giovedì 31 gennaio 2008

Appello a tutte le supermamme*

Noi supermamme eravamo bambine a cui piaceva far bella figura a scuola, essere considerate serie, volenterose, irreprensibili, non necessariamente saccenti ma comunque abbiamo sempre cercato l'approvazione degli altri.
Noi supermamme siamo donne che, in buona fede, abbiamo preso talmente sul serio l'arduo compito di allevare dei figli che non ci accontentiamo di preparare pasti caldi e di prenotare visite mediche ma vorremmo per i nostri figli tutte le occasioni che a noi sono mancate, tutte le esperienze interessanti e gratificanti possibili, la migliore scuola con i migliori insegnanti, insomma quanto di meglio si può.
Tutto questo è naturale, comprensibile e legittimo.
Talvolta noi supermamme tendiamo ad escludere il padre dalla gestione dei figli lasciandogli a mala pena il ruolo di autista perchè non ci fidiamo e vogliamo controllare noi la situazione (salvo poi al momento opportuno rinfacciargli la latitanza).
Ormai ho imparato a fiutare da lontano le supermamme. "Queste insegnanti fanno troppo poco. Queste maestre danno troppi compiti. Questa maestra non sa insegnare l'analisi logica. In quinta elementare non sa niente di inglese, come farà alle medie? Ma come, mio figlio ha la fortuna di avere una mamma che gli può dargli ripetizione ed invece rifiuta ogni aiuto! Ti pare che si possa andare in giro vestiti così! Si ostina a non mangiare la frutta: dove prenderà le vitamine?" Sono tanti i motivi di recriminazione delle supermamme, ma la scuola è uno dei principali. Le supermamme non hanno "consegnato la scuola ai figli", per usare le parole di Gustavo Pietropolli Charmet.
Rilassiamoci donne! Non ho niente da insegnare a nessuno. Sono solo una supermamma pentita che sta lentamente guarendo. La vita dei nostri figli non e' la puntata successiva della nostra. Gli insuccessi scolastici sono i loro, non i nostri. Noi possiamo offrire il nostro aiuto, dare consigli, accertarsi che siano sereni, ma non sentiamoci responsabili delle loro sconfitte.
Deleghiamo ai padri la loro fetta di responsabilità e di impegno. Saranno meno efficienti? Può darsi, ma non è detto che questo sia un male.
Sorvegliamo i nostri figli da lontano, con discrezione, cercando di prevenire i grossi pericoli ma per il resto, lasciamo che sbaglino da soli.
Soprattutto disinvestiamo dalla loro vita un bel po' di aspettative e di energie e reinvestiamole nella nostra.
Provate, mie care sofferenti supermamme, provate e vedrete come ci si sente sollevate e magari alla fine ci guadagnamo tutti.
Ci sarebbe poi un'altra interessante categoria da trattare: quella dei "babbi orgogliosi" sulla quale però lascio la parola a qualcun altro.

* se non fosse chiaro il termine è ironico.

martedì 29 gennaio 2008

Il ciclamino responsabile

Non ci ho mai saputo fare con le piante. Mi sono sempre morte. Mi viene sempre in mente in proposito la scena del film Bianca in cui Nanni Moretti chiede disperato ad una pianta chiedendogli: "Cosa vuoi? Cosa c'è? Poca acqua? Troppa acqua? Poca luce? Troppo sole?" Ecco più o meno il mio senso di frustrazione verso le piante è quello.
A Natale una collega mi ha regalato un piccolissimo ciclamino che sta in un bicchiere. Al momento era molto bellino, con tutti i suoi fiori colorati. Dopo qualche giorno ovviamente i fiori e la gran parte delle foglie erano secchi. Pensavo già di cestinarlo ma all'ultimo momento gli ho dato un'altra possibilità. Ho tolto tutto quello che era secco ed ho lasciato un piccolo gruppetto di foglie che erano ancora verdi.


Ed ecco il miracolo: a distanza di un mese il ciclamino è ancora vivo. Ecco quindi che ho fotografato questo piccolo eroe e l'ho nominato "ciclamino responsabile" in quanto gli ho assegnato l'incarico di badare a se stesso esattamente come abbiamo fatto per il nostro giardino di cui al precedente post.
Facciamo tutti il tifo per il piccolo ciclamino salvato dalla spazzatura!

sabato 26 gennaio 2008

Blog: diario? Vetrina? Giornale?

cartoon from www.weblogcartoons.com

Cartoon by Dave Walker. Find more cartoons you can freely re-use on your blog at We Blog Cartoons.

