giovedì 15 settembre 2016

Quando il servizio pubblico ti stupisce

Proprio un anno fa scrissi di una situazione di degrado collegata ad un breve passaggio pedo-ciclabile che percorro almeno due volte la settimana. Anche quest'anno le erbacce sono cresciute in modo tale da ostruire il passaggio, nonostante che la scorsa primavera io e il mio compagno ci fossimo dati da fare di nuovo per sfoltirle un po' con le solite forbicione. Anzi, la situazione si presentava anche peggiore: il tratto era pieno di rifiuti di ogni tipo e persino di escrementi.


Così ho deciso di bussare a varie porte per capire chi potesse fare qualcosa. La segnalazione all'URP del Comune che avevo fatto l'anno scorso è caduta nel vuoto. Ho scritto al Consorzio di Bonifica, che proprio in questi giorni ha ripulito l'argine del torrente Mugnone e che forse poteva intervenire essendo a pochi metri di distanza, ma non mi ha risposto nessuno.
I gestori della società sportiva confinante mi hanno indirizzato agli uffici del quartiere. Lì hanno raccolto la segnalazione dicendo che la cosa gli era nota e ciò non mi faceva ben sperare. Poi ho telefonato al Quadrifoglio, il consorzio che si occupa dei rifiuti e della pulizia delle strade. Anche loro hanno raccolto la segnalazione ma l'operatore era dubbioso sul poter intervenire perché "non si tratta di una strada".
Mentre stavo meditando le prossime mosse (giornali, radio, ASL, ecc.) oggi il miracolo: il passaggio è stato diserbato e anche accuratamente pulito. Non so bene quale canale abbia funzionato o forse la somma dei due. Probabilmente il prossimo anno dovrò farmi risentire, però sono ora sono contenta e grata a chi si è dato da fare per questo risultato.
In realtà la pulizia di un passaggio pubblico non è un favore né un regalo, ma un diritto. Tuttavia, in questi tempi di sfiducia nel pubblico, quando qualcosa funziona, non possiamo fare a meno di stupirci.

sabato 10 settembre 2016

L'ANPI, Libera e lo spleen autunnale


Settembre è il mese del ripensamento (cantava Guccini), è il mese in cui si fa il punto (dico io). E così faccio il punto sulle due attività sulle quali ho speso una discreta quantità di tempo libero e di energie negli ultimi anni: quella di attivista dell'ANPI e di volontaria alla bottega di Libera.
Mi sono iscritta all'ANPI nel 2009 (grazie al prezioso suggerimento di Luposelvatico) e successivamente ho scoperto che nel mio quartiere esisteva una storica ma piccola sezione gestita (praticamente da solo) da un adorabile partigiano. Così mi sono proposta di dargli una mano e poi visto il suo inevitabile (purtroppo) suo venir meno di forze e di lucidità, mi sono trovata in mano la gestione di questa sezione e sono entrata anche a far parte attiva dell'ANPI cittadino. 
Mi sono divertita, lo ammetto: ho conosciuto diversi anziani con cui ho fatto amicizia e di cui ho raccolto i loro ricordi che ho pubblicato su YouTube, ho partecipato attivamente ad eventi in città e anche fuori, ho gestito la comunicazione in internet e con gli iscritti, il tesseramento, i contatti con il provinciale e altro, certo con l'aiuto di altri iscritti (anche di quello prezioso del mio compagno) ma ho sentito su di me la responsabilità di tenere le fila e di prendere iniziative e decisioni.
Ho conosciuto un'associazione dal glorioso passato ma dalla sparuta e disorganica partecipazione attuale, fatta di persone accoglienti e affettuose ma assai disorganizzate. Un'associazione dove nessuno ci guadagna un centesimo (anzi!) ma dove ognuno va per conto suo, prende le iniziative che gli piacciono e le porta avanti a capoccia sua. Nell'ANPI la mano destra non sa cosa fa la sinistra. Per questo mi sono disamorata e, dopo aver lanciato, un paio di gridi allarme sul futuro della nostra piccola sezione, ho deciso di lasciarla spengere di morte naturale. Anche se, devo dire, gli attacchi mediatici di cui è stata oggetto l'ANPI da parte di certa stampa allineata al governo mi fanno una gran rabbia e mi fa ancora più rabbia che sia solo grazie a questa polemica che la gente si sia accorta che l'ANPI esiste e che c'è gente, come me, che non è stata partigiana ma che ci impiega tempo ed energie per portare avanti i valori che erano alla base della Resistenza. Hai voglia a fare eventi, interviste, libri, DVD, incontri, conferenze, ecc.: non ti fila nessuno! Che tristezza! Povero Smuraglia! Che a novant'anni avrebbe diritto di vivere tranquillo quello che gli resta da vivere invece di andare a "duellare" con un giovanotto spocchioso di provincia!
E che dire della bottega dove ho trascorso un bel po' di solinghi sabato pomeriggi di inverno aspettando i clienti scaldata da una ventolina da bagno! Non si sa quando riaprirà, non si sa chi se ne occuperà, ma quello che di sicuro si sa (da tempo) è che ai vertici di Libera regionale non gliene frega niente delle sorti della bottega.
Ecco perché in questi giorni sono depressa e malinconica. Sento che devo fare qualcosa. Ho bisogno di cose da fare che mi divertano e siano anche utili (non mi diverto se non sono utile a qualcuno e a qualcosa). Sono fatta così. Non mi basta condurre una vita normale, casa, lavoro, famiglia. Ho bisogno di stimoli e di impegni. Sono la mia benzina. E infatti sto già esplorando...