lunedì 30 giugno 2008

Cercando di capire


Dunque mi sforzo di non essere prevenuta. Cerco di guardare le cose più obiettivamente possibile. Cerco di non fermarmi alla superficie ma di andare a fondo. Come può un cittadino con una cultura media capire se le informazioni che riceve sono manipolate, false o tendenziose? "Andando alle fonti" giustamente qualcuno di voi mi ha scritto riguardo ad un post di qualche giorno fa.
Va bene. Allora il Decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica, il cosiddetto decreto-sicurezza contenente la cosiddetta norma blocca-processi, si trova sul sito del Senato della Repubblica. Devo dire che ci ho perso un bel po' di tempo per trovare la norma che blocca i processi ma non l'ho trovata sul testo (se qualcuno e' più bravo, me la segnali, per favore). L'ho trovata sul sito del Corriere della Sera che cita come fonte il Senato. Mi tocca a prenderla per buona.
Mi pare di capire che sono sospesi per un anno i processi per reati che prevedano una pena inferiore ai dieci anni, compiuti prima del 2002. L'idea sarebbe che i processi per reati di grave allarme sociale, e più recenti, potranno procedere con maggiore speditezza.
E fin qui la cosa potrebbe anche andare.
Mi metto nei panni di una vittima di un reato che prevede una pena inferiore ai dieci anni commesso prima del 2002 (cioè sono più di sei anni che aspetto) e mi chiedo se mi farebbe piacere questa sospensione di un anno. Nella mia ignoranza mi viene da chiedermi quali sono questi reati cosi poco gravi che possono aspettare un ulteriore anno e penso, che so, alla vendita di borse taroccate o a un furtarello in un supermercato. Per scoprire questi famosi reati minori dovrei consultare un codice penale (ma non ho questo tempo a disposizione) oppure andare da un avvocato (non mi sembra il caso).
Trovo questa lista sul sito di MicroMega a cura del senatore Francesco Pardi. Siccome sarà sicuramente un'informazione di parte e magari falsa, sarei grata se qualcuno più esperto di me (e magari anche del senatore Pardi) la smentisse, anche solo in parte.

Dunque i reati di cui sono sospesi i processi sarebbero:

Sequestro di persona art. 605 c.p.
Estorsione art.629 c.p.
Rapina art.628 c.p.
Furto in appartamento art. 624 bis
Furto con strappo
Associazione per delinquere art. 416 c.p.
Stupro e violenza sessuale art. 609 bis c.p.
Aborto clandestino
Bancarotta fraudolenta
Sfruttamento della prostituzione
Frodi fiscali
Usura
Violenza privata
Falsificazione di documenti pubblici
Detenzione di documenti falsi validi per l'espatrio
Corruzione
Corruzione in atti giudiziari
Abuso d'ufficio
Peculato
Rivelazione di segreto d'ufficio
Intercettazioni illecite
Reati informatici
Ricettazione
Vendita di prodotti con marchi contraffatti
Vendita di prodotti in violazione del diritto d'autore
Detenzione di materiale pedo-pornografico
Porto e detenzione abusiva di armi anche clandestine
Immigrazione clandestina ( art.12 c.1 l. 286\1998)
Calunnia ( 368 c.p.)
Omicidio colposo per colpa medica
Omicidio colposo con violazione delle norme sulla circolazione stradale
Truffa comunitaria
Maltrattamenti in famiglia
Incendio e incendio boschivo
Molestie
Traffico di rifiuti
Adulterazione di sostanze alimentari
Somministrazione di medicinali pericolosi
Circonvenzione di incapaci

Dimentichiamo per un attimo che di questo decreto ne beneficerà il Presidente del Consiglio (Corruzione in atti giudiziari), trascuriamo il fatto che le sospensioni e le riaperture, che devono essere notificate, comporteranno alti oneri, ammettiamo tranquillamente che il senatore Pardi abbia preso un granchio per qualcuno di questi reati o sia stato mal informato, siamo proprio sicuri che si sta tutelando la sicurezza dei cittadini? Le vittime di questi reati come la penseranno?

venerdì 27 giugno 2008

Voglio esserci anche stavolta

Dopo che, all'indomani delle elezioni tinsi di nero il mio blog, qualche amico blogger rimase un po' scioccato. Il nero l'ho tolto in parte solo perché capisco le difficoltà di lettura su sfondo scuro ma il lutto rimane, cari amici. L'Italiano medio non dà tanta importanza al funzionamento della giustizia, al rispetto delle norme, anzi. Basta che non gli aumentino la benzina e non gli tolgano il calcio.
Ed invece io sono convinta che la legalità sia importantissima per un paese. Il sapere che ci sono delle regole, il rispettarle e il vedere punito chi non le rispetta è la base per la convivenza civile. Altrimenti è la giungla e nella giungla, si sa, vige la legge del più forte.
E' inutile chiedere pene più severe per i delinquenti comuni se al sistema giustizia (che già è vicino al collasso) viene dato il colpo di grazia. E tutto perché? Per salvare qualcuno dai suoi guai giudiziari? Ma allora ha scritto bene il mio amico Luciano!
Io credo che bisogna subito mobilitarsi su questo. Credo che ogni attacco frontale o strisciante (come in questo caso) alla nostra Costituzione mina alla base la nostra democrazia. Chi ha paura delle intercettazioni? Non certo il cittadino comune che telefona alla moglie per dirle di buttare la pasta!
E penso anche non ci si può limitare a cominciare ora a parlare di grande manifestazione in autunno. Ma chissà quanti e quali danni potranno essere fatti di qui all'autunno!
Mio figlio di 15 anni mi dice: "Andare alle manifestazioni non serve a nulla!" Può darsi (saggezza della gioventù!) ma io non potrei mai perdonarmi di non aver fatto nulla se un domani vedessi polverizzato quel poco di legalità che ancora è rimasta.
Conservo ancora appesa nella bacheca del mio ufficio la fascetta arancione che comprai in Piazza San Giovanni il 14 settembre del 2002. Ci sta scritto sopra: Ci sono anch'io.
Ecco, io voglio esserci anche stavolta.