Cos'è in fondo un blog? E' un diario personale? Ma perchè allora pubblicarlo e renderlo disponibile ai commenti? E' un luogo di discussione? Allora perchè non un forum? E' un esercizio di scrittura? Allora perchè non scrivere racconti, poesie, romanzi, lettere, email?
Talvolta lo vedo come una vetrina. Ci mettiamo quello che ci sembra più attraente, simpatico, curioso, accattivante. Talvolta invece lo penso come un giornale perchè se ne cura non solo il contenuto ma quale immagine abbinare, quale titolo dare al post, ecc.
Sarei curiosa di sapere qualche piccolo segreto dei miei amici blogger. Per esempio, scrivete solo quando avete l'ispirazione o vi date una cadenza? Scrivete di getto o tornate più volte sui vostri post prima di pubblicarli? Con quale criterio scegliete gli argomenti?
Ho paura che in pochi saranno disposti a confessare questi segreti del mestiere. Un po' come chiedere la ricetta a qualcuno che ti ha fatto appena assaggiare un manicaretto di cui va orgoglioso. Beh, allora comincio io.
Quando scocca nella mia testa quella particolare scintilla che ha per suono "quasi quasi ci faccio un post", prendo un appunto su un taccuino (o su un file se sono davanti ad un computer) e lo lascio là. Solo quando ho un momento di calma e la possibilità di concentrarmi sviluppo le idee che ho buttato giù. Talvolta l'idea passa e non diventa mai un post, talvolta si arricchisce con nuovi elementi. Solo le buone notizie (quelle poche volte che le trovo) le scrivo di getto. Cerco di variare gli argomenti per lo stesso motivo per cui non mi piace mettere lo stesso vestito due giorni di fila o cucinare le stesse verdure due volte di seguito.
Non mi piace parlare dell'argomento "caldo" in quel momento sui media perchè ho paura di essere troppo precipitosa. Ho bisogno di farmene ragionarci a freddo. (Per questo oggi non parlo di politica e di crisi di governo anche se è quello che mi sta più a cuore in questo momento).
Cerco di mantenere una cadenza di due o tre giorni tra un post e l'altro sia perchè non ce la faccio ad essere più assidua e sia per dare il tempo di commentare a chi non passa tutti i giorni di qua. Purtroppo noto che è difficilissimo che qualcuno legga i post più vecchi. In questo il blog assomiglia ad un giornale: post pubblicato, argomento bruciato.

Dai, su, chi si confessa?

venerdì 25 gennaio 2008

Spleen

Oggi splende il sole. Ma io mi sento così:

E non è a causa del raffreddore.

giovedì 24 gennaio 2008

Cosa c'è in fondo allo sguardo dei giovani?

Li vedo camminare per la città. I ragazzi con i loro jeans calati, i loro pearcing, le loro barbe improponibili. Qualcuno ostenta un'aria spavalda, magari si fa vedere grande con la sigaretta in bocca. Le ragazze si sentono donne sotto il loro trucco pesante, con l'ombelico di fuori anche di inverno, con le loro risatine di complicità. Talvolta i giovani cercano di stupire, di scandalizzare. I più trasgressivi tra loro sono oggetto di ammirazione e stima.
Eppure in fondo al loro sguardo c'è qualcosa che contraddice il loro portamento. C'è qualcosa che tradisce il loro smarrimento di fronte ad un mondo che desiderano e che temono allo stesso momento. C'è qualcosa di tenero in fondo allo sguardo dei ragazzi, anche di quelli che definiresti strafottenti e maleducati. Non saprei dire cos'è ma è qualcosa che superata una certa età sparisce, non si vede più, inevitabilmente. Chissà cosa è quella cosa in fondo allo sguardo dei ragazzi e delle ragazze! E' una sorta di stupore. E' forse il riflesso delle loro battaglie interiori. E' il cucciolo che si è ritrovato in un corpo di adulto e non sa come questo sia avvenuto. E' forse quello che Roberto Vecchioni descrive nella canzone "Comici spaventati guerrieri"

hanno un piccolo fiore dentro
che c'è da chiedersi com'è nato

Forse è quel piccolo fiore che si intravvede in fondo allo sguardo dei giovani.
Non sciupiamolo, quel piccolo fiore.

lunedì 21 gennaio 2008

In crisi di astinenza

C'è chi va a fumarsi una sigaretta e chi invece della nicotina sente sempre più impellente il bisogno di buone notizie. Le cerco avidamente in rete e sul giornale ma la caccia dà frutti sempre più magri.

E' senz'altro positivo che si sia raggiunto un accordo per il contratto dei metalmeccanici anche se non sono in grado di dire se sia un buon accordo per i lavoratori oppure no.

Ho trovato che anche il Comune di Torino (come già da tempo fa quello di Roma e di Firenze) ha deciso di eliminare l'acqua minerale nelle mense scolastiche e di dare ai bambini e ai ragazzi l'acqua del rubinetto, talmente buona che ha passato anche i controlli della Nasa (Repubblica.it 19/1/2008 ).

Poi ho trovato che la Regione Piemonte ha deciso di investire risorse straordinarie per installare impianti fotovoltaici e nel 2009 prevede di aprire la prima azienda italiana per la produzione di "polysilicon di grado solare" destinato al comparto delle celle fotovoltaiche (www.criticamente.it).

Infine ho trovato che nel 2007 sono stati soppressi 19 enti inutili facendo risparmiare oltre 8 milioni di euro allo Stato e si prevede che nel 2008 ne vengano dismessi altri 42. A darne notizia è Paolo Cento, sottosegretario all'economia (L'Unità 20/1/2008) (ma quanti sono questi enti inutili? E saranno davvero "inutili"?).

