sabato 29 marzo 2008

Nonni di ieri e nonni di oggi

Chi non ha avuto una nonna o un nonno da ricordare con affetto e nostalgia è stato molto sfortunato. I nonni sono figure che possono avere tanta importanza nella crescita e nella formazione di una persona. Dei miei quattro nonni, quella che ha lasciato più tracce in me è stata la mitica nonna Vanda, un personaggio fuori dal suo tempo a cui ho già dedicato un post .
Il mio nonno siciliano, Niccolò, che vedete nella foto insieme alla nonna Carmela, purtroppo morì quando io ero piccola. La nonna Carmela invece visse a lungo ma aveva 14 nipoti di cui io ero la più grande. La ricordo quindi con affetto ma la vedevo assai raramente.
I nostri nonni erano rappresentanti di un mondo più lontano di quello dei nostri genitori e per questo più affascinante e misterioso. I nonni ci raccontavano cose straordinarie anche se per loro erano quotidiane: la guerra, la fame, la resistenza, la prigionia. Allora i nonni non erano presenze quotidiane. Li vedevamo in occasione delle feste. Condividevamo con loro esperienze particolari, le vacanze o qualche periodo speciale.

Mi chiedo se questo fascino lo abbiano anche i nonni di oggi.

Osservo per strada e ai giardinetti tante nonne, ma anche tanti nonni, che accudiscono i nipotini supplendo per molte ore al giorno ai genitori che lavorano. Nonni quindi come presenze quotidiane che spesso conoscono i nipoti più dei rispettivi genitori. Nonni che si prendono una grande responsabilità ma che nello stesso tempo non hanno voce in capitolo perchè devono attenersi alle indicazioni dei figli, delle nuore e dei generi. Nonni che svolgono un servizio prezioso e gratuito al posto di servizi che non ci sono o che non sono sufficienti.
Sinceramente mi fanno un po' pena. Penso che il loro ruolo educativo lo abbiano già faticosamente svolto crescendo i figli e che ora avrebbero diritto di godersi i nipoti quando fa loro piacere e non per dovere. Avrebbero diritto di condividere con loro momenti speciali e non di sciropparseli ogni santo giorno.

E voi? Che ruolo hanno avuto i vostri nonni? Quali ricordi vi hanno lasciato? E per chi li ha già: come vivete il rapporto con i vostri nipoti?

giovedì 27 marzo 2008

Ottopermille consapevole

In questo periodo di 730 e di CUD, credo che sia importante spiegare, per chi non lo sapesse già, come funziona il meccanismo di ripartizione dei fondi dell'otto per mille in modo che ognuno faccia una scelta consapevole.
I Patti Lateranensi del 1929 prevedevano il finanziameto alla Chiesa Cattolica tramite la congrua, cioè lo stipendio pagato dallo Stato Italiano al clero. Con la legge 222 del 1985 si è introdotto il meccanismo dell'otto per mille che, almeno apparentemente, sembrerebbe più democratico perchè i finanziamenti alle varie confessioni religiose accreditate arriverebbero in proporzione alle adesioni ricevute dai contribuenti.
I sette possibili destinatari sono: Stato, Chiesa cattolica, Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione Comunità Ebraiche Italiane.
Si potrebbe pensare che le quote non espresse vengano reincamerate dallo Stato (come avviene in altri paesi) ed invece vengono redistribuite secondo le stesse proporzioni di quelle espresse. Nel 2003, per esempio, solo il 39,52% di contribuenti ha scelto una delle opzioni (dati Ministero delle Finanze). Quindi se in quell'anno la Chiesa Cattolica aveva ottenuto il 35,24% di preferenze, con il meccanismo redistributivo ha avuto l'86,19% del fondo. Tanto per avere un'idea dell'entità del finanziamento, si sta parlando di circa un miliardo di euro all'anno (più del triplo di quello che era previsto con i Patti del 1929).
In conclusione, qui come in altri casi (le elezioni si avvicinano!), non scegliere equivale ad avallare le scelte degli altri.

