sabato 27 febbraio 2010

Amico sole


Dal 22 dicembre, ogni volta che al risveglio scopro che quella che mi aspetta è una bella giornata di sole (purtroppo è accaduto piuttosto raramente), il mio pensiero corre sul tetto. Quanto produrremo oggi? Il contatore segna quasi 320 kw/h prodotti dal 22 dicembre (giorno dell'allacciamento alla rete) ma io che sono poco avvezza alle unità di misura preferisco pensare che più o meno ho prodotto l'energia necessaria per le lavatrici che faccio in un anno. L'operazione nel suo complesso non è costata poco. Diciamo quanto comprare una nuova auto di media cilindrata. Penso che molti, avendo la possibilità, opterebbero per l'auto.
Ho sentito a Controradio che esistono dei Gruppi di Acquisto Solare, un'esperienza nata nel Triveneto e portata avanti da un paio di anni da Legambiente con qualche contributo dei comuni interessati. In effetti, a parte eventuali sconti di quantità, mettendosi insieme più acquirenti si può abbattere i costi dei sopralluoghi e del progetto dei tecnici. Inoltre queste 400 famiglie hanno potuto usufruire di un lavoro di indagine su più preventivi fatto da esperti dello Sportello Energia.
Legambiente non entra nel processo decisionale ma si occupa di preparare un documento comprensibile a tutti con tutti i dati lasciando poi la decisione della scelta del preventivo alle assemblee dei G.A.S. Esperienza interessante che spero si espanda anche in altre zone del nostro assolato paese.

Qui potete ascoltare il servizio di Controradio.

mercoledì 24 febbraio 2010

Anche l'occhio vuole la sua parte

Considero il blog come uno spazio personalissimo che, esattamente come la propria casa, ognuno è libero di tenere come gli pare: ordinato o incasinato, con i vasi di fiori alle finestre e le tendine ricamate oppure sobrio e lineare, spoglio ed essenziale o pieno di gadget colorati in allegro disordine.
Io non ho grande senso estetico, lo ammetto. Infatti non ho molta voglia di andare a scovare layout originali e raffinati (e soprattutto di capire come importarli). Però ho due fissazioni: la figurina e l'allineamento a destra. A parte i primissimi post, quando ancora non avevo capito come fare ad inserirla, sento necessaria almeno un'immagine per ogni post, tanto che certe volte perdo più tempo a cercare in rete una figurina appropriata che quasi a scrivere il post.
Anche il testo non allineato a destra mi dà un po' fastidio, è più forte di me (ma non vi preoccupate: sui blog degli altri sono molto meno severa). E' un po' come quelle donne che non escono di casa se non sono truccate. E dire che invece, per quanto riguarda l'estetica della mia persona e della mia casa sono assai poco esigente. Chissà perché questo differente approccio!
Deve essere la stessa esigenza che mi spinge a rileggere più volte il post per evitare refusi e errori di ortografia (oltre al passaggio del controllo automatico). Così come non mi perdonerei un link che non funzionasse. Insomma non sono fra quelli che pensano che siccome un testo ha un impiego informale non se ne debba curare la forma.
Probabilmente sono rimasta la solita secchiona di quando andavo a scuola.

lunedì 22 febbraio 2010

Perché a vent'anni è tutto ancora intero

A Fahrenheit Radio3 due giovani collaboratori della rivista "Lo Straniero", Nicola Villa e Giulio Vannucci, hanno presentato un bibliografia dal titolo
"I libri da leggere a vent'anni" una raccolta di titoli che, secondo i due giovani curatori (anzi, in realtà secondo i loro maestri di riferimento) un ventenne dovrebbe leggere per colmare la sua formazione liceale (che essi trovano troppo "dispersiva" e carente), per "capire il mondo", "trovare la propria strada" o comunque per chi "si vuole mettere in discussione".
L'idea è carina ma, a mio avviso, troppo ambiziosa: più di 550 titoli (suddivisi in aree tematiche) sono veramente tanti, troppi direi. Non a caso la conduttrice ha chiesto loro un po' maliziosamente se li avessero letti tutti, domanda alla quale, ovviamente, la risposta è stata negativa.
Nell'elenco ci sono anche i classici, alcuni dei quali in realtà sono oggetto di studio a scuola (Il Simposio di Platone, Il Tao di Lao Tze, I Vangeli, Le confessioni di Sant'Agostino, L'elogio della pazzia di Erasmo da Rotterdam, Don Giovanni di Mozart, le Operette Morali di Leopardi, Guerra e Pace di Tolstoj, Le notti bianche e I Fratelli Karamazov di Dostoevskij, Eneide, Iliade, la Divina Commedia, I Promessi Sposi), ma ci sono anche libri un po' più inaspettati (Mattatoio numero 5 di Kurt Vonnegut, A sangue freddo di Truman Capote, Il giocattolo rabbioso di Roberto Arlt, Matilde di Rohal Dahl, L'infamia originaria di Lea Melandri).