Roma, 8 luglio, manifestazione in piazza Navona. Passaparola!

(la manifestazione è stata spostata a P.za Navona per l’alto numero di adesioni)

Colombo, Pardi, Flores d’Arcais: tutti in piazza contro le leggi-canaglia

"Care concittadine e cari concittadini,
il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di leggi-canaglia con cui distruggere il giornalismo, il diritto di cronaca e l’architrave della convivenza civile, la legge uguale per tutti.

Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico il dovere di scendere in piazza subito, prima che il vulnus alle istituzioni repubblicane diventi irreversibile.

Poiché il maggior partito di opposizione ancora non ha ottemperato al mandato degli elettori, tocca a noi cittadini auto-organizzarci. Contro le leggi-canaglia, in difesa del libero giornalismo e della legge eguale per tutti, ci diamo appuntamento a Roma l’8 luglio in piazza del Pantheon alle ore 18, per testimoniare con la nostra opposizione – morale, prima ancora che politica – la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana nata dai valori della Resistenza antifascista.

Vi chiediamo l’impegno a “farvi leader”, a mobilitare fin da oggi, con mail, telefonate, blog, tutti i democratici. La televisione di regime, ormai unificata e asservita, opererà la censura del silenzio.

I mass-media di questa manifestazione siete solo voi."


On Furio Colombo
Sen. Francesco Pardi
Paolo Flores d’Arcais

www.micromega.net

mercoledì 25 giugno 2008

Ma allora di chi fidarsi?

Ci sono delle persone che hanno ai miei occhi un fascino particolare, il fascino di chi la sa lunga. Il loro modo di porre le questioni mi dà l'idea che abbiano capito più degli altri come stanno le cose. Uno di questi è il giornalista freelance Paolo Barnard, autore di numerose inchieste scomode ed ex collaboratore di Report. Recentemente Barnard ha messo sotto accusa la Rai e in particolare Milena Gabanelli di averlo abbandonato di fronte ad una causa civile che sta affrontando come conseguenza diretta di un’inchiesta da lui realizzata per Report nel 2001 sui comportamenti delle case farmaceutiche. Non voglio entrare nel merito della questione che è complessa. Qui potete trovare la lettera di accusa di Barnard e qui la risposta della Gabanelli.
Mi ha colpito molto invece un articolo che ho trovato su Criticamente
"L'informazione è noi" (considerazioni analoghe trovate anche in questa intervista su Arcoiris TV) dove Barnard si scaglia con quelli che lui chiama "i paladini dell'Industria della Denuncia e della Indignazione" e ce n'ha per tutti: Beppe Grillo, Marco Travaglio, Piero Ricca, Gianantonio Stella, Lorenzo Fazio, Gianni Barbacetto, Gino Strada, Il Manifesto, i comitati No TAV, il centro sociale XM24 di Bologna, Michele Santoro, Aldo Grasso, Sabina Guzzanti.
Non so voi, ma io leggendo questo articolo dove si spara a zero sui più famosi (anche se non tutti dello stesso spessore) punti di riferimento dell'informazione alternativa , mi sono sentita come Verdone nel film "Borotalco" quando gli viene detto "Tu lo sai, ad esempio, che John Wayne era frocio?". "Nooo!!! Che notizia!"
Barnard parte affermando che: "Lo scadimento dell’informazione in questo Paese riflette ciò che noi siamo, in tv particolarmente." Scrive inoltre che è inutile scagliarsi contro la legge Gasparri perché: "c’è la Gasparri nei salotti di milioni di Italiani di varie età che ogni sera, pomeriggio o mattina scelgono col loro telecomando le peggiori fregnacce televisive?" E anche in edicola: "Lì l’informazione c’è, ma al chiosco dei giornali Sorrisi e Canzoni TV o CHI vendono cento volte Micromega o Limes." E conclude: "Silvio Berlusconi non ci ha rimbecilliti, ci ha semplicemente rispecchiati."
Fino a qui mi trova più che d'accordo, come anche concordo sul fatto che fare dei Beppe Grillo e dei Marco Travaglio dei guru della denuncia è dannoso perchè porta con sè "l’auto assoluzione di masse enormi di italiani, noi italiani come sempre entusiasti di incolpare qualcun altro, e mai noi stessi e la nostra becera inerzia, per ciò che ci accade."
Barnard dice che prima si dovrebbero educare "gli italiani a essere civici, cioè a partecipare, altrimenti è inutile denunciare compulsivamente."
Quando passa però a definirci un popolo "che si divide inesorabilmente in ‘parrocchie’ o ‘mafie’" qualcosa comincia a stonarmi. Per dimostrare questa sua tesi, Barnard racconta di come i personaggi e le associazioni che sopra ho elencato lo abbiano dapprima contattato per un'intervista o un intervento pubblico e poi si siano defilati in modo più o meno sincero. Secondo Barnard questa è la riprova che anche il "nel cortile antagonista che dovrebbe dovrebbe essere la fucina delle uniche speranze rimaste in Italia di ottenere un’informazione libera si replicano le meschinità del sistema-potere perchè anch’esso è divenuto ‘parrocchia’".
Ecco che le mie perplessità aumentano. Possibile che tutti ce l'abbiano con Barnard perché è l'unico veramente libero? Possibile che le resistenze ad invitarlo siano solo dettate dalla difesa della propria parrocchia? Possibile che Barnard sia il solo "libero battitore, capace di guardare e se necessario criticare a 360 gradi tutto e chiunque, e cioè gli sconosciuti e i distanti, ma anche i conosciuti e i compagni di strada"?
Siccome il giornalista giustamente scrive che bisogna "incoraggiare i cittadini a coltivare l’abitudine al dubbio, ovvero il dubbio che ciò che gli stessi divi dell'Antisistema scrivono o proclamano possa essere parziale, miope, sbagliato, addirittura manipolatorio", beh, allora io cittadina mi pongo lo stesso dubbio anche su quello che scrive Barnard che, pur con tutto il fascino di chi pare aver capito come stanno veramente le cose, è altrettanto categorico nel trinciare giudizi.
Al di là del suo caso personale, il tema vero di questo post e la domanda che vi pongo è questa: di chi ci possiamo fidare allora?