Non sono che piccole gocce, nel deserto di notizie desolanti e demotivanti ma di quest'ultime non voglio parlare.
Recentemente ho sentito raccontare da uno storico che i Mongoli piantavano le loro tende con l'entrata rivolta verso Sud, sia per evitare i freddi venti del Nord, ma anche perchè c'era la credenza che da Sud arrivassero le buone notizie.
Allora apro la finestra della mia casa che dà verso Sud e aspetto fiduciosa. Tante volte avessero ragione i Mongoli.

sabato 19 gennaio 2008

Ti spalmeresti sul corpo...

"Ti spalmeresti sul corpo, per idratarlo, una buona dose di olio per freni? O forse useresti come deodorante un antigelo per radiatori? Oppure uno spray per sgrassare il forno al posto della lacca? Se la risposta è no, allora perché continui a farlo?"
Iniziava così un documento che tempo ho trovato tempo fa su www.criticamente.it. Si trattava di un brano tratto dal libro di Roberta Marzola, Chi non inquina risparmia. Spunti utili e creativi per il rispetto dell’ambiente e del portafoglio (Jubal editore, 2004).
Più recentemente ho scaricato un film-documentario di Arcoiris sulle trivellazioni in Val di Noto (13 Variazioni su un tema barocco, Ballata ai petrolieri in Val di Noto) dove avevano inserito alcuni brani di un vecchio documentario americano nel quale esaltavano gli impieghi del petrolio negli oggetti quotidiani. Insieme ai materiali di plastica e alle fibre sintetiche, che tutti noi ci aspetteremmo, citavano anche dentifrici e creme.
Non sono una che si allarma facilmente, però mi è venuta la curiosità di cercare di capire meglio quei nomi strani che sono indicati come ingredienti dei prodotti di igiene e di bellezza.
Premesso che le mie cognizioni di chimica sono praticamente nulle, mi piacerebbe che qualcuno confermi o smentisca il mio sospetto, e cioè che le seguenti sostanze che ho trovato in alcuni prodotti in casa mia e che vengono a contatto con la nostra pelle (e anche con le nostre mucose) sono derivate del petrolio.

Shampoo: benzyl benzoate, benzyl salicylate

Burro di cacao: benzyl benzoate

Crema per le mani: paraffinum liquidum, benzyl benzoate

Dentrifricio: sodium benzoate

Colluttorio: sodium benzoate

Profumo da uomo: benzophenone-3, butyl methoxdibenzoylmethane

Crema doposole all'aloe vera: sodium benzoate

Gel per capelli: benzyl salicylate

Crema dopobarba: C12-15 Alkyl benzoate, benzyl salicylate

Gel per la placca dentaria: benzyl benzoate, benzyl alcohol

Crema per il viso (mia!!): paraffinum liquidum, petrolatum, benzyl salicylate, benzyl benzoate

Spuma (bibita gassata): benzoato di sodio (conservante).

giovedì 17 gennaio 2008

Fotoritocco o non fotoritocco?

Ammirando le belle foto di Dona mi sono detta: "Perchè non mettermi in borsa la macchina digitale in modo da averla a portata di mano e catturare delle immagini quando capita?" Non so assolutamente niente di fotografia e non ho grande senso estetico, però talvolta mi emoziono a vedere i colori del cielo o certe atmosfere che la natura offre anche nelle nostre città desolate. Mi diverto quindi a sperimentare.
E' nata subito una discussione con il marito (che è molto più esperto di me in fotografia) sulla necessità di ritoccare le foto con gli appositi programmi, non tanto per aggiungere qualche effetto speciale ma anche solo per recuperare, come dice lui, "quello che la macchina non riesce a rendere". Ha sicuramente ragione lui quando dice che la macchina non vede come l'occhio umano e quindi, se si vuole rendere l'immagine più vicina possibile a quello che si è visto, bisogna almeno correggerne la piattezza con il cosiddetto "sharpen".
Ma si sa, sono zuccona e mi intestardisco nel pensare che qualsiasi intervento faccia venir meno la spontaneità e renda in qualche modo "falsa" l'immagine. Forse vorrei che le mie foto siano "acqua e sapone" come sono io.
Psicologia spicciola a parte ecco una foto cosi' come l'ho scattata:


ed ecco la stessa foto dopo il ritocco con lo sharpen

(Per vedere la differenza bisogna cliccare sulle figure). Voi che ne dite?

martedì 15 gennaio 2008

Cartolina da un'amica

Per Artemisia: buon 2008, S.


Una mia cara amica, compagna di tante camminate, mi ha fatto un regalo molto gradito: questa cartolina con un suo acquarello steineriano ed una citazione:

"Cosa rende così difficile decidere la direzione da scegliere? La natura possiede, io ritengo, un magnetismo sottile in grado di guidarci nella giusta direzione, se ad esso ci abbandoniamo. Non è indifferente scegliere l'una o l'altra strada. Vorremmo avanzare lungo quella strada, non ancora percorsa nel mondo reale, che sia il simbolo perfetto del cammino che amiamo intraprendere nel mondo interiore e ideale; ed è indubbiamente difficile scegliere la direzione, se essa non è ancora distintamente tracciata in noi." (H.D.Thoreau)

domenica 13 gennaio 2008

Mamma frustrata /4 (ovvero la "serata culturale")