Questa lista mi suscita sentimenti contrastanti. Da un lato, affetta come sono dal timore reverenziale e dal senso di inferiorità di chi "non ha studiato" e dal patologico imperativo morale che mi spinge a leggere un libro quasi sempre perchè "va letto" e non perché mi piace, sono molto sensibile a questo tipo di suggerimenti. D'altra parte però penso anche che ogni libro può far crescere o lasciare del tutto indifferenti a seconda del momento in cui si legge, dello stato d'animo col quale si affronta o anche semplicemente a seconda della propria personalità. Anch'io potrei citare dei titoli che, non dico mi hanno cambiato la vita, ma hanno sicuramente modificato il mio modo di percepire il mondo, soprattutto qualche biografia e autobiografia di donne. Dal periodo tormentato in cui mi identificavo con la poetessa suicida Sylvia Plath (La campana di vetro e la biografia di Anne Stevenson), al periodo in cui cercavo di capire l'origine delle pulsioni più nascoste e mi appassionavo per Melanie Klein (Il nostro mondo adulto e la biografia di Phyllis Grosskurth), a quello in cui avevo bisogno di figure forti e generose, sottolineato mirabilmente dalla autobiografia di Teresa Noce (Rivoluzionaria professionale). Mi guarderei bene di indicare come must questi libri ad un ventenne anche se sicuramente li consiglierei a mia nipote.
Quindi alla fine queste "ricette" lasciano un po' il tempo che trovano.

Interessanti anche le proposte degli ascoltatori di Fahrenheit: Siddarta di Hesse, Schopenauer, Padri e figli, La Certosa di Parma, Cosmicomiche di Calvino, Christiane F, Il giovane Holden, La Leggenda del Santo Bevitore, Moby Dick, Rumore bianco di DeLillo.

E voi? Quale libro o quali libri consigliereste ad un ventenne per aiutarlo a "capire il mondo"?

P.S. Sondaggio: chi riconosce la citazione contenuta nel titolo di questo post?

venerdì 19 febbraio 2010

Il male dentro di me

Tempo fa l'amica Giulia suggeriva una riflessione molto profonda e importante: "Il male è dentro di noi, dobbiamo riconoscerlo, saperlo individuare e non negarlo per impedire che le nostre azioni non solo non gli si oppongano, ma gli spianino la strada. E ci vuole un continuo allenamento." Il riferimento era al razzismo e agli orrori che si possono svolgere sotto i nostri occhi senza che noi ce ne accorgiamo.
Questa idea del male che è dentro di me, cioè di un modo di leggere la realtà che io non approvo o addirittura condanno, ma che si insinua tutti i giorni, goccia a goccia, senza che io me ne accorga, mi provoca inquietudine. Eppure l'ho scovato.
L'altro giorno sono entrata all'ufficio postale. Di sabato mattina mi aspettavo la solita coda estenuante ed invece era deserto. C'erano almeno quattro o cinque impiegati per un numero inferiore di clienti. Una sorta di condizionamento da cane di Pavlov mi ha fatto pensare: "Quanti stipendi per così pochi clienti! Quanto durerà questo ufficio postale?" E' stato un attimo ed ho capito che il dogma del profitto, l'ossessione dei tagli alla spesa pubblica, la mercificazione del lavoro era entrata in me.
Il male è dentro di me. Maledizione.

mercoledì 17 febbraio 2010

Ma chi lo deve dare il buon esempio?