Per approfondire consiglio:
Otto per Mille: Anche se non firmi, finanzi la Chiesa cattolica (e altri)

Chiesa, c'è un 8 per mille segreto Ecco dove finisce un miliardo di euro di Curzio Maltese

I conti della Chiesa Cattolica, ecco quanto ci costa di Curzio Maltese

Telmo Pievani: i privilegi e le ingerenze del Vaticano (Arcoiris, durata 24 minunti)

Telmo Pievani e Carla Castellacci "Sante Ragioni, Dal nascere al morire - La mano della Chiesa sulla nostra vita" ed. Chiarelettere

martedì 25 marzo 2008

Spengiamo la TV e accendiamo la cultura

Ogni anno il Ministero dei Beni Culturali organizza la Settimana della Cultura, ma la cultura va talmente poco di moda che ben pochi lo sanno. Quest'anno l'iniziativa si tiene questa settimana (dal 25 al 31 marzo). In cosa consiste?
Innanzitutto nella possibilità di entrare gratuitamente tutti i luoghi d’arte statali (musei, monumenti, aree archeologiche, biblioteche, archivi). E questo chissà perchè è ancora meno pubblicizzato.
Poi in una serie di eventi, mostre, convegni, laboratori, visite guidate, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche, aperture straordinarie. In questa pagina potete scoprire quelli che si terranno nella vostra città o nella vostra regione .
Io per esempio non vorrei perdermi una conferenza sulla pittrice che ha ispirato il nickname e il logo di questo blog: Arte al femminile: da Artemisia Gentileschi a Marina Abramovich.

Il momento clou dell'edizione di quest'anno sarà il 27 marzo quando, sotto lo slogan “Più cultura in TV, ci saranno diverse iniziative nelle ore serali per incentivare a spengere la TV e a fare qualcosa di diverso. Per esempio ci saranno eventi per i quali, portando il telecomando, si potrà entrare gratis o comunque con lo sconto. Inoltre sempre nella stessa serata si potrà entrare al cinema con 1 euro nelle sale che aderiscono all'iniziativa.
Devo dire che lo slogan “Più cultura in TV” a me piace poco perchè in questo caso penso che la TV (così povera di cultura purtroppo) andrebbe proprio spenta.

domenica 23 marzo 2008

Report: L'altro modello

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
...
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

La puntata di Report del 16 marzo L'altro modello apre con le parole di Robert Kennedy pronunciate quarant'anni fa a Los Angeles ma oggi più che mai attuali. Una volta tanto Report non ha trattato di disfunzioni italiane e di spreco di soldi pubblici, ma ci ha mostrato esempi virtuosi che vanno nella direzione di un diverso modello di sviluppo economico. Per questo penso che posso mettere questo post nella rubrica "buone notizie".

  • A Parma c'è un piano della mobilità che è riuscito a far camminare persone e merci risparmiando carburante e non inquinando. Pulmini che trasportano i bambini a scuola tagliando 2.000 spostamenti di auto necessari se i bambini li accompagnassero i genitori. Parcheggi gratuiti di scambio intorno la città per intercettare automobili che altrimenti entrerebbero dentro Parma (eliminati altri 5000 spostamenti). Piste ciclabili, biciclette comunali che puoi prendere quando ti pare con una carta magnetica. La sera il bus a chiamata e poi il car sharing, automobili in condivisione, basta fare un abbonamento non la possiedi ma la usi solo quando ti serve veramente.

  • All'Interporto di Padova c'è un terminal intermodale: cioè i camion che fanno solo la parte iniziale e finale del viaggio, e il percorso di mezzo, il più lungo, lo fa la ferrovia. In questo modo hanno tolto dalla strada 350 mila camion l'anno. Vi è inoltre un magazzino in comune tra fornitori e clienti dove si razionalizzano i viaggi delle merci. Le merci destinate alla città di Padova vengono invece consegnate da 6 soli mezzi invece che 30. Sono 172.000 km anno evitati nel centro storico. Il carburante risparmiato nel caso padovano è circa 13 mila litri. Nei 15 mesi sorvegliati dalla Bocconi di Milano sono stati risparmiati 41 chili di Pm10 e 38 tonnellate di Co2.

  • A Colorno in Pianura padana, vicino Parma, c'è una stazione attrezzata per la raccolta differenziata dei rifiuti dove si stoccano oggetti che non servono più e chi vuole può venire a prenderli e riutilizzarli. Una parte dei pc ad esempio e materiale informatico, quelli più recenti, vengono recuperati da scuole o altre strutture che ne hanno bisogno. C'è la possibilità di acquistare detersivi alla spina, cioè riempiendo di volta in volta il contenitore. Alla mensa scolastica danno acqua del rubinetto (come anche a Firenze da un po' di anni).

