Quando eri giovane (ed io una bambina) mi ricordavi un po' Gianni Morandi. Probabilmente per la pettinatura ma anche nei modi. Tra i cognati eri considerato "quello di campagna" perché venivi dall'Umbria e avevi una parlata un po' ruspante. Però eri un compagnone. Mi ricordo i frizzi e lazzi con mio padre e con l'altro zio che frequentavamo. Mi ricordo quando ti ho sentito dire raggiante: "Vittorio, ho convinto la suocera a votare comunista!" e via grandi risate.
E poi ti ricordo quel giorno che ti incontrai al parco, camminando con fatica dopo l'ictus, cercavi di tenerti in esercizio. Hai guidato la macchina finchè hai potuto, come una scommessa contro la decadenza fisica che incombeva.
E poi ti ricordo alla festa per i settanta anni della zia, quando guardavi il video di ricordi che abbiamo montato io e mia cugina e ti colavano copiose le lacrime per la commozione mostrando così tutta la tua fragilità di anziano.
Dopo gli ultimi anni di dolore e malattia, ora puoi riposare in pace, caro zio.