lunedì 23 giugno 2008

Viaggiatori frustrati

Vi è mai capitato di avere le valige pronte, l'aereo e l'albergo prenotati per una breve vacanza europea con tutta la famiglia, faticosamente e incredibilmente concorde, e non poter partire per motivi burocratici? Beh, a me è capitato giusto oggi. Tutto rimandato, con conseguente rimessa di quasi tutto il costo del volo e di una notte di albergo.
Uffa! Poi ci aggiungiamo la calura che mi butta giù la pressione e che mi causa notti insonni. Condiamo il tutto con le notizie di politica sempre più scoraggianti e voilà: ben servita direi!

Allora sapete che faccio? Mi sparo qualche buona notizia, qualche segnale più che buona notizia ma insomma tutto fa:

- La prima sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli conferma le 16 condanne. Carcere a vita per i boss Francesco Schiavone e Francesco Bidognetti. Come ha dichiarato Roberto Saviano "E' una della vittoria dello Stato, ma è solo il primo atto di una partita da vincere fino in fondo." (Repubblica.it)

- Berlusconi sta finalmente mostrando il suo volto più genuino e i suoi veri interessi (quello per le sue TV e per i suoi processi). Io dico che è una buona notizia perché finalmente i magistrati si stanno mobilitando, l'opposizione forse ha capito che bisogna smettere di far finta di dialogare e, chissà, magari qualche elettore potrebbe avere qualche ripensamento sul "grande statista" che ci ritroviamo.

- L'istanza di ricusazione non sospende il processo Mills nel quale è coinvolto il nostro capo del governo. Sono state bocciate le richieste fatte dai suoi avvocati difensori e quindi il processo andrà avanti. (Repubblica.it)

- Il TAR del Veneto ha accolto il ricorso di Codacons e Ecoistituto del Veneto e bloccato i lavori per la base militare americana di Vicenza (Aprileonline).

- A Campi Bisenzio (Firenze) è stata nominata la prima assessore cinese d'Italia, Hongyu Lin, 40 anni, con il compito di favorire "un'integrazione effettiva, costruttiva e pacifica" di una comunità numerosissima. (L'Unità, 21.6.2008)

Non sono un granche', lo so, segnali più che buone notizie, ma insomma.... accontentatevi!

venerdì 20 giugno 2008

Siamo tutti Tom Sawyer

"Le avventure di Tom Sawyer" di Mark Twain è un classico della letteratura per ragazzi di tutti i tempi che però non ho mai avuto l'occasione di leggere. Recentemente ne ho ascoltato la lettura del bravissimo Massimo Popolizio per il programma Ad Alta Voce di RAI3.
Tom Sawyer è un preadolescente vivace, discolo e irrequieto, che vive in un piccolo paese americano agli inizi dell'Ottocento. Mark Twain ci dice che la gran parte delle avventure narrate, così come i personaggi di Tom e del suo amico Huck Finn, sono prese dalla realtà anche se vissute da ragazzi diversi.
Tom e i suoi amici vivono quell'età in cui l'avventura ha un'attrattiva irresistibile, in cui la voglia di libertà, di essere padroni del proprio destino, di non sottostare alle assurde regole degli adulti vince su qualsiasi paura e prudenza.
Mi sono divertita a pensare alle affinità e alle differenze di questi protagonisti con i ragazzi di oggi.
Tenerissima la pagina del "fidanzamento" tra Tom e Becky, così ingenua in confronto alle nostre ragazzine che imparano sin da piccole la malizia e l'arte della seduzione tanto da avere presto l'aspetto di piccole donne.

