lunedì 27 agosto 2018

La memoria degli orrori del passato ci serva per non smarrire la nostra umanità



Il piccolo paese della Lunigiana dove trascorro le mie vacanze e dove mi rifugio appena posso fu teatro, il 19 Agosto 1944, di un brutale eccidio ad opera delle SS di Walter Reder dove morirono 159 persone. Tutti gli anni la strage viene ricordata con una cerimonia preannunciata da manifesti e da uno striscione che, nei giorni precedenti, viene affisso sotto casa mia. Quest'anno la sera del 18 non vedo lo striscione e mi viene un colpo. Possibile che non si faccia niente? 
Per fortuna, si trattava solo di un ritardo. Mi sveglio al mattino del 19 e lo striscione è lì.
Vado così a Valla, la località dove furono massacrati i civili, donne, vecchi e bambini, ed assisto al discorso del Sindaco, dell'assessore regionale e del presidente dell'associazione dei familiari.
Tornando verso casa penso che tutto ciò può sembrare routine, stanco rito, vuota rievocazione di fatti lontani. Eppure mi dico che no, non è così. In questi tempi bui, dove sembra che si stia perdendo il senso di solidarietà umana, la pietà minima, basilare verso chi soffre, dove sembra regnare l'indifferenza se non addirittura l'odio, in questo periodo nel quale apro i social e rabbrividisco nel leggere gli insulti di cui sono capaci le persone, è bene ricordare a cosa porta tutto ciò.
Ed è bene anche sapere a cosa può arrivare il consenso di una folla, tenuta nell'ignoranza e opportunamente sobillata. Si pensi al massacro di 42 ebrei accaduto a Kielce (Polonia) il 4 luglio del 1946, cioè ben un anno dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (lo racconta molto bene Paolo Soldini in questa puntata di Wikiradio).
Che la memoria dei morti di San Terenzo e Bardine quindi ci serva sempre da bussola.

sabato 25 agosto 2018

La cisterna d'acqua, l'arcobaleno e la siepe di lauroceraso. Diario del nostro podere. Quindicesima puntata


Agosto 2018 

Mentre la città bolle nella sua allerta caldo da bollino rosso, qui in campagna almeno si respira, soprattutto la notte, anche se il grazioso termometro a forma di fiore che abbiamo comprato segna sulla terrazza anche 40 gradi il pomeriggio. 
Cerchiamo di innaffiare le nostre piante il più possibile perché non si vede una goccia d'acqua, neanche un temporale estivo. L'hibiscus dai fiori bianchi non ci ha perdonato l'ultima assenza ed è definitivamente seccato. Per fortuna l'altro hibiscus e le bignonie si sono ripresi. Scopro invece che uno dei cespugli di lavanda appare completamente secco. Probabilmente, essendo il primo della fila, ce lo siamo dimenticato durante le innaffiature. 
Aiutare le nostre piante a superare la siccità è il principale compito agricolo di questo periodo. E su questo la grande svolta è la realizzazione di un impianto che pesca dal pozzo che abbiamo scoperto in cantina. Quando finalmente l'idraulico si rende disponibile e lo collega ad una graziosa fontanella nel giardino pensile, la sorpresa più gradita è che, non solo nel pozzo l'acqua c'è, ma si tratta addirittura di una bella cisterna con la volta a botte che occupa la superficie di tutta la cantina e che ha quindi immagazzinata una bella quantità di acqua persino ora a fine estate. Fantastico! La vigorosa pressione della pompa elettrica permette di irrorare persino i due iperici in cima al podere! 

La manutenzione del lungo muro che divide la terrazza dal podere è un classico delle vacanze agostane. Il murales 2016 va restaurato, quello 2017 va protetto mentre per il tratto restante (che si estende lungo tutta la casa) bisogna partire dall'imbiancatura di base sulla quale decidiamo di realizzare un grande arcobaleno di 180 gradi. Il paesaggio apuano realizzato nel 2016 con la spugna dalla mia amica S. purtroppo è completamente cancellato dalle intemperie. Per fortuna la nostra cara S. torna a trovarci e ne realizza una nuova versione più scura e, speriamo, più duratura. Anche a mio figlio minore e alla sua fidanzata chiediamo un contributo pittorico sul murales “albero degli ospiti”. Lui aggiunge così un pitone attorcigliato ad un ramo dell'albero (ispirato al linguaggio informatico su cui ha fatto la tesi) e lei realizza una foglia con dentro un fiore che sembra un po' un cammeo. Speriamo che i primi temporali di agosto (siamo già al 13), benedetti per le nostre piante, ma arrivati quando la vernice non è ancora ben asciutta e soprattutto prima che riuscissimo a dare il protettivo, non abbiano pregiudicato le loro opere. 

Partiti i nostri ospiti, ci concentriamo sulla potatura della lunghissima siepe di lauroceraso che dà sulla strada. R ha già sistemato quella che affaccia sulla terrazza con un drastico dimezzamento. Massacrante il taglio ma anche il trasferimento degli sfalci sul nostro accumulo che sta raggiungendo un'altezza esagerata. Quando siamo a fare l'ultimo terzo, ci viene in mente che non sarebbe male esteticamente lasciare alti un paio di lauri che vengono su belli dritti per dar loro la possibilità di crescere ad albero. Nel campo della nostra vicina infatti c'è un lauroceraso ormai divenuto un bell'albero possente che forse rivela la vera natura della pianta, sempre costretta al nanismo da siepe.

Le mele tipo renette sono sempre piccole ad inizio agosto ma poiché gli uccelli le stanno beccando perché sono belle dolci, decidiamo per la raccolta ricavandone circa 3,5 kg e 11 barattoli di marmellata (nella quale mettiamo però anche qualche mela rotella acerba per fare volume). I nostri tre alberi di mele rotelle ne fanno cadere tante ogni giorno che noi recuperiamo perché valide comunque cotte o nelle torte o per marmellate. Con la fine di agosto (e purtroppo anche delle vacanze), si comincia a raccogliere gli squisiti fichi e persino qualche noce. In attesa dell'autunno, tempo di raccolto, preannunciato dai bei pennacchi dell'erba della Pampas. 

martedì 14 agosto 2018

I saluti con la pioggia mettono sempre malinconia


Dopo averci lasciato il loro gradito contributo sul "muro degli ospiti", stamattina sono ripartiti  mio figlio, la sua ragazza e la nostra cara amica S. compagna dei nostri cammini. Ed ecco che salutandoli ho provato la stessa sensazione di tristezza descritta due anni fa. Saranno stati i temporaloni di stanotte, saranno le giornate che si accorciano, sarà che il periodo più caldo dell'anno è passato. Eppure la malinconica sensazione di fine vacanze mi prende, anche se in realtà manca ancora una settimana di ferie.



La casa è ritornata silenziosa ed io e il mio compagno ci rinfiliamo i guanti da lavoro e continuamo la drastica potatura della lunghissima siepe di lauro.
Lo so: anche l'autunno sarà bello, e perché no, anche l'inverno con le serate davanti al camino. E se l'emozione della poderosa cometa che abbiamo avvistato due sere fa sarà alle nostre spalle, ci saranno i bulbi da interrare, gli alberi da potare e di nuovi da piantarne (già ci attendono un alloro e un hibiscus ad alberello lasciati a balia dal vivaista).
Tuttavia ci saranno anche le preoccupazioni e le ansie: la malattia degenerativa di mio padre, il futuro professionale incerto di mio figlio, la situazione del nostro incattivito paese.
Non pensiamoci adesso. Infiliamo le scarpe comode e facciamoci la nostra camminata di due ore nella sempre più amata terra di Lunigiana.