  • Una sessantina di imprenditori pugliesi si sono associati in modo che gli scarti, i rifiuti, le esternalità di una impresa diventino materia prima per un’altra. Per esempio i pneumatici che non si possono riutilizzare diventano materia prima per produrre un pavimento antitrauma. Una fondazione recupera i libri che andrebbero al macero e li distribuisce a scuole e biblioteche.

  • A Schonau, nel Sud Ovest della Germania, hanno realizzato una piccola rete elettrica partendo da microcogeneratori da mettere in cantina. Non solo si producono l'energia di cui hanno bisogno ma addirittura vendono quella in eccedenza.

  • Alla Cesi ricerca di Milano, studiano come creare una rete energetica dove si accumula l'energia quando è abbondante e la si redistribuisce quando serve senza sprecare niente fatta di centrali piccole vicino alle persone. In questo modo le fonti rinnovabili, che non sono costanti nel fornire energia, potrebbero essere impiegate molto di più di quelle fossili.

  • A Bologna, a Scandiano (RE) e a Torraca (SA) stanno sostituendo le luci dei semafori e dei lampioni con le più efficienti lampade a LED. A Torraca hanno calcolato di aver risparmiato il 60% di energia per l'illuminazione stradale. Ma la cosa sorprendente è che a portare questa rivoluzione a Torraca non ci ha pensato chissà quale gigante internazionale della tecnologia, ma una piccola azienda a pochi chilometri di distanza che ha puntato sul talento di alcuni giovani.

venerdì 21 marzo 2008

Pancia in dentro!

Quando nel gennaio del 2005 cominciai a frequentare la palestra dell'Istituto Duchenne, mi veniva talvolta un nodo alla gola. Mi sono sempre considerata una persona sportiva, mi è sempre piaciuto muovermi e provare un po' tutte le attività fisiche e il trovarmi a frequentare questo posto, dove si faceva strani esercizi con dei soffi ridicoli, dove il maestro mi brontolava se osavo fare un po' di più di quello che scrupolosamente mi era stato indicato, dove era tutto un parlare di acciacchi di ogni genere, a me quel posto faceva venire il magone, lo confesso, e mi veniva da chiedermi: "ma che ci faccio io qui?".
Ero reduce da uno degli episodi più acuti di lombalgia che avessi mai avuto. Tre mesi nei quali avevo consultato diversi ortopedici, avevo fatto una puntura di un forte antiinfiammatorio, tre sedute di medicina manuale, cinque sedute di agopuntura e nei giorni più impegnativi portavo il bustino.
Approdai al Duchenne con l'idea di frequentarlo per un paio di mesi ma il maestro mi disse che avrei dovuto aspettare anni prima di vedere un risultato. Ed invece già dopo sei mesi la mia schiena stava piuttosto bene.
Poi piano piano ho capito la logica che stava dietro a quel tipo di ginnastica e soprattutto ho capito che essa in realtà fa bene a tutti, anche a chi non ha problemi, perchè oltre che a curare, previene i classici problemi legati all'invecchiamento e alla vita sedentaria.
Per quanto riguarda la schiena lo scopo della ginnastica medica è quello di inculcare l'abitudine a stare diritti, a non fare movimenti dannosi e di allungare il più possibile la colonna vertebrale contrastando il principio della forza di gravità che invece porta a schiacciare i dischi intervertebrali. E' quindi essenziale controllare la nostra postura durante la giornata e correggerla. Da quando vado al Duchenne mi capita di far caso alle posture della gente e tante volte mi verrebbe la tentazione di dare consigli (salvo poi mordermi la lingua, ovviamente). Oltre agli esercizi che sono mirati a sciogliere tutte le articolazioni, facciamo molte sospensioni attaccandoci alla spalliera, al trapezio o anche solo autoallungamenti. Un'altra fissazione è quella di tonificare gli addominali che, come dice il maestro, sono il bustino naturale che ci aiuta a tenere la schiena diritta e di qui la famosa raccomandazione gridata fino alla nausea di "pancia in dentro" (come la odio questa espressione!). Il famoso soffio, con cui "condiamo" tutti gli esercizi che fa sorridere tutti i novizi, serve infatti ad strizzare i muscoli addominali profondi.
Ci vuole comunque tanta costanza e un bel po' di pazienza per vedere risultati che poi però arrivano. Non ho più avuto colpi della strega e anche quando un movimento un po' brusco mi fa sentire quella stilettata che presagisce la lombalgia, recupero invece velocemente. Quando sono costretta a saltare anche solo un paio di lezioni la mia schiena se ne accorge. Mi sento padrona della situazione. Sento quando la schiena si sta affaticando e con un paio di sospensioni (anche a testa in giù) mi sento riavere.
Il gran capo della Duchenne, il prof. Marco Pecchioli, ama ricordare che i nostri antenati che stavano appesi agli alberi non avevano mal di schiena.

mercoledì 19 marzo 2008

Il mio piccolo "popolo delle libertà"



Peccato che anche in casa mia....




