Sono passati due anni e ci manchi sempre molto, babbo. Non oso pensare come avremmo fatto a gestire la tua malattia in questo periodo di pandemia e di lockdown. Non oso pensare alla mamma confinata in casa con te, a regredire giorno per giorno, oppure, ancora peggio, a te nell'RSA senza possibilità nemmeno di quelle brevi visite durante le quali ti si illuminava lo sguardo nel vedermi. Nell'impossibilità di averti nel pieno possesso delle tue facoltà, meglio che tu non abbia vissuto questo periodo, babbo.
Sto digitalizzando le tue lunghissime e numerosissime riprese fatte con la telecamera. Le vostre vacanze, i nipoti piccoli al mare con voi, i compleanni, i Natali. Quanto ci hai lavorato, babbo caro! Quanto tempo ci hai dedicato! Ti consideravamo un po' fissato, sempre con questa telecamera in mano, ma ora mi fa un piacere immenso poterti rivedere e sentire come se tu fossi qua, come se il tempo e l'Alzheimer non ti avessero portato via. Grazie, babbo!
Ho visto anche le riprese degli spettacoli che facevi a beneficio degli anziani. Tu e il tuo amico impegnati a cantare, raccontare barzellette e recitare commedie. Ne hai fatte di cose divertenti. Hai fatto proprio bene, babbo! La vita è così breve, così effimera. Tuttavia "non c'è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale" come dice la brava Szymborska nel passo che ho fatto collegare al tuo albero. Un acero che ho fatto piantare dal Comune in tua memoria. Spero sia forte e spero di vederlo coprirsi di tenere foglie verdi la prossima primavera.
"Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia stata immortale.
La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.
Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto."
Wislawa Szymborska (Sulla morte senza esagerare)