"Senti, Becky, sei mai stata fidanzata?"
"Che hai detto?"
"Dicevo, fidanzata per sposarsi".
"No".
"Ti piacerebbe?"
"Penso di sì. Non lo so. Com'è?"
"Com'è? Beh, non è niente. Dici solo a un ragazzo che non avrai nessun altro all'infuori di lui, mai mai mai, e poi lo baci e è tutto qui. Tutti sono capaci di farlo".
"Lo baci? Perché bisogna baciarsi?"
"Beh, questo, sai, serve a... be', lo fanno sempre".
"Tutti?"
"Beh, sì, tutti quelli che sono innamorati tra di loro. Ti ricordi quello che ho scritto sulla lavagna?"
"S...sì".
"Che cos'era?"
"Non te lo dico".
"Te lo dico io?"
"Sì... sì... ma un'altra volta".
"No, adesso".
"No, adesso no... domani".
"Oh, no, adesso. Ti prego, Becky... lo dico piano, lo dico pianissimo".
Siccome Becky esitava, Tom prese il silenzio per assenso e le passò il braccio intorno alla vita e le sussurrò la frase piano piano, con la bocca vicina all'orecchio di lei. E poi aggiunse:
"Adesso sussurralo a me... come ho fatto io".
Ella resistette, per un poco, e poi disse:
"Tu giri la faccia da un'altra parte così non mi vedi, e io lo faccio. Ma tu non dovrai mai dirlo a nessuno... va bene, Tom? Va bene?"
"No, non lo dirò per davvero. Ecco, Becky".
Si girò da un'altra parte. Ella si sporse timidamente verso di lui finché il suo alito non smosse i suoi riccioli, e sussurrò: "Ti... a...mo!".
Poi scappò via correndo intorno ai banchi e alle panche, inseguita da Tom, e alfine si rifugiò in un angolo, col grembiulino bianco sulla faccia. Tom la cinse intorno al collo e supplicò:
"Ecco, Becky, è tutto fatto... ci manca solo il bacio. Non aver paura... non è niente. Ti prego, Becky".
E la tirò pel grembiule e per le mani.
Poco dopo ella cedette, e lasciò cadere le mani; il suo viso, acceso dalla lotta, si sollevò e si sottomise. Tom baciò le labbra rosse e disse:
"Adesso è tutto fatto, Becky. E da adesso in poi, lo sai, non devi amare nessun altro all'infuori me, e non devi sposare nessun altro all'infuori me, mai mai e poi mai. Va bene?"
"Sì, non amerò nessuno all'infuori di te, Tom, e non sposerò nessuno all'infuori di te... e nemmeno tu dovrai sposare nessun'altra all'infuori di me".
"Certo. Si capisce. Questo fa parte dei patti. E quando vieni a scuola o quando ritorni a casa, devi camminare con me, quando nessuno ci guarda... e alle feste tu scegli me e io scelgo te, perché è così che si fa quando si è fidanzati".
"Com'è bello! Non l'avevo mai sentito".
"Oh, è così divertente! Pensa, io e Amy Lawrence..."
Gli occhi spalancati svelarono a Tom la sua gaffe e e gli si fermò, confuso.
"Oh, Tom! Allora non sono la prima con cui sei stato fidanzato!"

Quanto agli oggetti da desiderare siamo ovviamente su un altro pianeta. Il nostro Tom, condannato per il suo comportamento da discolo a verniciare una siepe, riesce furbescamente a farsela verniciare dai ragazzi che passano di volta in volta, spacciando un lavoro faticoso e noioso come un privilegio e facendosi persino pagare in "natura". Eccovi il guadagno della sua trovata e provate a paragonarlo agli oggetti ipertecnologici che i nostri figli sono abituati a desiderare:
"dodici biglie, parte di uno scacciapensieri, un pezzo di vetro di una bottiglia blu per guardarci attraverso, un rocchetto, una chiave che non apriva niente, un frammento di gesso, il tappo di vetro di una caraffa, un soldatino di stagno, una coppia di girini, sei petardi, un gattino con un occhio solo, una maniglia in ottone per porta, un collare per cani - ma niente cane - il manico di un coltello, quattro pezzi di buccia d'arancia e un telaio per finestra sgangherato".
Trovo che il gattino con un occhio solo sia semplicemente fantastico!

L'irrequietezza di quell'età e l'insofferenza per le regole è descritta bene nelle lamentele, alla fine del libro, che Huck fa a Tom. Huck, orfano adottato dalla vedova Douglas, non riesce ad adattarsi alla vita da bravo ragazzo inquadrato che ora gli viene richiesta.

"Non dirmelo, Tom. Ci ho provato, e non funziona; non funziona, Tom. Non fa per me; non ci sono abituato. La vedova è buona con me, e mi vuol bene; ma quelle abitudini non le sopporto. Mi fa alzare tutte le mattine alla stessa ora; mi fa lavare, poi mi pettinano fino a darmi le pene dell'inferno; non mi fa dormire nella legnaia; devo portare quei maledetti vestiti che mi soffocano, Tom; mi pare come che fanno passare l'aria; e sono così maledettamente belli che non mi posso mettere a sedere, né sdraiarmi, né rotolarmi da nessuna parte; non mi ficco dentro a una cantina da... be', mi sembrano anni; devo andare in chiesa e sudare e sudare... quelle rabbiose prediche io le odio! Là dentro non posso acchiappare una mosca, non posso ciancicare. Devo portare le scarpe tutta la domenica. La vedova mangia a orario; va a letto a orario; si alza a orario... Tutto è così terribilmente regolare che uno non ce la fa".

"Be', fanno tutti così, Huck".