.... io mi senta all'opposizione!



domenica 16 marzo 2008

Bruciare rifiuti?

Oggi vi chiedo un attimo di pazienza perchè vorrei parlare di un tema che mi sta molto a cuore: la costruzione degli inceneritori. Tra l'altro me ne costruiranno uno proprio di fronte alle finestre del mio ufficio ma non è questo il motivo per cui sono contraria.
Stefano Montanari, il ricercatore che gira l'Italia con Beppe Grillo, va mostrando casi di cancro e malformazioni dovute alle nanoparticelle prodotte per combustione e troppo piccole per essere filtrate. Quando Montanari è venuto al Polo Scientifico di Firenze non ha convinto per niente fisici e chimici perchè quelli che lui presenta sono dei singoli casi. Per i ricercatori, prima di poter dire con sicurezza che gli inceneritori fanno venire il cancro, ci vogliono studi epidemiologici che ancora non ci sono o che non sono sufficienti. Detto questo credo che affermare con sicurezza come ha fatto Veronesi da Fazio che gli inceneritori non fanno male mi sembra troppo avventato (naturalmente i grillini dicono che Veronesi è sovvenzionato dalle ditte costruttrici di inceneritori).
Quindi per l'aspetto nocività personalmente sospendo il giudizio.

C'è poi l'aspetto economico. C'è chi dice che gli inceneritori producono energia e che quindi convengono (ed infatti li chiamano termovalorizzatori, termine che non mi piace usare) e c'è chi dice che senza i contributi CIP6 (il 7% delle nostre bollette che dovrebbe andare alle vere fonti alternative di energia ed invece va per la maggior parte agli inceneritori) il termovalorizzatore sarebbe in perdita e non conveniente. Ecco su questo punto mi piacerebbe sapere la verità e non dovrebbe essere difficile visto che non si parla di malattie ma di soldi. Invece non si riesce a capire chi mente. Salvo però scoprire che i contributi CIP6 agli inceneritori (giustamente aboliti dall'ultima finanziaria) li hanno ripristinati per gli inceneritori da realizzare in Campania. Se i termovalorizzatori sono così convenienti perchè ripristinare i CIP6?
Sospendo anche qui il giudizio anche se ho qualche sospetto.

Ho sentito inoltre Filippo Solibello (conduttore della trasmissione radiofonica di Rai2 Caterpillar) che citava l'esempio della Svizzera. Per anni in Svizzera sono stati costruiti diversi inceneritori. Ora che sta facendo una seria raccolta differenziata devono invece importare rifiuti (magari dall'Italia) per alimentare tutti questi inceneritori che non possono essere spenti e riaccesi solo quando ce n'è bisogno.

Infine mi ha convinto Luca Mercalli, il metereologo di "Che tempo che fa", che, interrogato da Fazio su quello che aveva affermato Veronesi , è stato molto onesto. Ha detto che allo stato attuale nessuno può dire con certezza se gli inceneritori fanno male o no. Però innanzitutto i rifiuti bisogna prima ridurli (eliminando gli imballaggi non necessari, scegliendo prodotti con meno imballaggi, bevendo acqua del rubinetto, ecc.) poi fare una seria raccolta differenziata. In questo modo la quantità di rifiuti residua si attesta intorno al 30% e quindi di sicuro non ci sarebbe bisogno di nuovi inceneritori, basterebbero quelli che già ci sono, anzi.