Tranquilli, non ho litigato di nuovo con i miei figli. Vorrei solo farmi strapazzare di nuovo un po' raccontando la storia di un esperimento, la cosiddetta serata culturale.
L'idea nasce quest'estate quando, parlando con i miei suoceri che avevano ospitato il figlio grande (14 anni) e gli avevano fatto delle preziosissime lezioni di matematica (lui) e di latino (lei) in vista dell'inizio del liceo, avevamo constatato quanto il vocabolario di mio figlio fosse povero. Credo che sia un problema generale perchè i miei figli fanno quello che fa la maggior parte dei loro coetanei: leggono pochi libri e solo se costretti dagli insegnanti, non leggono giornali o riviste (se non la Gazzetta dello Sport), guardano anche pochi film, passano la maggior parte del tempo a giocare ai videogiochi e parlano tra loro usando sempre le stesse parole. Come possono avere un vocabolario ricco?
Pertanto la solita mamma ambiziosa e zuccona di vostra conoscenza, ha pensato di lanciare l'idea, (va bene, lo ammetto) di imporre l'idea della "serata culturale" e cioè una volta alla settimana (tipicamente il finesettimana perchè non siano stanchi) di guardare un film insieme a loro scelta all'interno di quelli che abbiamo in cassetta o DVD.
Ora, per favore, non pensate ad una specie di cineforum fantozziano (anche se il marito insisteva a proporre La corazzata Potemkin, proposta respinta all'unanimità). Insieme a film di un certo impegno (tipo La battaglia di Algeri) abbiamo visto anche Frankenstein Junior e Il ritorno di Don Camillo . Il mio scopo era far loro capire che tutto può essere fonte di arricchimento culturale, anche quello che non ti immagineresti. Ovviamente ogni settimana era una lite fissa perchè non ne volevano sapere di staccarsi da quel maledetto computer, salvo poi dichiarare tranquillamente di aver gradito quasi tutti i film che abbiamo visto.
Come è finito l'esperimento? Dopo la celebre arrabbiatura di Mamma frustrata /3 ho dichiarato concluso l'esperimento della serata culturale, ho detto loro che la cultura se la faranno da soli quando si accorgeranno di essere ignoranti e che da ora in poi io mi guarderò i film che voglio e quando voglio; chi ci sta, ci sta.
Il risultato è che in questo periodo, mentre sto guardando un film, me li vedo arrivare accanto chiatti chiatti sul divano (soprattutto dopo le 22 quando mio marito fa spengere loro il computer, per esser precisi) e non si schiodano di lì finchè non è finito. Una volta si sono persino visti la puntata di La storia siamo noi su Don Milani e l'hanno apprezzata molto! L'avessi proposta io, sarebbe venuto giù il cielo!

venerdì 11 gennaio 2008

Un anno di blog

Oggi è un anno che ho aperto questo blog . Come sapranno i fedeli lettori, non mi piacciono le ricorrenze però vorrei fare il punto su questa esperienza e riassumere cosa ci si trova in un anno post.

Cosa si trova in questo blog?

Innanzitutto sfoghi:
- sfoghi alle mie frustrazioni di mamma troppo ambiziosa:
Mamma frustrata, /2 e /3
Stop!

- sfoghi alle mie frustrazioni di impiegata pubblica:
Civil Servant
Psicologia dell'utente
Non mi sento motivata
DURC

- sfoghi come cittadina che sogna un mondo diverso:
La morale del chissenefrega
Vorrei...
Caro Babbo Natale
Un nuovo anno. Cambia qualcosa?

Vi si trovano anche consigli sulle cose che mi stanno a cuore come la salvaguardia del pianeta, i rifiuti, l'acqua, il consumo critico, il risparmio responsabile:
Sono una consumatrice critica
Che almeno la bottiglia sia degradabile
Oro blu
Cos'è l'impronta ecologica?
La dura vita della consumatrice critica
Risparmio responsabile
Decrescita felice o infelicità della decrescita?
Aspirante vegetariana

o la libertà dell'informazione e la TV di qualità
Le mie fonti di informazione e di sopravvivenza civile
Soldi ben spesi /3
Cosa salverei della TV? Probabilmente la radio
W la TV di Iacona
Report: come è andata a finire?
La TV di qualità va in onda a notte fonda

Vi si trovano le mie idee politiche e religiose:
Sono un'idealista
Non mollate, ragazzi!
Al supermercato di Dio

riflessioni sulla scuola:
W la squola
L'anima spenta della scuola
La cenerentola delle materie

i miei viaggi a piedi e la mia passione per il camminare nella natura:
Camminare nella natura
Perchè fare un viaggio a piedi?
Soldi ben spesi /4

Alcuni post raccontano di me , della mia famiglia, del rapporto con i miei genitori, di come passo la giornata (Che giornata!, Le difficili scelte del finesettimana).

In alcuni mi ha fatto piacere pubblicare pagine dai miei diari di adolescente:
Perchè siamo infelici?
Quant'è bella giovinezza...
Ideali di gioventù
La solitudine dei vent'anni
Spleen da Natale

Inoltre, per combattere il pessimismo imperante, che nasce da legittime delusioni ma che secondo me tende ad ignorare quello che c'è di buono, ho pensato di pubblicare tutte le piccole/grandi buone notizie che avrei incontrato.