"Tom, non cambia niente. Io non sono tutti e io non lo sopporto. È terribile stare legati così. E da mangiare arriva troppo facile... a mangiare così non ci trovo gusto. Devo chiedere per andare a pesca; devo chiedere per andare a nuotare; mi tocca chiedere un cavolo di permesso per tutto. Ecco, dovevo parlare tanto per bene che poi stavo male; dovevo andare tutti i giorni su in soffitta a sfogarmi un po', per rifarmi la bocca, o sarei morto, Tom. La vedova non mi faceva fumare; non mi faceva strillare, non mi faceva sbadigliare, o stirare, o grattarmi davanti alla gente..." (Poi in una convulsione di speciale irritazione e offesa)... "E come se non bastasse, pregava tutto il tempo! Non ho mai visto una donna come quella! Ho dovuto scappare, Tom... ho proprio dovuto. E poi, la scuola aprirà, e avrei dovuto andarci... ecco, questo non lo sopporterei, Tom.

Ho paura che i ragazzi di oggi, che vivono una vita inquadrata sin da piccoli, iperprotetta e scandita da impegni programmati, in realtà provino ancora l'insofferenza di Huck anche se non ne hanno più la consapevolezza.

giovedì 19 giugno 2008

Vi ricordate il toto-negozio?

Vi ricordate i lavori dell'ex cartoleria di fronte a casa mia?

Ebbene tra tutti i vostri suggerimenti cosi belli e fantasiosi per indovinare che cosa ci avrebbero realizzato, ci ha azzeccato Rino: "Meglio nulla, forse ci sono troppi negozi in giro".

Hanno realizzato un piccolo appartamento dove si
è trasferita una giovane coppia con una bambina.

lunedì 16 giugno 2008

Emigranti exprèss


Era il 1980. Stazione di Lecce. Ore 21 e 07. Come tutti i giorni di ogni benedetto anno, a quell'ora parte il treno degli emigranti che raccoglie le braccia da lavoro della costa adriatica d'Italia, per "fiondarli" tutti insieme fino a Milano, incollati l'uno all'altro dallo "sputazzo" che è il treno stesso. Arrivati di slancio nella capitale meneghina, gli elastici di quella fionda si allentavano, e i pallini umani venivano "sparati" chi verso la Svizzera, chi verso il Belgio, la Germania, la Francia…
Nel 1980 su quel treno c'ero anch'io. E avevo solo dieci anni. E viaggiavo da solo! Una volta al mese. Ora mi hanno dato quindici puntate sulla radio per raccontartelo quel viaggio. Non so se bastano, ma ci provo…

Ho scoperto solo recentemente questa trasmissione radiofonica andata in onda su Radio 2 in 15 puntate tra il dicembre del 2006 e il gennaio 2007. E' praticamente un monologo del giovane attore leccese Mario Perrotta che racconta i viaggi in treno che faceva bambino negli anni ottanta, tra Lecce, dove viveva la madre, e Bergamo, dove viveva e lavorava il padre. Il racconto divertente e commovente riporta storie di emigranti che il bambino Mario ha realmente incontrato e conosciuto nel corso di questi viaggi.
Io ho trovato queste puntate bellissime e non mi meraviglia il successo che ha avuto questo programma che ha ricevuto premi, è stato rappresentato in diversi teatri e di cui recentemente è stato pubblicato anche un libro.
Perrotta è straordinario nel passare dal racconto grottesco e divertente dei riti del viaggio alle toccanti storie degli emigranti. Tra le parti più divertenti c'è l'orgia alimentare della cena sul treno o la visione della diciottenne Rosa, prosperoso simbolo di femminilità materna per il piccolo Mario, o le "minchiate a piede libero" che il bambino si diverte a raccontare, o la sistemazione assurda dei viaggiatori per la notte. Tra i momenti invece più commoventi ci sono la storia di Settimo, che sbatteva la testa nel muro perché a Natale non aveva soldi per tornare dalla sua famiglia; di Virgilio, l'uomo diventato blu lavorando nelle miniere di carbone (l'agghiacciante principio secondo il quale dove passa la lanterna passa anche il corpo del minatore); di Assunta e Rocco, i quali, in un'epoca dove non ci sono ancora i telefonini, si mancano all'incontro decisivo per la loro vita; di Ugo, il bambino di 8 anni che trascorre 5 anni chiuso in una stanza in Svizzera per non essere rimpatriato osservando le "stelle" nere sul soffitto che altro non sono che puntini di muffa.
Nell'ultima puntata Mario lancia una dichiarazione d'odio e d'amore alla sua terra e lascia la parola a Med, tunisino che vive da anni in Italia. Ecco che la prospettiva si ribalta.
Le puntate di Emigranti Expréss, di cui trovate il riassunto sul sito di Mario Perrotta, sono riascoltabili sul sito di Radio 2.
Ve le consiglio caldamente.

sabato 14 giugno 2008

Ehi, tu!