Allora, siccome sono una testa dura, ho voluto fare un esperimento. Per una settimana (dal 1 al 7 marzo) ho pesato la spazzatura prodotta dalla mia famiglia (4 persone) per le varie tipologie cercando di fare una raccolta differenziata molto accurata. In una settimana abbiamo prodotto 14,50 kg di rifiuti in totale composti da: 4,10 kg di carta, 3,20 kg di plastica/vetro/alluminio/tetrapack (nella mia città infatti questi vengono raccolti in un'unica campana), 5,20 kg di umido e 2 kg di indifferenziato.
Innanzitutto sono contenta del fatto che abbiamo prodotto circa mezzo chilo a testa al giorno contro i quasi due chili che, secondo l'Apat, producono i Toscani . E' vero che una sola settimana non fa testo ed è vero che bisognerebbe sommarci quelli che comunque produciamo noi quattro in ufficio e a scuola. Comunque non credo che quadruplicheremmo la quantità.
Secondo elemento di riflessione è il fatto che impegnandosi abbiamo raggiunto l'86,21% di raccolta differenziata, una percentuale pari a quella dei comuni più virtuosi che hanno attuato la raccolta porta a porta.
Tutto questo non è per fare i primini della classe, per carità, ma solo per verificare se effettivamente l'accoppiata riduzione + raccolta differenziata può rappresentare una svolta nel problema rifiuti. Sembrerebbe di sì.
Rimane il problema di cosa fare del 14% circa di indifferenziato e su questo posso essere anche possibilista sugli inceneritori ma prima mi devono organizzare la possibilità di fare una raccolta differenziata seria e solo dopo (visto che in tal modo il problema dell'esaurimento delle discariche si allontana nel tempo) valutare se è necessario (e conveniente) costruire nuovi inceneritori o se bastano quelli che già ci sono.
Inoltre nessuno mi leva dalla testa che una volta costruiti questi impianti, risolto il problema di dove mettere i rifiuti, non si investirà più un euro sulla raccolta differenziata avendo già impiegato tutte le risorse economiche. In tal modo non ci sarà nessun controllo su quello che si andrà a bruciare.

Mi piacerebbe che chi ha avuto la pazienza di leggere questo lungo post mi scrivesse se c'è e come è organizzata la raccolta differenziata nel proprio comune.

giovedì 13 marzo 2008

Mi hanno sequestrato l'argine

Era un piccolo momento magico tutto per me. Una delle molle che mi faceva andare volentieri in palestra. Quei dieci minuti, forse cinque, in bicicletta sull'argine, lasciandomi alle spalle una strada trafficatissima e rumorosissima, con la musica nelle orecchie (Allevi, Uto Ughi, Vecchioni). Avevo scovato questa scorciatoia che mi regalava un ambiente bucolico, frequentato solo dai cani con i loro padroni, dagli aironi bianchi, dalle rane quando era la stagione, talvolta con vista tramonto, talvolta con la luna piena tornando verso casa.

Ed invece hanno chiuso tutto. Tutto transennato. Paratie di cemento. Le scavatrici già all'opera. Cerco su internet per capire che ci fanno sul mio argine: "Adeguamento idraulico del torrente Mugnone per mettere in sicurezza la nuova Stazione sotterranea della linea ferroviaria dell’Alta Velocità".
Durata prevista tre anni.

E poi?

"A seguito dei lavori di ampliamento dell’alveo del Torrente, l’argine esistente sarà risagomato e traslato verso l’esterno."

Ma ci potrò ancora andare in bicicletta?

martedì 11 marzo 2008

Padri e figli



Ho appena di finito di ascoltare la lettura del romanzo "Padri e figli" di Ivan Sergeevic Turgenev.
Si tratta di un romanzo del 1862 il cui protagonista, Bazarov, studente di medicina, si definisce nichilista cioè "un uomo che non si inchina dinnanzi a nessuna autorità, che non presta fede a nessun principio, da qualsiasi rispetto tale principio sia circondato." Egli ci appare infatti cinico e sprezzante, sinceramente antipatico. Turgenev però è bravo a farcelo vedere anche sotto un'altra luce. Per esempio, quando racconta di un colloquio tra lui e un contadino alla fine del quale il giovane alza le spalle sprezzante e se ne va. Un altro contadino si avvicina al primo e gli chiede se ha il padrone gli ha parlato degli arretrati.

"Macchè arretrati, amico!" rispose il primo contadino e nella sua voce non c'era più traccia della sua cantilena patriarcale, ma ci si sentiva al contrario una specie di durezza noncurante. "Così, ha chiacchierato del più e del meno. Aveva voglia di menar la lingua. Si sa è un signore che forse capisce qualcosa."
"Che vuoi che capisca!?" rispose l'altro contadino e data una scrollatina di berretti e abbassate le cinture si misero a discorrere dei fatti loro e dei loro bisogni. Ahimè Bazarov che si stringeva nelle spalle con disprezzo e sapeva parlare con i contadini come si era vantato nella disputa con Pavel Petrovic. Questo Bazarov così sicuro di sè non sospettava nemmeno di essere ai loro occhi qualcosa come un buffone."