Mi accorgo di aver scritto veramente tanto, più di quello che avrei immaginato.

Ma l'esperienza del blog non sarebbe così bella senza le persone che ho conosciuto grazie ad esso e che mi hanno lasciato i loro preziosi commenti
(Grazie! e Grazie anche a... e Nuovi amici bloggers).
Senza quest'aspetto, scrivere un blog non sarebbe la stessa cosa.

Ps dimenticavo l'ultimo divertimento: pubblicare qualche risultato di neofita fotografa come quello sopra (l'alba del 2 gennaio vista dall'autobus).

mercoledì 9 gennaio 2008

Nechljudov e Katjuša

Ho finito di ascoltare la versione di Ad alta voce del romanzo Resurrezione di Lev Tolstoj. Secondo me il romanzo non è all'altezza di Guerra e Pace o di Anna Karenina. Trapela da esso tutta l'inquietudine e la ricerca morale che lo scrittore viveva in quel periodo (1889-1899).
Il protagonista, il principe Dmitrij Ivanovic Nechljudov, è giurato al processo dove viene condannata la donna da lui un tempo sedotta, la prostituta imputata di omicidio Katjuša Maslova: lei era la ragazza, mezzo cameriera mezzo figlia adottiva delle sue zie, conosciuta dieci anni prima. Nechljudov si rende conto di aver avuto una grossa responsabilità nella sorte di Katjuscia. Decide di sposarla, si adopera per salvarla dalla condanna. Katjuša, inasprita dalla vita, diffida delle offerte di Nechljudov. Divorato dal rimorso, abbandona la sua vita di agiato possidente per seguirla nei lavori forzati in Siberia.

Vorrei riportare due brani che mi sono piaciuti perchè in essi Tolstoj descrive bene come le richieste della società (per Nechljudov) oppure le avverse vicende (per Katjusa) possono trasformare profondamente la natura delle persone. Quanti di noi si potranno rivedere in Nechljudov diventato da giovane idealista uomo cinico ed egoista perchè il mondo intorno a lui ha voluto così? Rinnegare noi stessi per sopravvivere, un po' come gli animali si adattano all'ambiente.

"Passarono tre anni senza che Nechljudov vedesse Katjuša. E la rivide soltanto quando, appena promosso ufficiale, mentre andava a raggiungere l'esercito si fermò dalle zie: ma era ormai un uomo completamente diverso da quello che aveva trascorso l'estate da loro tre anni prima.
Allora era un giovane onesto, altruista, pronto a dedicarsi a ogni buona causa, adesso era un corrotto, raffinato egoista, amante solo del suo piacere. Allora il mondo di Dio gli appariva un mistero che con gioia ed entusiasmo cercava di decifrare, adesso tutto in questa vita era semplice e chiaro e determinato dalle condizioni materiali in cui si trovava. Allora necessaria e importante era la comunione con la natura e gli uomini che avevano vissuto, pensato e sentito prima di lui (la filosofia, la poesia), adesso necessari e importanti erano le istituzioni umane e i rapporti con i compagni. Allora la donna appariva un essere misterioso e affascinante, affascinante proprio per il suo mistero, adesso il significato della donna, di qualunque donna tranne quelle della sua famiglia e le mogli degli amici, era molto preciso: la donna era uno dei migliori strumenti di un piacere già sperimentato. Allora non aveva bisogno di denaro, e poteva accontentarsi di meno di un terzo di quello che gli dava la madre, poteva rinunciare alla proprietà del padre e cederla ai contadini, adesso invece non gli bastavano i millecinquecento rubli al mese che gli passava la madre, e con lei c'erano già spiacevoli discussioni a causa del denaro. Allora egli considerava suo autentico io il suo essere spirituale, adesso considerava se stesso il suo sano, forte io animale.
E tutto questo terribile mutamento si era compiuto in lui solo perché aveva cessato di credere a se stesso e aveva cominciato a credere agli altri. E aveva cessato di credere a se stesso e aveva cominciato a credere agli altri perché vivere credendo a se stesso era troppo difficile: credendo a se stesso, doveva risolvere ogni questione non in favore del proprio io animale, che cercava gioie facili, ma quasi sempre contro di esso; credendo invece agli altri, non c'era nulla da risolvere, tutto era già risolto e risolto sempre contro l'io spirituale e a favore di quello animale. Non solo: credendo a se stesso si esponeva sempre alle critiche della gente, credendo agli altri riceveva l'approvazione di coloro che lo circondavano.
Così, quando Nechljudov pensava, leggeva, parlava di Dio, della verità, della ricchezza, della povertà, tutti coloro che lo circondavano lo giudicavano fuori luogo e in parte ridicolo, e la madre e la zia con benevola ironia lo chiamavano notre cher philosophe, mentre quando leggeva romanzi, raccontava aneddoti piccanti, andava a vedere vaudevilles comici al teatro francese e poi li riportava allegramente, tutti lo lodavano e incoraggiavano. Quando credeva necessario limitare le sue esigenze e portava un vecchio cappotto e non beveva vino, tutti la consideravano una stranezza, una posa eccentrica, mentre quando spendeva grosse somme per la caccia o per l'arredamento di uno studio straordinariamente sfarzoso tutti lodavano il suo buon gusto e gli facevano regali costosi. Quando era vergine e voleva restarlo fino al matrimonio, i parenti temevano per la sua salute, e persino la madre non si rattristò, anzi si compiacque, quando seppe che era diventato un vero uomo e aveva soffiato una certa dama francese a un compagno.
...