Da piccoli si dà del tu a tutti. Talvolta mi provocava qualche imbarazzo il "Ciao!" che i miei figli rivolgevano a tutti gli estranei di qualsiasi età. Dopo aver dato del tu alle maestre per tutte le elementari, alle medie si fa un po' di fatica ad imparare a dare del lei ai professori. E' a questa età che si impara che bisogna rivolgersi con il lei agli adulti che non sono di famiglia.
Questa regola faticosamente imparata verrà inaspettatamente rivoluzionata dopo qualche anno, quando ci si accorgerà come in certi contesti il lei stona, diventa quasi disdicevole o comunque il sintomo di un voler mantenere le distanze. Avete provato mai ad andare in una nuova palestra e cominciare a rivolgervi all'insegnante e agli altri frequentatori con il lei? Non ci sta proprio. Siete mai andati a fare un'escursione con una associazione di trekking non conoscendo nessuno? Il tu è di rigore, indipendentemente dall'età dei partecipanti, dal ceto sociale, dalla professione, ecc.
Anche tra genitori di ragazzi compagni di scuola o di squadra ci si da del tu, in fondo siamo compagni anche noi (compagni di sventura, oserei dire).
Darsi del tu sottolinea anche l'essere dei pari grado. Lo studente universitario si rivolge riverente con il lei al professore ma appena laureato passa dall'altra parte della barricata e può dare del tu alle stesse persone che ora sono diventate colleghi ricercatori, salvo certamente dare del lei alle segretarie perché non sono sue pari.
Qualche tempo fa girando per gli stand di Terra Futura con mio figlio dodicenne ho notato un curioso fenomeno. Appena mi avvicinavo ad uno stand di un'associazione, una bottega del commercio equo o un produttore di detersivi biologici, l'approccio era: "Prego, mi dica, signora!". Dopo uno scambio di battute da dove emergeva che sono una frequentatrice di questi posti, conosco i prodotti, insomma un habitueè, si virava subito verso il tu finendo con un bello scambio di "ciao!" da ambo le parti. Come a dire: "noi che aspiriamo ad un mondo diverso, siamo tutti della stessa famiglia, no?"
"Ma come ciao?!" non ha potuto fare a meno esclamare scandalizzato il figlio dodicenne, che sta appunto nell'età in cui faticosamente si impara a dare del lei ai grandi.
C'è da capire il suo stupore sdegnato. Ma non sarebbe più facile e democratico un bel tu a tutti e buona notte?

martedì 10 giugno 2008

Il fascino di un mondo diverso



Ascoltare "Lezioni di stile", una trasmissione di Controradio di Firenze dove si parla di comportamento etico, sostenibile, di consumo consapevole, critico o comunque attento, mi fa sentire "a casa mia". E' grazie a queste persone, le stesse che incontro nei convegni e nei dibattiti organizzati da varie associazioni come i Consumattori o dallo sportello Ecoequo del Comune di Firenze o dalle botteghe del commercio equo e solidale, a Terra Futura, ecc., è grazie a queste persone che negli anni ho maturato il gusto di vivere con il "passo leggero", di fare la mia piccolissima parte per un mondo diverso.
Non è affatto una questione di rinunce. Non mi costa farmi cinquecento metri a piedi o in bicicletta per buttare un minuscolo sacchettino di rifiuti organici in attesa che mi mettano un cassonetto apposito vicino a casa (dicembre 2009!). Non mi costa sciacquare il bicchierino del caffè per riutilizzarlo almeno una decina di volte. Non mi costa affatto essere diventata praticamente vegetariana per diminuire ancora di più il mio impatto sull'ambiente. Anche Milena Gabanelli nella interessantissima puntata di Report del 13 aprile 2008 ha affermato:

"Siamo ciò che mangiamo, questo vuol dire che il cibo oltre ad essere una merce, deve avere anche un senso. L’agricoltura, riportano i testi scolastici , è alla base dell’economia e della vita. Il ciclo completo dell’agricoltura oggi, secondo gli studi della Fao incide per il 30% sul riscaldamento del pianeta, tanto per avere un raffronto, i trasporti non legati al settore dell’alimentazione incidono per il 17%. Il settore zootecnico, invece produce gas serra 296 volte più dannosi del COo2, questo è il letame. L’aumento degli allevamenti è dovuto all’aumento del benessere quindi all’aumento del consumo di carne, questo nonostante tutti gli studi medici dicano, che mangiare troppa carne fa male. Un americano ogni anno ne mangia 122 chili , un italiano 87, un cinese 50, un indiano 4. Bisognerebbe ridistribuirla meglio, ma se il modello è la nostra ingordigia si può rischiare di arrivare alla rovina del pianeta. Un hamburger di 150 grammi, prima di arrivare sulla nostra tavola ha consumato 2500 litri di acqua, tutta quella che serve per irrigare il terreno che cresce mais o il foraggio che serve ad alimentare l’animale. Ma la carne è poca cosa rispetto ad un sistema di produrre e consumare che sfugge alle ogni logica minime di tutela, della salute, del pianeta, del portafogli. Possiamo continuare a fregarcene, oppure vedere di cambiare abitudini."

Insomma cambiare le mie abitudini non mi è costato molto, anzi.
Poi però non sento che parlare di crescita economica a tutti i costi, di centrali nucleari perché pare sia impensabile diminuire il fabbisogno di energia e quindi bisogna trovare il modo di produrne di più. Sento dire che la soluzione per i rifiuti è comunque bruciarli anziché produrne di meno. Sento dire che bisogna produrre e consumare sempre di più altrimenti si fa a catafascio.

E allora mi trovo patetica. Si', lo confesso, talvolta mi guardo da fuori, con disincanto, e mi trovo patetica.

Eppure Stefano Floris nel video che ho postato sopra non mi sembra patetico, mi sembra ragionevole. Parla proprio di diminuire i rifiuti, di fare le feste con le stoviglie lavabili invece che con quelle usa e getta (nemmeno di materbi!), di portarsi le borsine di stoffa per la spesa e rifiutare i sacchetti di plastica, di fare acquisti tramite un GAS. E' veramente cosi' fuori dal mondo? E' gente radical chic che non ha problemi ad arrivare alla fine del mese e quindi si balocca con queste cose? Talvolta mi vengono questi dubbi.