Il giovane nichilista, negatore di tutti i principi che chiama "romanticherie", inciampa però in due principi innegabili che sconfiggono la sua negazione: l'amore e la morte.
Turgenev infatti ci rende partecipi della sua passione infelice per Anna Sergeevna Odincova, donna giovane e affascinate, dalla mente aperta e brillante:

"il sentimento che la Odincova aveva destato in Bazarov, un sentimento che lo tormentava e lo rendeva furioso e che egli avrebbe subito negato con una risata sprezzante e una cinica bestemmia se qualcuno, anche alla lontana, avesse accennato alla possibilità di ciò che avveniva in lui."
Per lui l'amore era una "scempiaggine, una sciocchezza imperdonabile" ma
"il suo sangue si accendeva appena la ricordava. Del suo sangue avrebbe potuto facilmente aver ragione, ma qualcos'altro era penetrato in lui, qualche cosa che egli non ammetteva assolutamente, che egli aveva sempre deriso e che rivoltava tutto il suo orgoglio."

Se dall'amore Bazarov riesce a riprendersi, questo non sarà per la morte causata dal tifo. Morente dice infatti a se stesso:
"prova a negare questo adesso, prova a negare la morte. E' lei che nega te e basta."

Il romanzo è a tratti un po' noioso però ha delle pagine intense che mi sono piaciute. Una per esempio è quella tenerissima che descrive gli anziani genitori di Bazarov dopo che il figlio, per il quale stravedono, lascia la loro casa dopo un breve visita.
Vasilij (il padre) "si lasciò cadere su una sedia e lasciò cadere la testa sul petto.
"Ci ha lasciati, ci ha lasciati", balbettò, "ci ha lasciati, con noi si è annoiato. Adesso sono solo soletto", ripetè più volte e ogni volta alzava davanti a sè la mano chiusa con l'indice alzato. Allora Arina Vlasevna gli si accostò e posando la sua testa bianca vicino a quella bianca di lui, disse: "Che vuoi farci Vasilij? Un figlio è un pezzo di carne tagliato via, è come un falco. Ha voluto venire, è volato qui, ha voluto andarsene, se n'è volato via. Noi due invece siamo come due funghi nel cavo di un tronco. Stiamo uno accanto all'altro e non ci muoviamo mai. Io sola rimarrò per te sempre la stessa e così tu per me
."
Vasilij Ivanovic si tolse le mani dal viso e abbracciò sua moglie, la sua compagna, così forte come nemmeno in gioventù l'aveva mai abbracciata. Ella l'aveva consolato nella sua tristezza."


PS la foto ha a che fare con il titolo ma non con il tema del romanzo.

sabato 8 marzo 2008

Tornare in piazza ventotto anni dopo

Dal mio diario di adolescente: 8 marzo 1980
Non so come potrei definire questa giornata.Penso che l'aggettivo più adatto sia ricca. Ricca di avvenimenti, ricca di emozioni, ricca anche di arrabbiature, soprattutto di lotte. Oggi la mia virtù e la fortuna hanno avuto un grande duello e sono felice di annunciarti che ha vinto la virtù. Evviva!... La mia virtù aveva predisposto di fare assolutamente sciopero anche se fossi stata l'unica a farlo e di andare alla manifestazione anche da sola. La fortuna ha risposto con una giornata dal tempo pessimo, a tratti pioveva a tratti smetteva, poi la mia amica che mi aveva promesso di venire alla manifestazione con me non è nemmeno venuta a scuola e non ho trovato nemmeno quella di quinta a cui aggregarmi. Ma la mia virtù ha risposto andando lo stesso in piazza S.Marco. Non conoscevo un cane ma poichè richiedevano una per collaborare a reggere lo striscione che apriva il corteo mi sono offerta. Ed eccomi quindi in prima fila con lo striscione davanti a urlare tutti gli slogan. Finito il corteo, ho firmato una petizione per l'aborto alle minorenni. Poi ho assistito ad uno spettacolo di una cantante che cantava canzoni popolari: era molto bello. La fortuna non si è data per vinta cominciando a piovere, piovere. Quella poveraccia che con un freddo boia, sotto la pioggia continuava a cantare suonando la chitarra (gratis naturalmente) mi sembrava una martire, un'eroina. Dopo una buona oretta di spettacolo sono andata via (la mia virtù riteneva di averne avuto abbastanza).