Sulle prime Nechljudov lottò, ma lottare era troppo difficile, perché tutto quello che riteneva buono credendo a se stesso era ritenuto cattivo dagli altri, e al contrario tutto quello che riteneva cattivo credendo a se stesso era ritenuto buono da quanti lo circondavano. E Nechljudov finì per arrendersi, cessò di credere a sé e credette agli altri. E in un primo tempo questo rinnegare se stesso gli dispiacque, ma la sensazione spiacevole durò pochissimo, e ben presto Nechljudov, che nel frattempo aveva cominciato a fumare e bere, smise di provarla e anzi avvertì un gran senso di sollievo."

E quanti di noi si sentono aridi e disillusi come Katjuša a causa di una grossa delusione o di un amore finito male o di un tradimento? Quante ragazze finite per strada potrebbero sottoscrivere questo brano?

"Sfinita, bagnata, infangata, tornò a casa, e da quel giorno iniziò in lei quel rivolgimento spirituale in seguito al quale era divenuta ciò che era adesso. Da quella notte paurosa cessò di credere al bene. Prima credeva nel bene e che la gente credesse nel bene, ma da quella notte si convinse che nessuno ci credeva e che tutti quelli che parlavano di Dio e del bene lo facevano solo per ingannare gli altri. Lui, che amava e che l'amava, - questo lo sapeva - l'aveva abbandonata dopo averla sedotta e aver oltraggiato i suoi sentimenti. E lui era il migliore degli uomini che conosceva. Tutti gli altri erano ancor peggio. E tutto ciò che le accadde a ogni passo lo confermava. Le zie di lui, vecchiette devote, la scacciarono quando non poté più servirle come prima. Di tutte le persone con cui ebbe a che fare, le donne cercavano di guadagnar denaro per mezzo suo, gli uomini, a cominciare dal vecchio commissario di polizia fino ai carcerieri, la consideravano un oggetto di piacere. E per tutti non esisteva altro al mondo che il piacere, proprio quel piacere. In ciò la confermò ancor più il vecchio scrittore con cui ebbe una relazione nel secondo anno della sua vita libera. Era proprio così che le diceva, che in questo - la chiamava poesia ed estetica - consiste tutta la felicità.
Tutti vivevano solo per sé, per il proprio piacere, e tutte le parole su Dio e sul bene erano inganno. Se poi qualche volta sorgevano domande sul perché di quel mondo così male ordinato che tutti si tormentavano a vicenda e tutti soffrivano, bastava non pensarci. Se si annoiava - fumava o beveva, oppure, meglio ancora, faceva l'amore con un uomo, e le passava."

[la foto è mia]

lunedì 7 gennaio 2008

The thinking blogger award (ovvero nuovi amici bloggers)

Anche se mi ero ripromessa di non rispondere più alle catene (o meme che dir si voglia), come si fa a non rispondere a Carmela che mi nomina tra i cinque blog che "hanno la capacità di farla pensare"? Il mio blog uno di quelli che "fa pensare" la grande, sensibile, grintosa prof siciliana? Come è possibile?
Ma adesso come fare a scegliere altri cinque blog che "fanno pensare me" senza far torto a nessuno? Mi si perdoni se mi defilo da questa scelta imbarazzante. Non perchè voglia fare la snob che non si sottopone al gioco, non perchè voglia fare la filona che cerca di tenersi buoni tutti, ma la verità è che i blog che leggo con Google Reader (e che sono nella lista a fianco "amici bloggers") sono tutti blog che "mi fanno pensare" altrimenti non li leggerei!
E poi questi meme, diciamolo, sono una abile trovata per chi li inventa. Vuoi vedere che l'ideatore ha un contratto con il provider e guadagna qualcosina ad ogni visita e ad ogni link?
Allora mi è venuta una grande idea (beh, grande, facciamo un'idea). Poichè avevo già programmato un post di ringraziamento (ma sì, anche di "vetrina") dei nuovi amici bloggers che ho conosciuto recentemente, quale migliore occasione per lanciar loro questa catena sperando che mi perdonino visto che faccio loro un po' di pubblicità? E poi quando vedo due bloggers che frequento che cominciano a commentarsi tra loro scrivendo "ho letto il tuo commento sul blog di Artemisia..." a me fa tanto piacere, non so a voi!
Allora, rinnovando la mia stima e il mio affetto per i vecchi amici bloggers citati in Grazie... e in Grazie anche a... , vi consiglio anche:

Dona mamma di tre splendidi bambini e abile fotografa (per hobby, credo) che mi ha insegnato a divertirmi con la macchina fotografica.

Irnerio simpaticissimo esperantista marchigiano. (Come mi piace quando mi chiama "gentilesca amica"!) (Ma Irnerio, dove sei finito? Ho paura che sia stato isolato da una perfida compagnia telefonica)

Lorenzo acuto quattordicenne che vorrei insegnasse a mio figlio (suo coetaneo) un po' di passione per scrivere in rete.

