate con le prugne, le susine e le mele che di solito lasciavamo cadere a terra. Andrea Segré sarebbe fiero di noi.


Ed inoltre abbiamo sistemato una compostiera in quanto nella nostra frazione non viene fatta la raccolta dell'umido.



martedì 19 agosto 2014

San Terenzo Monti, 19 agosto 1944



Settant'anni fa, il 19 agosto 1944, a San Terenzo Monti e nella vicina frazione di Bardine si perpetuava una delle tante efferate stragi naziste che la mia regione ha patito in quell'estate indimenticabile. Cinquantatre prigionieri versiliesi impiccati a Bardine e 107 innocenti del piccolo paese di contadini trucidati senza pietà.
Sono legata a questo paese da vincoli familiari ed affettivi, frequentandolo ormai da più di vent'anni. Quest'anno non sono potuta mancare alla commemorazione di questa strage.
Perchè non si dimentichi.
Perché non accada più, né qui né in nessuna altra parte del mondo.

giovedì 14 agosto 2014

Premiati per fare il proprio lavoro


E' triste ma purtroppo oggi come oggi si finisce per essere premiati semplicemente facendo il proprio lavoro.
Rosa Lanteri, dirigente della Soprintendenza dei beni archeologici della Regione Sicilia, Domenico Marino, funzionario della Soprintendenza dei beni archeologici della Regione Calabria, ed Eleonora Scirè, sua collega dell'omologo ente dei beni architettonici e paesaggistici di Salerno e Avellino hanno vinto ex aequo il “Premio Zanotti Bianco”, un riconoscimento biennale che Italia Nostra assegna a funzionari pubblici che si sono distinti nell’ambito della difesa del patrimonio, uno dei principi fondamentali della Costituzione. 
Niente di particolarmente eroico. Semplicemente si sono opposti a progetti di cementificazione, pur subendo pressioni ed anche intimidazioni.
“Partecipiamo alle conferenze dei servizi e i soli ‘no’ di fronte a progetti improponibili sono i nostri" dice Rosa Lanteri ad Altreconomia
“Per darmi il benvenuto a Crotone, dieci anni fa," confessa invece Domenico Marino, "qualcuno decise di tagliare le gomme della mia auto. In seguito, ho ricevuto lettere contenenti minacce di morte, dirette anche alla mia famiglia  e qualche anno fa ho trovato sulla scrivania una busta contenente un proiettile."
Eleonora Scirè invece si è occupata di tutelare il territorio campano dalle  numerose domande per la realizzazione di parchi eolici, una vera aggressione per questa dorsale appenninica, anche per tutte le opere connesse, come le centrali e le stazioni elettriche, per la trasformazione dell’energia prodotta dall’alta-media tensione all’altissima.
Menzione speciale per i due bibliotecari che hanno salvato i volumi della Biblioteca dei Girolamini di Napoli e per Fabio Zita, funzionario della Regione Toscana  che ha evidenziato le criticità dei lavori della TAV sotto Firenze.
Niente di particolare quindi. Solo il proprio lavoro. Per questo meritano un premio.

[fonte Altreconomia n.156]   

lunedì 11 agosto 2014

11 agosto 1944: l'insurrezione di Firenze

Settant'anni fa l'insurrezione popolare che dette inizio alla liberazione di Firenze.
Sul quotidiano locale La Nazione oggi non ho letto una riga su questo anniversario.
Sotto un bel documentario sonoro realizzato nel 1954 e recentemente arricchito di immagini di quei giorni.
Per non dimenticare.

giovedì 7 agosto 2014

Oggi 7 agosto ho piantato quattro alberi

Ispirata dal racconto di Jean Giono e dall'associazione sarda, L'uomo che pianta gli alberi, oggi ho piantato:

due oleandri cresciuti spontaneamente nei vasi che avevo in terrazza:





e due alberi di marruca i cui semi mi sono stati donati quest'inverno all'Oasi di Focognano:






Spero proprio di vederli crescere.

lunedì 28 luglio 2014

Alta Via dei Giganti


8 tappe
più di 9000 metri di dislivello
5 partecipanti (3 donne e 2 uomini)
7 rifugi più 1 pensione
13 valichi alpini
Il tratto dell'Alta Via dei Giganti che va da Donnas al rifugio Barmasse, sopra Valtournenche, percorso col pensiero ricorrente a quei pazzi che fanno l'intero giro della Val d'Aosta in occasione del Tor des Géants. Come potranno godersi le incredibili fioriture, i silenzi degli alpeggi rotti solo dallo scrosciare dei ruscelli e dai fischi delle marmotte? Come potranno, correndo, ammirare le cime rocciose che orlano gli anfiteatri delle conche glaciali o i maestosi larici dei boschi o gli imponenti giganti che danno nome al percorso (Monte Rosa, Cervino e Monte Bianco)? Noi, col nostro passo lento, tutto questo, ce lo siamo goduto. Nonostante l'instabilità metereologica che ci ha accompagnato tutta la settimana, ci porteremo a casa il prezioso ricordo dei colori, dei profumi e dell'aria frizzantina di queste belle montagne.
Per quanto mi riguarda mi porto a casa anche la soddisfazione di avercela fatta fisicamente, cosa per niente scontata.


giovedì 17 luglio 2014

Liga, facce sogna'!