8 marzo 2008
Quest'anno non mi basta scagliarmi contro l'8 marzo della pizza con le amiche o degli spogliarelli maschili. Dopo ventotto anni ho sentito il bisogno di tornare in piazza.
Alle 9.30 arrivo in Piazza San Marco dove si concentra la manifestazione indetta dall'associazione "Libere tutte" . Mi guardo attorno e noto che siamo proprio pochine. Scorgo alcune facce note e ci scambiamo tutte le stesse impressioni: "Ma come: ancora qua a manifestare per le stesse cose?!" Per fortuna ci sono diverse ragazze under 20 e persino qualche loro compagno. Compro un foularino per finanziare la manifestazione. Distribuiscono copie del testo della 194.
Parte il corteo. Anche stavolta aiuto a reggere uno striscione, un piccolo striscione rosa del Comitato perla . Mi appendo al collo un cartellone ("Le donne hanno memoria, il femminismo è nella storia") che poi cedo ad una mia amica e grido gli slogan, qualcuno un po' datato ma sempre valido, qualcuno nuovo (Ferrara, Vaticano, ecc.).
Mentre sfiliamo per le vie del centro il corteo si ingrossa. Dai, non siamo tanto poche, temevo assai peggio. C'è un signore di colore con un cartello arancione: "La violenza contro le donne ci riguarda!". Una ragazza dai capelli arancioni con tre o quattro piercing sulle labbra e sul naso fa alle sue amiche: "Figliole, mi sono dimenticata di farvi gli auguri! Auguri, eh!" Una signora sulla sessantina ad un certo punto alza le braccia e fa il rombo con le dita: grandi applausi. Un ragazzo di quindici/sedici anni accanto a me dietro lo striscione grida tutti gli slogan compreso: "Ferrara a casa, preti in sagrestia/donna gridalo: io sono mia" Io e la mia amica ci guardiamo compiaciute.
Arriviamo in piazza Ghiberti verso le 11.30 dove c'è un piccolo palco. Una ragazza sui sedici anni (l'età che avevo quando ho scritto la pagina di diario di cui sopra) parla a nome di un gruppetto di giovanissime e dice di essere contenta di aver partecipato a questa manifestazione per difendere i diritti delle donne e soprattutto il diritto di abortire. Applausi. Dai, non è andata male. Ci ritroviamo il prossimo anno, tanto in Italia non si può dar nulla per acquisito perchè come dice la Cortellesi: "ne vogliamo riparlare?"

La legge sull'aborto
non si tocca

la difenderemo con la lotta


PS Ehm, ehm.... sono ventotto gli anni... no diciotto!!! Sveglia, Artemisia!!!!

giovedì 6 marzo 2008

Quando le parole cadono nel vuoto

Da un po' di tempo è comparsa su Repubblica.it una rubrica di sensibilizzazione per la riduzione dell'emissione di CO2: Lettori per il clima. Mi fa piacere trovare questo tipo di iniziative, soprattutto su un portale molto seguito. E' utile che se ne parli sempre di più di questi temi soprattutto, secondo me, stimolando l'impegno quotidiano dei cittadini. Nell'ultima settimana si parla del risparmio energetico in ufficio.
Personalmente in ufficio cerco di risparmiare risorse analogamente a quello che faccio nel resto della giornata. Vengo al lavoro in autobus. Il fancoiler della mia stanza è sempre spento sia di inverno che d'estate perchè mi vesto adeguatamente e utilizzo la temperatura che entra dalla porta. Stampo e fotocopio solo quando è necessario e possibilmente fronte-retro. Cerco di riutilizzare i fogli dal lato non stampato per appunti o altro. Getto nel contenitore della carta persino il biglietto dell'autobus utilizzato. Non accendo la luce se è sufficiente quella che arriva dalla finestra e la spengo sempre quando esco dal bagno. Spengo il computer e la stampante a fine giornata. Bevo acqua del rubinetto (ho tre bottiglie di vetro sulla scrivania).
Un paio di anni fa in una delle riunioni del servizio di cui sono responsabile mi sono raccomandata con i miei colleghi di avere analoghe accortezze per il bene del pianeta.
Risultati: vengono quasi tutti al lavoro in auto (che prendono anche per andare al bar distante 300 metri), quasi nessuno spenge il computer la sera, nessuno spenge la luce in bagno, nessuno stampa e fotocopia in fronte-retro (vedo uscire dalla stampante mail dal contenuto del tipo: "Va bene", "Sono d'accordo", "Ci vediamo domani"), aria condizionata e riscaldamento a palla e se fa un po' più freddo qualcuno accende persino la stufina elettrica (in particolare una collega che in occasione di "M'illumino di meno" ha organizzato una cena con gli amici al lume di candela).
Queste sono le soddisfazioni della vita!

martedì 4 marzo 2008

Quindici anni

Oggi mio figlio compie quindici anni. Non è più il bambino paffutello che mi mostrava orgoglioso il pinolo che era riuscito a sbucciare.
Allora dedico all'uomo che, non so per quale magia, mi sono ritrovata in casa questa canzone di Renato Zero che mi piaceva molto quando avevo la sua età perchè mi sembrava cogliesse bene la burrasca che si vive dentro durante l'adolescenza.
Con tutto il mio affetto.