E' fuori dal mondo la Gabanelli (e i suoi colleghi) per averci mostrato in televisione l'assurdità' della nostra agricoltura industriale, per la quale è conveniente economicamente solo coltivare frutta e verdura fuori stagione; l'assurdità' del prezzemolo in busta a 29 euro al chilo; lo spreco immorale della massa dei prodotti che la grande distribuzione e i mercati sono costretti a buttare?
Non so dare una risposta a queste domande. Io di sicuro mi sento patetica, ma pazienza! Mi piace sognare un mondo diverso, un mondo più leggero, un mondo immaginario, forse un po' meno moderno ma affascinante. Lasciatemi almeno il gusto di sognare un mondo cosi'.

domenica 8 giugno 2008

Fahrenheit

Uno dei miei primissimi post (quelli che nessuno legge tranne l'ottimo Rino), si intitolava Cosa salverei della TV? Probabilmente la radio. La radio è un grande mezzo che sembrava dovesse essere messo in soffitta ma che invece ancora resiste con la sua dignitosa nicchia di pubblico.
Premetto che non mi piacciono assolutamente le radio commerciali, quelle che hanno tutte il solito palinsesto e mandano una pubblicità ogni trenta secondi; quelle in cui i conduttori ridono di battute che scambiano tra loro e che io non capisco mai. Sarò vecchia, ragazzi. Che ci volete fare?
Una trasmissione che invece adoro è Fahrenheit di Radio3 del grande Marino Sinibaldi (anche se sono bravissimi anche gli altri conduttori). Fahrenheit va in onda su Radio Rai 3 dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18. Ovviamente non ho mai occasione di sentirla in diretta e quindi anche questa volta (obviously) scarico le puntate dal loro sito.
Ogni giorno a Fahrenheit presentano libri e intervistano persone su temi di attualità. Quello che mi piace è anche qui il tono pacato, la ragionevolezza con cui si affrontano le questioni anche spinose con l'intento di capire e di farsene un'idea, non certo quello di polemizzare, condannare, trinciare giudizi, sparare a zero, ecc. che va tanto di moda nelle trasmissioni televisive. L'esatto contrario della rissa dei talk show, praticamente. In questo è molto bravo Marino Sinibaldi che, oltre ad avere una cultura ammirevole, sa rendere interessante e talvolta anche divertente ogni tema.
Un'altra cosa straordinaria per una trasmissione di questo genere è il feedback con gli ascoltatori che intervengono tramite SMS o mail. Francamente mi stupisco che ci sia tanta gente che ascolta Fahrenheit piuttosto che una di quelle radio infarcite di gossip, oroscopi e pubblicità.
Vi segnalo anche stavolta alcune delle puntate che mi sono piaciute, tanto per dare un'idea di questa trasmissione, anche se sono certa che molti di voi già la conoscono:

- Storia della lettera: come gli email e gli SMS stanno segnando il tramonto della lettera scritta a mano e stanno modificando il linguaggio della comunicazione scritta. Fantastica la sfida lanciata agli ascoltatori di riassumere la propria vita in un SMS, sfida perfettamente vinta da alcuni di loro. Ascoltare per credere!

- Viaggi ecocompatibili: intervista a Leo Hickman sull'impatto ambientale e sociale dei viaggi (con intervento anche dell'ottimo Luca Mercalli). Grande meraviglia di Sinibaldi quando, chiedendo a Hickman se è venuto in aereo, scopre che invece è arrivato in treno dalla Cornovaglia con un viaggio di circa 24 ore!

- Incontro con Giancarlo Caselli in occasione di una commemorazione di Placido Rizzotto a Corleone. Mi è piaciuto per il messaggio di ottimismo e di speranza che lancia Caselli citando il fatto che negli anni novanta poteva arrivare a Corleone solo nascosto dentro l'auto per motivi di sicurezza mentre oggi per lo meno può arrivare alla luce del sole.

- Maestri e professori: Franco Fichera (professore di diritto tributario) racconta come ha insegnato ai ragazzi delle elementari cosa sono le tasse e a cosa servono attraverso una simulazione con monete di cioccolata autogestita dai bambini. L'esperimento aveva lo scopo di insegnare che la tassazione è un sacrificio di qualcosa che si ha finalizzato al raggiungimento di obiettivi collettivi.

- L'ergastolo dei diritti: intervista a Luigi Ferrarella, autore del libro "Fine pena mai", nel quale non si parla di pene da scontare, bensì del danno che subiscono i cittadini a causa di un sistema giudiziario vicino al collasso. Secondo me questo è uno dei mali principali dell'Italia ma non tutti ne hanno consapevolezza.

- Lotta di classe, lotta tra culture: una discussione che parte da un'affermazione che trovo profondamente vera "Le classi sociali descritte da Karl Marx e Max Weber non esistono più e non sono più i soldi a determinare la differenza. Per aggregare gli individui contano ora di più il gusto, le attitudini, l'educazione" come ha scritto Vittorio Sabadin su La stampa.

- Barbari e antibarbari: l'intervista all'italianista Franco Brevini, autore del saggio Un cerino nel buio, mi ha dato qualche barlume di ottimismo di fronte al declino culturale a cui assistiamo. Chissà se quello che noi giudichiamo come un imbarbarimento della società non sia semplicemente il segno che stiamo vivendo in un'epoca di passaggio. Forse stiamo provando la stessa sensazione che hanno provato tutti gli uomini che nella storia hanno assistito al cambiare dei tempi senza essere in grado di capirlo.

sabato 7 giugno 2008

E vissero senz’Ici e scontenti…

di Carlo Cornaglia

L’Ici sulla prima casa
non c’è più, tabula rasa
ne fa Silvio Berlusconi.
Ma non sentono ragioni

tutti i primi cittadini
cha han bisogno dei quattrini
per gestire le città.
Giulio arriva e…voilà!,

i quattrini saltan fuori.
Spieghiam come, se lo ignori.
Se un bambin con un sussurro
chiama il buon numero azzurro

perché viene maltrattato,
da doman trova occupato:
“Bimbo caro, sei fottuto!
Abolito è il contributo,

era un paio di milioni,
grazie a Giulio e a Berlusconi.”
“Per le metro e per i tram
contributi non ne diam!”