Forse perché sono un po' ansiosa ma se c'é una cosa che mi irrita è la mancanza di puntualità. Un contrattempo può succedere a tutti ma quelli che arrivano sistematicamente in ritardo mi fanno imbestialire. La trovo una grande mancanza di rispetto. E' come se il loro tempo valesse di più di quello delle persone che li stanno aspettando. Forse perché hanno succhiato quest'ansia insieme al latte, i miei figli sono piuttosto puntuali (ma per fortuna non ansiosi come la mamma).
L'altro giorno il grande mi raccontava invece che i suoi amici, con i quali fa insieme la strada per andare a scuola, sono sempre in ritardo di dieci, quindici, venti minuti e talvolta addirittura saltano la prima ora. Mio figlio alla fine ha smesso di aspettarli e se, ad una certa ora non li vede arrivare, si incammina. Gli ho chiesto che cosa succede quando arrivano a scuola in ritardo e pare che alcuni insegnanti si arrabbino mentre la maggior parte lascia correre. Gli ho chiesto cosa dicono i genitori quando devono giustificare l'ora saltata e pare che non battano ciglio. D'altra parte, a quanto mi dice mio figlio, anche gli insegnanti non sono puntuali. Si va dai cinque/dieci minuti della maggior parte ai venti/trenta di una in particolare.
Sarò moralista ma mi turba il pensiero che se, come auguro loro, questi ragazzi prima o poi lavoreranno, difficilmente potranno non rispettare un orario. Non a caso mio figlio mi ha chiesto: "E' vero che al lavoro se uno arriva in ritardo gli tolgono una parte di stipendio?" "Dipende dove lavori. Chi te lo ha detto?" "Il Mister. Dove lavora lui fanno così".
Ecco, prima che ci sbattano la testa, non sarebbe il caso di abituarli sin da piccoli che la puntualità non è un optional?
Se non lo danno gli adulti di riferimento (famiglia e scuola), chi lo deve dare il buon esempio?

lunedì 15 febbraio 2010

"Pronto? Sono in tram!"

Secondo me ha ragione il sindaco Renzi: non c'è niente da festeggiare. Anni di ritardi, di polemiche e di cantieri. 261 milioni di euro spesi ad oggi. Una sofferenza. Alla fine però non ho resistito alla tentazione, forse un po' infantile, di farmi un viaggio in tramvia nel giorno della sua inaugurazione con la scusa di andare a trovare i miei genitori che abitano vicino al capolinea. Naturalmente non è stata un'idea originale viste le orde di fiorentini che si sono riversate sul loro sudatissimo e sospiratissimo nuovo balocco.
Sarei bugiarda se dicessi che quando il mezzo si è mosso da Santa Maria Novella non ho provato un po' di emozione (saranno stati i Giapponesi che erano con me e che mandavano gridolini di gioia neanche si fosse a Gardaland).
Durante il viaggio mi sono affiorate alla mente le ridicole affermazioni dei sostenitori del referendum antitramvia (ricordate?):

non è un tram, è un treno grosso quanto un Eurostar;






le rotaie sono un ostacolo invalicabile per pedoni e mezzi;










il collaudo del nuovo ponte è stato fatto senza tener conto del peso dei passeggeri.

E via sciocchezza dicendo. Pensare che il tram, come leggo oggi su L'Unità, dal 1890 al 1958 è stato un oggetto familiare per i miei concittadini, tanto che si usa dire "vado a prendere il tram" anche per indicare l'autobus e la tipica espressione di "attaccati al tram" per dire "rassegnati" è sulla bocca di tutti. Eppure anche oggi un signore vicino a me ha pontificato per tutto il viaggio criticando la tramvia e dicendo quanto sarebbe stata preferibile la metropolitana. Ma si sa, ai fiorentini non va bene mai nulla.
Vuoi mettere però quando ha squillato il cellulare della signora accanto a me e lei ha risposto tra l'emozionato e l'incredulo: "Pronto? Sono in tram!"

Qui altre foto del viaggio.

