Quando ero giovane, io nata e cresciuta tra i palazzi di periferia, non concepivo altro posto dove vivere.
E invece ora non sopporto più la città. Qualsiasi città (che poi sono tutte uguali).
Con il suo asfalto che d'estate ribolle e puzza di escrementi.
Con le lattine e le bottiglie di birra abbandonate sui marciapiedi.
Con i rifiuti abbandonati accanto ai cassonetti.
Con le cicche buttate dappertutto, tanto che non ci facciamo più caso.
Con il sottofondo del traffico che non ti abbandona mai, dal camion al motorino smarmittato, dall'autobus all'ambulanza, ai clacson.
Con la sua aria intorbata di fumo delle caldaie di inverno e di scarichi roventi dei condizionatori d'estate.
Con le sue code di automobili e di persone.
Con le biciclette che sfrecciano sui marciapiedi o controsenso.
Con i pedoni che si attardano sulla pista ciclabile impedendoti di passare.
Con i marciapiedi dissestati, i muri scrostati o scarabocchiati.
Con la sua fretta e il suo correre non si sa bene dove.
Temo di essere diventata misantropa, ma provo sempre di più bisogno di fuggire in campagna.