Luciano brillante scrittore giornalista triestino. Per descriverlo non potrei fare meglio di quello che ha fatto Lorenzo in Luciano Comida, un ringhio che vorrei incontrare .

Spunto Cattolico giovane sensibile i cui "spunti" non sono affatto scontati.

e poi ci sarebbero anche Frank57, grazie al quale non perdo nemmeno un'articolo di Marco Travaglio; Costanza, una delle promotrici dell'ottimo blog L'isola sconosciuta; Julo , con cui mi piace discutere di religione e di figli; Fabio-Pandoro; un nuovo acquisto della rete amico di Lorenzo (incoraggiamoli 'sti giovani virgulti), e poi altri che meriterebbero una mia più assidua frequentazione (ahimè quanti bei blog e quanto poco tempo!): Cristiana, Duccio, Rino, Liber e tanti altri. Ragazzi, siete tanti e vorrei abbracciarvi tutti!

Niente link quindi al furbone che ha inventato la catena, ma chi vuole stare al gioco queste sono le regole:

  1. Partecipare se si è stati nominati.
  2. Lasciare un link al post originario inglese (chi ce lo vuol mettere lo troverà sicuramente)
  3. Quindi inserire nel post il logo del Thinking blogger award.
  4. Indicare solo blog che hanno la "capacità di farti pensare".

sabato 5 gennaio 2008

Ma è poi così brutta Aulla?

Il post di Heike Castello Aullallà mi ha fatto sentire in dovere di difendere questa piccola cittadina nei dintorni della quale trascorro qualche giorno di vacanza ogni anno.
Aulla si trova in una posizione strategica, alla confluenza del Magra con l'Aulella, circondata dall'Appennino ed in vista delle Apuane. La Fortezza della Brunella, costruita nel XVI secolo, domina il paese dall'alto ed è circondata da un bel parco dove si trova persino un cimitero per gli animali domestici detto "Parco degli affetti".

Grazie alla sua posizione ed al fatto di trovarsi sulla Via Francigena la cittadina è da secoli un importante centro commerciale. Nel 884 vi sorse l'abbazia di San Caprasio. Di essa come del resto del centro storico non è rimasto quasi nulla dopo i pesanti bombardamenti del 1944. E' per questo che oggi Aulla appare un paese moderno fatto di palazzoni, di capannoni industriali e di centri commerciali. Un aspetto trash, come l'ha definito, a ragione, Heike.

Ma a mio parere non è questa la cosa più negativa della cittadina quanto la mentalità degli Aullesi, molto conformisti, piuttosto provinciali, un po' leghisti, una mentalità che si rispecchia perfettamente nel suo ex sindaco Lucio Barani, che agli Aullesi hanno recentemente eletto deputato alla Camera per la DC-Nuovo PSI.


Francamente provo fastidio che accanto alla lapide che ricorda i caduti della Resistenza ci sia il monumento alle "Vittime di Tangentopoli",


che davanti alla sede del Comune che è stato insignito di Medaglia d'oro al Valor Civile ("Contribuì generosamente alla guerra di liberazione con la partecipazione di molti suoi giovani ai primi nuclei partigiani, offrendo splendido esempio di spirito di sacrificio ed elette virtù civiche") ci sia un cartello che lo proclama "Comune dedipietrizzato",




che la piazza dedicata ad Antonio Gramsci confini con quella dedicata a Bettino Craxi (con tanto di monumento in marmo) (precursori del Pantheon del PD?). Ecco che allora accanto al trash estetico troviamo quello culturale. E questo a mio modesto parere è assai più preoccupante.



Intanto però sul Magra si posano gli aironi bianchi...









Altre foto scattate ad Aulla le trovate in:
http://picasaweb.google.it/artemisiavive/Aulla#

giovedì 3 gennaio 2008

Mamma frustrata /3

Giorno di vacanza di fine dicembre. Il sole splende, l'aria è frizzantina, il cielo terso. Quale migliore occasione per farsi una bella escursione sulle colline della Lunigiana, lontano dal traffico e dalla folla dei centri commerciali? Perchè non percorriamo un tratto dell'antica via Francigena immaginando quanti pellegrini ci sono passati ai tempi in cui non c'erano quelle assurde scatolette di metallo che hanno invaso il pianeta?
Forza ragazzi, oggi venite anche voi. Non potete passare questa bella giornata tra il calcio sul computer e quello sulla terrazza di casa!
I ragazzi si rifiutano ma io insisto. Mi dico che fanno così per partito preso ma che poi alla fine non dispiacerà loro così tanto una giornata all'aria aperta tutti insieme.
Dai su, almeno per un giorno prendete un po' d'aria buona, muovete un po' le gambe e ci fate contenti.
Il grande dimostra subito di aver chiaro il concetto di resistenza passiva mettendo in atto atteggiamenti che lo ricordano all'età di ,due anni. Fa lo stupido, si oppone a tutto, fa dispetti al fratello, si mette persino a bere da un torrente visibilmente inquinato. Il piccolo comincia con un atteggiamento più collaborativo ma dopo un paio di nostre indecisioni sul percorso da fare, perde la pazienza e comincia con la litania del "Torniamo a casaaaa???"
Il marito poveraccio, impreca maledicendosi per averli portati. Io invece mi sento una missionaria che prende pesci in faccia ma continua nel suo intento catechizzatore perchè vuole che il bene si affermi sulla terra.
Alle due del pomeriggio, dopo l'ennesima volta che se le stanno dando con dei bastoni, la mia pazienza cede. "Va bene, torniamo indietro. Va bene, non vi trascinerò più dove non volete. Va bene: esperimento fallito, ma non vi aspettate sia disposta a condividere con voi quello che piace a voi ed a me no".
Mentre cammino furente lungo la strada di ritorno penso a quanto sono zuccona. Ma perchè non prendo atto che non abbiamo niente da dirci? Perchè non mi arrendo mai? Perchè continuo a pensare che "sì al momento non apprezzano quello che noi gli proponiamo ma che un domani se lo ritroveranno come ricchezza" e tante altre amenità? Perchè non la smetto di inseguire il mio ideale di madre e soprattutto il mio ideale di figli? E allora non mi sento più una missionaria ma solo una cogliona che si è rovinata una splendida giornata d'inverno.