sabato 13 febbraio 2010

Libri all'appello

E così sono approdata anch'io su aNobii. Per circa tre anni ho annotato e recensito i libri letti e gli audiolibri ascoltati sulla libreria di Google che come portale lascia molto a desiderare. Ultimamente vi hanno fatto delle "migliorie" che hanno peggiorato ulteriormente lo strumento. Così mi sono decisa a passare ad aNobii dove ho incontrato qualche amico di vecchia data (Luposolitario, Stefy e Unodicinque; c'è qualcun altro?). Il portale è carino e molto più completo di Google. Forse anche troppo per i miei gusti, nel senso che tutto il discorso della condivisione e dei commenti incrociati non mi interessa perché quello che cerco è solo un promemoria (cioè un aiuto alla mia memoria sempre più labile) di quello che leggo e dell'impressione che mi ha fatto.
Infatti con pazienza (non funzionando l'import) ci ha caricato la mia cinquantina libri con relativi giudizi (lo so sono un'inezia) di cui la metà audiolibri (che io rivendico come letture).
Visto che sono sull'argomento, giusto per amor di cronaca, riassumo qui come sono andate le letture che mi proponevo nel mio post di circa un anno fa dato che gentilmente qualcuno di voi mi aveva dato consigli in merito:
  • Danilo Dolci, Non esiste il silenzio, l'ho iniziato me l'ho abbandonato subito perché non era quello che pensavo.
  • Ettore Masina, Le nostre barche sono rotonde, regalo della carissima Angela, mi è piaciuto anche se non tutti i racconti sono ugualmente godibili.
  • Ottavia Niccoli, Rinascimento al femminile, un po' difficile ma interessante.
  • Anna Politokovskaja, Proibito parlare, interessante anche se un po' deprimente.
  • Federico Rampini, L'ombra di Mao, mi è piaciuto molto e ha confermato la mia passione per l'autore.
  • Roberto Scarpinato e Saverio Lodato, Il ritorno del Principe, bello, scritto bene anche se prevedibilmente amarissimo.
  • Furio Honsell, L'algoritmo del parcheggio e Hans Enzensberger, Il mago dei numeri, abbandonati al primo capitolo (la matematica non fa per me),
invece non ho ancora affrontato:
  • Mario Schettini, Italia, nascita di una nazione,
  • Gisela Bock, Le donne nella storia europea,
  • Italo Calvino, Ultimo viene il corvo,
  • Taibo Paco Ignacio, Senza perdere la tenerezza
  • David Grossman, Ci sono bambini a zig-zag
Nel frattempo altri libri sono approdati sul mio comodino:
  • Guido Crainz, Autobiografia di una repubblica,
  • Romain Gary, La vita davanti a sé, (fortemente caldeggiato da Marina e da Luposolitario),
  • Giordano Bruno Guerri, Povera santa povero assassino,
  • Mercé Rodoreda, La piazza del diamante (libro dell'anno a Fahrenheit),
  • Telmo Piovani, La teoria dell'evoluzione,
  • Telmo Piovani, Creazione senza Dio.
Spero che popoleranno presto la mia libreria su aNobii dove solo i libri letti (anche parzialmente) hanno diritto ad entrare.

mercoledì 10 febbraio 2010

L'Arma per l'arte

Sabato scorso sono andata a vedere con gli Amici dei Musei la mostra "L'Arma per l'arte" che consiglio caldamente. Ero un po' scettica prima di andarci ma mi sono dovuta ricredere ampiamente anche se grande merito al solito è della coinvolgente dottoressa Diletta Corsini (vedi post) che ci ha guidati.
La mostra, insieme a quelle analoghe di Napoli e Roma, celebra il quarantennale del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale ed espone notevoli opere che erano state trafugate e che sono state ritrovate grazie a questa preziosa e particolare attività investigativa. Durante la visita è stata sottolineata la facilità con cui vengono rubati gli oggetti di arte sacra, anche quelli molto noti (come la Capsella della Sacra Cintola rubata in pieno giorno nel Museo dell'Opera del Duomo di Prato) o molti voluminosi (come il leggio di legno intarsiato trafugato nel duomo di Spilimbergo) e che passano difficilmente inosservati. Un colpo al cuore apprendere delle tecniche dei falsari per camuffare le opere e occultarne l'origine illecita. La Madonna con il bambino che fa da copertina della mostra che è stata decurtata nelle dimensioni, asportata dalla tavola alla tela e deturpata con abrasioni del manto pittorico. La dottoressa Corsini ci ha raccontato inoltre alcune storie particolari come quella di una scultura lignea del XVI secolo che è stata trafugata con lo scalpello durante le prove del coro polifonico la cui attività copriva i rumori. Ma anche storie a lieto fine come quella del polittico di Trequanda, piccolo borgo dove gli abitanti molto attenti al loro patrimonio comune, si erano insospettiti alla vista di alcuni estranei tanto che furono in grado di fornire subito ai carabinieri il numero di targa dell'auto e precisi identikit dei malfattori. Grazie a questi indizi i Carabinieri hanno potuto rintracciarli velocemente e recuperare anche altra refurtiva nascosta in un appartamento.
Il messaggio della mostra è quindi che niente è al sicuro ma è il senso di comunità che può aiutare a salvaguardare tesori che appartengono a noi tutti.


Altri miei post sugli Amici dei Musei:
Arte...misia
Soldi ben spesi /2
Donne che mi piacciono /2
Niente di nuovo sotto il sole

lunedì 8 febbraio 2010

Far tesoro degli insegnamenti del maestro


Dovete volgere la forza di gravità a vostro favore.

