6 decadi, 720 mesi, 3128 settimane, 21.900 giorni, 525.600 ore (e qui mi fermo nel giochino).
Entro nella settima decade della mia vita. Fa un certo effetto.
Come mi sento? Non male, tutto sommato.
I segni del tempo si vedono e si sentono: le rughe, i capelli bianchi, l'udito e la vista sempre più scarsi, l'artrosi all'anca, la pelle sempre meno elastica, la libido svanita, l'insonnia peggiorata.
Tuttavia tengo botta: sono riuscita (con impegno e fatica quotidiana) a mantenere il mio peso forma, buona massa muscolare, massa grassa sotto la media, discreta memoria. Non mi spaventa la fatica né fisica né cerebrale. Non mi scoraggio di fronte alle novità che il mio lavoro mi chiede.
So che è un fragile e delicato equilibrio. So che alla mia età basta una sciocchezza per scendere un gradino verso la decadenza. "E' una guerra di trincea", come diceva il guru della mia palestra. E so che sono una privilegiata e che non posso lamentarmi di certo.
La paura del futuro c'è tutta e mi accompagna. Non ho paura della morte. La morte mi fa girare le scatole perché cessa tutto questo bel gioco che è la vita, ma significa solo che io non ci sono più, esattamente come non c'ero prima del 25 dicembre del 1962. Mi spaventa invece (e tanto!) la malattia (che non ho mai accettato, nemmeno per il più piccolo raffreddore), la sofferenza, il non riuscire più a fare le cose, non parliamo poi della perdita di autonomia a tutti i livelli fino a quello che pregiudica la dignità del vivere. Questo mi terrorizza e questo cerco di scongiurare con tutte le mie forze e con tutto il mio impegno, sperando nella buona sorte.
Buon compleanno a me! Buona nuova decade, Artemisia!