domenica 26 luglio 2020

Elogio del blog

Domenica pomeriggio. Silenzio in casa. I ragazzi sono al mare. Il marito su in mansarda a leggere. I vicini non ci sono. Poche auto passano lontane. Solo il rumore ritmico della lavapiatti che mi procura qualche sonnolenza.
Penso a quando, una decina di anni fa, per me era normale, in questo contesto, sedermi sul divano con il computer davanti e cominciare a scrivere qui, impressioni, sentimenti, riflessioni, novità, segnalazioni. Da quanto tempo non lo faccio più!
Non che non usi il portatile, anzi, lo uso quasi sempre nel pur poco tempo libero. Prima viene il lavoro, la cura della casa e della persona, la cucina, i familiari, far compagnia alla mamma, i bucati, il fitness, le questioni burocratiche, il giardino. E alla fine quando proprio proprio ho fatto tutto quello che mi sono ripromessa (tipicamente la sera), mi siedo sì sul divano, ma per rilassarmi mi metto a scorrere Twitter. Sì, Twitter assorbe quel poco di tempo libero che ho. Sto attenta a selezionare gli account, cerco di trattenermi dal seguire tutto quello che mi incuriosisce, evito di leggere i commenti. In questo modo lo trovo stimolante ed è praticamente la mia fonte di informazione.
E così alla fine Feedly (dove sono raccolti i blog che seguivo) non ho mai tempo di leggerlo. Ma oggi, in questo caldo pomeriggio di luglio prevacanze, mi è venuta voglia di sfogliarlo e mi sono letta diversi post, alcuni molto interessanti. Qualcuno molto bello di Marina che mi ha fatto riflettere e poi diversi di Loredana Lipperini (ma come si fa dopo anni e anni a tenere ancora un blog su Kataweb?) che mi sono piaciuti tanto che, come riflesso automatico, mi scattava la manina sul mouse per cliccare "mi piace". Ah già! Sui blog non c'è il "mi piace"! Sui blog bisogna commentare.
Scorro Feedly come si sfoglierebbe un vecchio album di foto di famiglia. Riaffiorano tutti i blog a cui mi ero abbonata. Tanti argomenti diversi: antifascismo, ambientalismo, femminismo, antimafia. Tutti abbandonati da chi li aveva aperti. Il blog non va più. E' obsoleto. Onore quindi a Marina ed a Loredana Lipperini (primo post novembre 2004) per la loro costanza!
Non siamo più abituati a leggere un testo lungo (o medio lungo), a seguire un ragionamento articolato, a concentrarsi un po' di più di quello che richiede una frase ad effetto o uno slogan. Soprattutto non siamo più abituati (e purtroppo io non sono più abituata) a prendersi tempo, tempo per capire, tempo per riflettere, tempo per rielaborare. Quello che fa mio figlio maggiore di mestiere (beato lui) e che io facevo da ragazza (tanto, pensavo tanto) e che ora non faccio più.
Mi manca questa attività. Mi manca questa mia dimensione. Ma è inutile che mi faccia promesse che so che non manterrò.

(PS ora ci starebe un'immagine. Potrei cercarne una attinente su internet o potrei mettere una foto recente delle mie adorate piante, ma no, non ci metto nulla. Oggi è tempo di parole.)