Dovete tornare a voi stesse e a i vostri interessi. Tutto il resto viene dopo.



PS il mio istruttore di ginnastica medica si riferisce alla cura della mia schiena ma perché non fare tesoro dei suoi insegnamenti anche in generale?

venerdì 5 febbraio 2010

Allons enfants

Quando ero ragazzina, con il mio carattere che tende ad catalogare tutto, mi ero immaginata che ogni periodo storico dovesse avere i suoi ideali per cui lottare. Nell'Ottocento era l'unità di Italia, nel Novecento la Resistenza. "Chissà quale sarà il fine ideale della nostra generazione. Forse l'unità dell'Europa?", mi chiedevo ingenuamente. La mia visione semplicistica e meccanicistica del progresso non teneva conto dei periodi di crisi morale e di decadenza. In effetti certi periodi storici, per quanto si possano ridimensionare o rivalutare, emanano sempre un certo fascino. Non se è il fascino di chi comunque sacrifica la vita per uno scopo che va al di là del proprio interesse personale oppure se è perché sappiamo che poi quel fine è stato raggiunto.
Uno di questi periodi è appunto il Risorgimento di cui tratta il libro "Bella e perduta" che lo storico Lucio Villari ha presentato anche a Fahrenheit Radio3.
Villari si dispiace che il Risorgimento oggi venga trattato come un oggetto di antiquariato e non come una materia viva che ci appartiene e con cui noi ci confrontiamo ogni giorno. Secondo lui, nel Risorgimento si sono fondati valori essenziali come quello della libertà, della democrazia, del rispetto delle tradizioni storiche nazionali in una visione creativa e costruttiva. Ha rappresentato una ventata di laicità, la prima prima esperienza del vivere civile degli Italiani che hanno imparato grazie ad essa che la libertà è inseparabile dalla giustizia.
Sulla condivisione generale di questi valori da parte degli Italiani io sarei un po' più pessimista. Mi ha fatto riflettere però il ricordare che il Risorgimento ha visto come protagonisti soprattutto i giovani: Mazzini fondò la Giovine Italia a ventisei anni, Mameli scrisse il suo inno a vent'anni, Garibaldi a venticinque era già stato condannato a morte in contumacia per aver partecipato ai moti del '33, ventenni anche i Fratelli Bandiera.
Figure straordinarie, dice il professore, perchè sentivano l'impulso si trasformare un'esigenza politica e di libertà in una grande energia morale di riscatto.
Il pensiero corre ai giovani di oggi e credo che abbia ragione Villari nel dire che la crisi morale è altrettanto grave della crisi economica e che rendere invisibili i giovani oggi è uno dei tradimenti dell'eredità risorgimentale. Si può vivere benissimo senza i valori del Risorgimento ma il vuoto che lasciano questi valori viene riempito da altre cose: la droga, il calcio, la televisione trash, ecc.
Forse "belli e perduti" sono i nostri ragazzi tenuti nella bambagia a patto che se ne stiano zitti e buoni.

Consiglio anche la presentazione di Bella e perduta a Le storie diario italiano.

mercoledì 3 febbraio 2010

Evviva le "vecchie zie"