Cosa accomuna queste cinquantamila persone raccolte in uno stadio in una calda sera di luglio? Cosa spinge questi ragazzi a sottoporsi allo stress della coda dalla mattina e all'attesa per lunghe torride ore fino al primo colpo di batteria delle nove e mezza di sera? Cosa trasmette questo ex ragazzo di provincia a questi adolescenti? 
La scenografia del palco a forma di chitarra, la sapiente regia dei maxi schermo, il gioco di luci e persino la neve finta rendono lo spettacolo molto accattivante, ma le canzoni di Ligabue sono musicalmente un po' ripetitive e i testi un po' banali. Eppure le loro parole probabilmente arrivano al cuore di questi ragazzi. 
Nelle inquadrature del pubblico (quasi sempre di belle ragazze che sanno tutte le canzoni a memoria e riprendono continuamente con il telefonino) si scorgono cartelli innalzati con la scritta "GRAZIE!". Grazie a Ligabue? Ma in realtà è lui che vi deve ringraziare, no?
Probabilmente questi giovani ringraziano per le emozioni che le canzoni e soprattutto la serata regala loro. Le emozioni non sono tutto nella vita, ma aiutano tanto.
Soprattutto se condivise in cinquantamila. 
E allora: "grazie Liga!"

lunedì 14 luglio 2014

Assaggio di Val d'Ossola

Piacevole finesettimana in Val D'Ossola ospiti di V., generosa ragazza conosciuta all'oasi WWF. 
Interessante lembo di Italia che è Piemonte ma vorrebbe essere lombardo e soprattutto è incastonato nella Svizzera. 
Terra di gente concreta che fu teatro di quell'incredibile e coraggioso esperimento di democrazia che fu la repubblica partigiana dell'Ossola
Valle dalla quale se ne dipartono ben altre sette, dove l'orizzonte è un concetto sconosciuto, tanto siamo circondati da maestose montagne. 
Peccato che il tempo non ci abbia voluto bene nascondendoci la vista del Monte Rosa dal paesino di Macugnaga.

lunedì 7 luglio 2014

Settant'anni fa: le donne di Carrara contro l'occupante tedesco


Il 7 luglio di settant'anni fa il locale comando tedesco aveva ordinato l'evacuazione di Carrara e lo sfollamento della popolazione nel paese di Sala Baganza. Le donne carraresi si opposero, radunandosi sotto la sede del comando per dichiarare apertamente la loro disobbedienza civile. Nonostante la minaccia delle armi, non abbandonarono il presidio finché i Tedeschi non revocarono la disposizione.

La signora Rolla, una di quelle donne coraggiose che salvarono la cittá di Carrara, ha raccontato:

Quando il Comando tedesco ordinò di abbandonare le nostre case, per trasferirci nel paese di Sala Baganza, perché la città era sulla Linea Gotica, decidemmo di opporci pacificamente, ma con tanta decisione, radunandoci in piazza delle Erbe. Buttammo all’aria i banchi di verdura e facemmo chiudere i negozi. Quando ci trovammo davanti i militari tedeschi, noi che eravamo in prima fila, capimmo che se avessimo mostrato la nostra paura tutto sarebbe stato inutile e le donne che erano dietro sarebbero fuggite. Allora ci siamo fatte coraggio ed a mani nude ci siamo avventate come belve contro il Comando tedesco, per impaurire i soldati e prenderli alla sprovvista”.

Fu possibile registrare solo una decina di nomi di queste donne. Le altre non chiesero e non vollero alcun "riconoscimento".

Qui la lapide in Piazza Delle Erbe che ricorda questo evento.
Qui invece una pubblicazione del Comune di Carrara dove si riportano gli eventi (tra i quali questi) che motivarono la nomina di Città Medaglia d'Oro al merito civile.

lunedì 30 giugno 2014

Allenamento in Calvana

Torno sempre volentieri sopra i monti della Calvana. Pur non essendo nulla di ché come cime (la punta più alta non arriva ai 1000 metri), dal loro crinale si domina tutta la piana fiorentina: la conca della città del cupolone, Prato, Pistoia; e di là l'Appennino, il Pratomagno, Monte Giovi, Monte Morello, la valle del Bizenzio.
Nel nostro programma di allenamento in vista di un impegnativo viaggio in Val d'Aosta, il giro di 22 km in Calvana è un buon test. Si sale per per oltre due ore nel bosco, la cui piacevole ombra ci evita di sudare troppo, fino al passo di Valibona accompagnati dal cinguettìo degli uccelli. Poi si sale ancora ma per aperti prativi.
Sono sorpresa di scoprire che, pur essendo domenica, quassù non si scorga un'anima. Il sole va e viene e un bel vento fresco ci allieta scacciando anche le mosche. Una coppia di volatili (forse gheppi) plana sopra di noi e si ferma facendosi sostenere dal vento. Laggiù a destra scorrono le auto sull'A1 mentre in lontananza, nella foschia, giace sonnolenta la città. Alla croce di Retaia abbiamo la città di Prato ai nostri piedi. I tetti dei palazzi sembrano così vicini che pare di toccarli con una mano.
In questo silenzio irreale, siamo investiti dall'inebriante profumo di ginestre in fiore. Ci chiediamo il perché di questo deserto domenicale. Che sarà mai successo? E' forse un giorno lavorativo e ci siamo sbagliati? C'è stata un'allerta meteo che non abbiamo sentito?
In ogni caso, ci godiamo questa pace prima di incamminarci giù per la discesa, verso la civiltà, con il suo traffico, il suo cemento, il suo rumore.
Al prossimo allenamento.