“Cittadin, siate felici:
voi non pagherete l’Ici,
ma dovrete camminare
perché Silvio e il suo compare

in un amen vi han fottuti
gli stanziati contributi,
centotredici milioni.”
Grazie ai tagli dei birboni,

non c’è l’ombra di un quattrino
perché il traffico marino
rimpiazzar possa il pesante
e per l’aria più inquinante

tutti creperan felici,
asfissiati e senza l’Ici.
Ce n’è pure per Lombardo,
perché ben più d’un miliardo

hanno ai siculi tagliato,
tutto quanto destinato
a autostrade, ferrovie,
acquedotti e gallerie:

l’Ici non la pagheranno,
ma di sete moriranno.
Han tagliato, ed è normale,
pure l’inclusion sociale

per i perfidi immigrati
che saranno incarcerati
perché tutti clandestini.
I felici cittadini

senza l’Ici ed il foresto
capiranno molto presto
che non mancheranno i guai
nel Nordest senza operai.

Ma la cosa vergognosa
fu il tagliare i fondi rosa,
pochi, sol qualche milione,
da usar per la prevenzione

di ogni forma di violenza
sulle donne. Un’indecenza.
Solo un simbolo, poiché
i quattrini erano, ahimé,

veramente molto scarsi,
ma anche i pochi son scomparsi.
Grazie a Silvio e al suo lacché
non sapremo mai perché

gli italiani son felici.
Se perché non pagan l’Ici
o perché menan la moglie
e nessuno gliela toglie.

[da MicroMega online]

mercoledì 4 giugno 2008

Foresta tropicale?

No! E' il nostro giardino responsabile!

Qualcuno sa suggerirmi per caso un impiego di una qualche utilità per la parietaria?

lunedì 2 giugno 2008

Lo shopping che mi piace

Chissà perché alle femmine piacciono tanto i vestiti! Persino a me, che sono molto poco civetta, detesto la moda, lo shopping e le vetrine e sento il mio cuore sanguinare ogni volta che compro un capo con scritto made in Bangladesh, lo ammetto, dà una qualche eccitazione mettermi un vestito nuovo, valutare se mi sta bene o no, cambiare look, ecc. Non è questione di seduzione, non credo. Credo proprio che sia un piacere frivolo e personale, indipendentemente dal fatto che qualcuno lo noti oppure no. Su questo le mie lettrici mi diranno la loro. Ma non è di questo che volevo parlare.
Da quando, purtroppo o per fortuna, sono diventata una consumatrice critica e attenta al valore etico di ciò che compro, non mi compro quasi più nulla di nuovo da vestire. Sia perché quasi tutto quello che si trova in vendita è frutto di sfruttamento di manodopera a basso costo nei paesi del terzo mondo (la Guida al vestire critico e la Campagna abiti puliti insegnano che ormai non si produce più niente in Italia che non sia qualche capo di alta moda), sia perché ormai la produzione delle fibre tessili, cotone in primo luogo, è fonte di grande inquinamento, sia perché, secondo il principio della riduzione di rifiuti, non sta bene buttare un capo che è ancora in buono stato.
Insomma tutti questi principi (o queste paturnie, se volete) fanno sì che, a parte qualche maglietta solidale, mi metto le stesse cose da 20/25 anni che sono ancora buone e forse anche gradevoli ma che mi sono venute profondamente a noia. Ogni volta che faccio il cambio di stagione sposto da un armadio all'altro, da anni, sempre le stesse cose con una tristezza sempre più profonda. Poi mi dico anche che non è l'acquisto di un singolo capo che farebbe la differenza. Io vorrei cambiare proprio la maggior parte del mio guardaroba. Mission impossible!
Ed invece ho trovato la soluzione che concilia tutto: principi etici, civetteria, riduzione dei rifiuti, boicottaggio delle industrie tessili, ecc.: il mercatino dell'usato di Mani Tese.
So già che mi prenderete per matta, per una fanatica, fuori dal mondo e anche un po' talebana, però io sono contenta. Sabato scorso ho portato tre sacchi di miei vestiti ancora buoni ma di cui non ne posso più e sono tornata con un sacco di vestiti usati ma in buone condizioni. Con 48 euro ho comprato: 5 camicette, 1 maglietta, 1 gonna (foto), 1 paio di bermuda, 1 paio di pantaloni un po' orientaleggianti (foto) (che hanno suscitato il disgusto dei miei figli perché non si portano a metà glutei), 1 giacca di maglia, 3 giacche e 1 gilè di pelle un po' stile figlia dei fiori (foto)(ovviamente non comprerei mai un capo di pelle nuovo!!!).
Niente produzione di rifiuti perché la mia roba la rivenderanno (o la daranno gratuitamente a chi ha bisogno), niente soldi alle perfide industrie che delocalizzano e sfruttano la manodopera del terzo mondo, un po' di novità nel mio guardaroba.
E adesso prendetemi pure per matta. Io sono contenta così.