E' diventato ormai per me un appuntamento settimanale atteso. Il lunedì mattina alle 9 e mezzo su Controradio trasmettono ormai da anni "Bene bene male male", una specie di dibattito sui fatti della settimana con Raffaele Palumbo, direttore della radio, Giorgio Van Straten, scrittore che ha ricoperto incarichi prestigiosi in ambito culturale ed è attualmente membro del Consiglio di Amministrazione della Rai e Giovanni Gozzini.
In realtà a quell'ora sono in ufficio e non posso ascoltare la radio così scarico Bene bene male male in podcast e generalmente lo sento il martedì pomeriggio andando e tornando dalla palestra in bicicletta.
Non lo so perché mi piace tanto. Lo stile è un po' da bar sport, frizzi, lazzi, battute tanto che un ascoltatore li ha chiamati "le vecchie zie". Mentre Palumbo tenta di fare il professionale e Van Straten di solito interviene con la sua consueta pacatezza, Gozzini spiazza tutti con le sue uscite provocatorie.
Sembra un po' un bischeraccio Giovanni Gozzini poi però ti esce fuori con affermazioni da uno che ha inquadrato il problema, di quelle che piacciono a me, da analisi ad ampio respiro, e mi fanno pensare: "Ecco, è proprio così! E' questo il punto!"
Infatti, Giovanni Gozzini non è affatto un bischeraccio: insegna Storia del Giornalismo all'Università di Siena, è direttore del Gabinetto Viesseux ed è stato assessore alla cultura al Comune di Firenze.
Per esempio un paio di puntate fa, commentando l'ultimo film di Virzì, Gozzini ha detto: "L'insegnamento principale di questo film è che la nostra salvezza sta nelle donne che possiedono in sé il segreto della vita. Quella vita che vuol dire anche dolore, sofferenza, perdizione, ma anche il senso di potenza che sta nel generarla e che è la nostra radice di futuro. Questa vita che abbiamo è la nostra unica speranza per il domani. Le donne la capiscono meglio di noi uomini e, da questo punto di vista, saranno il nostro futuro."
E ancora, sul tema del rispetto dell'ambiente e del pianeta:
"Nelle culture giudaico-cristiane c'è il concetto di dominio dell'uomo sulla natura, il "vai e nomina tutte le cose". Invece nelle culture orientali l'uomo si deve adattare alla natura che ha una sua armonia primigenia. Per tanto tempo la cultura occidentale eurocentrica ha pensato a questa cultura dell'armonia come ad un limite perché ritardava il progresso tecnologico, lo sfruttamento delle risorse della terra. Nelle lingue africane la parola sviluppo non esiste mentre domina il concetto di equilibrio tra risorse naturali e crescita del numero degli abitanti."
Sull'incontro del rabbino di Roma con il Papa:
"Molti non sanno che Pio XII era nunzio apostolico a Berlino e guidò le pratiche per la riconciliazione tra la Santa Sede e il governo nazista che lui vedeva come la salvezza contro il comunismo. Pio XI aveva ultimato prima di morire un'enciclica contro il nazismo che fu messa nel cassetto da Pio XII e ritrovata recentemente da due ricercatori francesi. Questo è molto più grave del silenzio."
Infine:
"Il tentativo della paura dell'uomo è fare delle società di tutti uguali perché non si è educati alla curiosità. Per essere curiosi bisogna essere molto sicuri di sé, non aver paura di viaggiare, di lasciare la proprie radici perché queste comunque si hanno dentro di noi. Ma questo è molto complicato."

Altri miei post su Controradio:
Cosa salverei della TV? Probabilmente la radio
Soldi ben spesi /3
Il fascino di un mondo diverso
Viaggio all'ecostazione
Ben scavato vecchia talpa
Non è ma il momento di astenersi




lunedì 1 febbraio 2010

Incontri mattutini

Quando si prende tutte le mattine lo stesso autobus finisce che ci conosciamo tutti almeno di vista e se qualcuno talvolta manca capita di chiederci che gli sarà successo. Così tutte le mattine la vedo salire, talvolta dopo aver fatto una bella corsa perché in ritardo. Avrà sui 14-15 anni. Con il suo look un po' antiquato, i capelli sottili un po' crespi, il fisico non troppo asciutto anzi un po' abbondante, gli occhiali, un po' di peluria sopra le labbra, lo zaino con l'orsacchiottino di peluche attaccato, l'ombrellino piegevole in mano se anche solo c'è qualche nuvola. Niente jeans né stivali ma pantaloni della tuta (o comunque un po' larghi) e scarpe da ginnastica. Chissà come la prendono in giro perché bruttina e un po' sfigatina. Chissà come soffre per non essere fashion come altre sue compagne. Scende un paio di fermate prima della mia. Non so quale scuola frequenti. Mi fa tanta tenerezza che mi verrebbe voglia di abbracciarla.
Una mattina il 57 ha saltato la corsa e la cosa non è indolore perché passa ogni 20-30 minuti. Infatti anch'io ero molto seccata. Così ho visto la mia compagna di viaggio con l'aria di chi sta sulle spine finché, giunti alla sua fermata, si è catapultata fuori e ha iniziato a correre a perdifiato con tutto il peso dei libri sulle spalle. Ho pensato ai miei figli i quali, anche quando sono in ritardo (e non certo per colpa dei mezzi pubblici perché sono fortunati e vanno a scuola a piedi in dieci minuti), non fanno una piega e continuano a camminare con lo stesso blando ritmo di quelli che hanno tutta la vita davanti. Ho immaginato invece l'ansia di questa ragazzina e il suo timore per il rimbrotto dei professori. Avrei voluto offrirmi di farle la giustificazione.