EVENTO
(Renato Zero)

Quante volte sono morto,
Quante volte nascerò,
Prima di sentirmi un vero uomo.
Sono stato libero, o forse ho finto non lo so,
Ho navigato i secoli, sui cavalli a dondolo,
Imparando a ridere…
Io sono io,
Ma un evento poi non è…
Io sono io,
Ma un trionfo poi non c’è.
La mia follia, il mio genio son finiti qua…
Nell’enciclopedia,
In sei pagine la storia mia,
Ma nessuno mai la leggerà!
Corre l’astronave alla conquista di uno spazio in più,
Mentre qui per l’uomo non c’è posto.
L’allegria è una pillola,
L’alienazione è un vecchio rock,
Gli eroi fanno sorridere,
Io continuo a illudermi,
Che va bene anche così…
Io sono io,
Ma un evento poi non è…
Io sono io,
Ma un trionfo poi non c’è.
Aspetterò, questo tempo mi sorprenderà,
Sciupando il corpo mio,
Disperdendo ogni speranza in me,
Qualcun altro la raccoglierà!
Se vivo o muoio una ragione c’è!
Ma che animale sono io?
Questo uomo che destino avrà…
Io sono io,
Ma un evento poi non è…
Io sono io,
Ma un trionfo poi non c’è.
La mia follia, il mio genio
Son finiti qua,
Nell’enciclopedia, in sei pagine la storia mia,
Ma nessuno mai la leggerà…
Io sono io,
Ma un evento poi non è…
Io sono io,
Ma un trionfo poi non c’è.
Aspetterò, questo tempo mi sorprenderà.
Sciupando il corpo mio,
Disperdendo ogni speranza in me,
Qualcun altro la raccoglierà!

lunedì 3 marzo 2008

Esplosione al Polo Scientifico!


Niente paura: solo di mimose!

D'altra parte qui la natura è di casa:





sabato 1 marzo 2008

Tra il dire e il fare

Nella nostra complessa società, è normale aspettarsi, o per lo meno augurarsi, di veder cambiare quello che non va. Talvolta sappiamo che ci sono delle resistenze che impediscono il cambiamento ma altre volte certi provvedimenti trovano tutti concordi e ciò nonostante non li vediamo realizzati se non con una lentezza incomprensibile.
Però se guardiamo un po' più vicino a noi ci accorgiamo del perchè di questa lentezza.
Vi racconto la banalità che mi ha portato a fare questa riflessione. Il mio istituto ha sede in due edifici che chiamerò A e B. In A c'è la sede amministrativa e alcuni studi dei ricercatori. In B i laboratori, l'officina ed altri studi. Fino all'estate scorsa il materiale ordinato era recapitato all'indirizzo A, lo stesso riportato sulla nostra carta intestata.
Successivamente è stato deciso che, per vari motivi logistici e organizzativi, fosse meglio farsi spedire dalle ditte i pacchi all'indirizzo dell'edificio B e così sugli ordini abbiamo cominciato a scrivere espressamente che chiediamo la consegna all'indirizzo B.
Ad oggi, dopo quasi 6 mesi, ancora molti pacchi arrivano ad A. Come mai? Per varie ragioni: le ditte non leggono quello che c'è scritto sugli ordini ma hanno memorizzato sul computer il vecchio indirizzo, alcune ditte inviano il materiale sulla base della telefonata del ricercatore prima che arrivi l'ordine formale e tanti altri motivi particolari.
Si tratta di un'inezia ma che comporta piccoli inconvenienti, incomprensioni, perdite di tempo e comunque confusione.
E siamo tutto sommato una realtà piccola, con poche persone coinvolte. Non oso pensare a come sia difficile applicare un qualsiasi provvedimento amministrando una città, una regione, un paese.
Chissà, forse tra il dire e il fare ci sta in mezzo il semplice fatto che siamo in tanti.