martedì 1 gennaio 2008

Inizia un nuovo anno. Cambia qualcosa?

Non mi piacciono le ricorrenze. Di nessun tipo. E nemmeno mi piace tutto questo festeggiare l'anno nuovo. Non mi è mai piaciuto. Lo trovo senza senso.
Dal punto di vista personale non ho niente di cui lamentarmi e spero solo che il nuovo anno sia uguale al vecchio. Per quanto riguarda il resto del mondo invece ci sarebbero tante cose che vorrei diverse ma so che il 2008 in questo senso sarà uguale al 2007, se non peggio.
Mio marito dice che i miei post più riusciti sono quelli personali. Probabilmente ha ragione ma io non ce la faccio ad evitare di essere noiosa. Mi sento molto Savonarola. Non ce la faccio a scrivere di panettoni o pandori o di petardi scoppiati in piazza.

Su L'Unità di ieri ho letto due articoli che hanno fatto ribollire il Savonarola che è in me. Uno di Luigi Cancrini che cerca di spiegare cosa vuol dire quando gli imprenditori parlano di "competitività" (Competitivi e moderni: ossia, la legge del più forte). Cancrini comincia citando le miniere di zolfo di Agrigento e di Caltanissetta nelle quali, alla fine dell'800, lavoravano bambini di sette/otto anni in condizioni disumane e ci dice che "incivile, immorale e violenta, l'industria dello zolfo siciliano era, per riconoscimento unanime, estremamente competitiva." Oggi il progresso della cultura e delle coscienze ha fatto superare tali barbarie (anche se non dappertutto, aggiungo io) ma quando si parla di "competitività" si intende "una miscela di pratiche e di discorsi di cui qualcuno dice che servono a far crescer il paese ma che servono, in effetti, solo a far crescere i conti in banca di chi di soldi ne ha già molti o troppi."

E a proposito di chi soldi ne ha troppi, ancora più tosto l'articolo accanto di Maurizio Chierici "Gesù in Rolls Royce". Chierici parte dallo stupore con cui alcuni giornali hanno parlato di sciarpe di cachemire e di cornici d'argento gettate nella spazzatura dopo Natale e la conseguente caccia al tesoro per chi fruga nella spazzatura, per passare poi alla provocazione di Tolstoj dell'uomo che siede sulla schiena di un altro, costringendolo a portarlo e nello stesso tempo manifestando la propria compassione e dichiarandosi pronto a migliorare la sua sorte con ogni mezzo tranne che scendere dalla sua schiena. Chierici ci racconta poi come in Brasile Lula abbia le mani legate. Sarebbe dovuto passare un provvedimento per destinare, tramite nuove tasse, 20 miliardi di dollari alla Borsa delle Famiglie, un intervento urgente "per limare gli eccessi dei fortunati e dar respiro ai senza niente." Ma al momento opportuno hanno avuto la meglio le lobbies dei latifondisti, banchieri, produttori di soya transgenica ed imprenditori che non ne vogliono sapere di pagare queste tasse. Sono stati più potenti del capo dello stato. Ricordiamocelo quando additiamo i politici come principale causa dei mali del nostro paese. E San Paolo è la seconda città del mondo per numero di elicotteri privati e prima per acquisto di Ferrari e palline da golf. L'articolo continua citando le madri delle favelas che fanno bollire i sassi dentro l'acqua sperando che i figli si addormentino prima della "cena" e subito dopo i compensi dei dirigenti tedeschi, nordamericani ed anche Italiani e si chiede: "come faranno a spendere tanti soldi?" Per tali persone il problema è come spendere questo denaro. Chierici conclude affermando che "150 dopo il meaculpa di Tolstoj, le schiene restano le stesse anche se i pesi che devono sopportare si sono adeguati alla modernità del capitalismo impaziente." Il capitalismo impaziente pretende che le schiene siano sempre quelle degli altri. "Il nostro consumismo è una religione impaziente. Le schiene degli altri possono aspettare."

Scusatemi se non ho voglia di festeggiare.