Una di queste sere ho visto il film "Una stagione da ricordare". Non è un gran film ma a me è piaciuto molto perché mi sono entusiasmata durante le scene sulle partite di pallavolo. Improvvisamente, come una madeleine mi sono tornati in mente gli anni della mia giovinezza, tra i sedici e i ventidue anni, quando giocavo a pallavolo.
Non eravamo una grande squadra, anzi, perdevamo quasi sempre, ma mi divertivo tanto, cioè "divertivo" non è il verbo giusto. Mi dava grandi emozioni: gioia quando facevo punto con una schiacciata (ero martello) ed esplodeva l'esultanza del pubblico e delle compagne, rabbia quando sbagliavo, paura quando andavo alla battuta o quando ero in ricezione, eccitazione quando riuscivamo a "sentire" la partita e ci caricavamo l'una con l'altra. In quegli anni pensavo che mai mai nella mia vita avrei smesso di giocare a pallavolo. Tant'è che continuai anche quando, finita la scuola, cominciai a lavorare, nonostante la stanchezza degli allenamenti serali. Tant'è che, chiusa la squadra, andai a giocare in un'altra ben più lontana da casa mia. Ecco che però, durante quell'ultimo anno, capii che qualcosa si era rotto. Era scattato qualcosa e cominciai ad annoiarmi e a percepire il tutto come un rito. A quel punto l'impegno di tre sere a settimana più la partita nel finesettimana, i viaggi in motorino, soprattutto di inverno col freddo ed il mal tempo, cominciarono a pesarmi. Ma soprattutto la pallavolo non mi dava più sufficienti emozioni per giustificare il sacrificio e smisi.
Fu la prima volta che capii che una passione, di qualsiasi tipo, è come un fuoco e, come tale, capita che si spenga. Ne ho attraversate altre nella mia vita di varia durata ed intensità di emozione.
Dal 2005 al 2010 ho fatto una quindicina di viaggi a piedi con lo zaino in gruppo e con la guida. Ne ho parlato anche in questo blog. In alcuni di questi ho provato grandi emozioni e alla fine dei viaggi più belli e più riusciti non vedevo l'ora di segnarmi al prossimo tanto che pensavo che avrei fatto tutto il catalogo di quella associazione e poi avrei attinto a quello di un'altra. Poi anche lì è scattata la molla: durante l'ultimo viaggio (che pure mi piacque) percepii una sorta di stanchezza per il rito di fare conoscenza col gruppo, conoscere persone magari anche interessanti ma che sapevo che non avresti visto più (solo con la mia cara amica S. si è sviluppata una vera amicizia che ha vinto il tempo e la distanza). Percepii distintamente che dietro il lavoro della guida c'era sì leggittimamente il guadagno ma che la voglia di alimentare il proprio ego era maggiore di quella di trasmettere ai partecipanti qualcosa in cui si crede (non ultimo la speranza di fugaci avventure). Passione finita.
Dal 2011 al 2016 ho partecipato ad una decina di campi di Libera sulle terre confiscate alla mafia. Anche in quel caso forti emozioni: vedere il coraggio dei lavoratori delle cooperative che sfidano il loro difficile contesto, ascoltare le testimonianze dei parenti delle vittime, imparare tante cose sul lavoro agricolo e sul contatto con la terra (per me, cittadina, elemento alieno) e anche, perché no, il rapporto di me adulta con i giovani ventenni, ascoltarli con umiltà e ammirazione. Poi lo scatto della molla: un campo poco interessante e soprattutto il limite dei 35 anni sancito sul catalogo allo scopo ovviamente di scoraggiare la partecipazione di una ultracinquantenne. Passione finita
Ci sono passioni che purtroppo ho dovuto abbandonare, con grande dispiacere, per questioni di salute: le escursioni in mountain bike nel 2004 che mi causavano problemi alla schiena, i pellegrinaggi a piedi con la mia amica S. a causa della coxartrosi. Per queste la molla non è scattata ma ho dovuto fare buon viso a cattivo gioco.
La mia passione principale da qualche anno, si sarà capito, è il mio podere in Lunigiana. Mi dona emozioni sbirciare su questo pezzo di terra ogni più piccolo cambiamento, ogni cosa che succede ad opera di un essere vivente: un ragno che fa una ragnatela, una piantina spontanea che nasce, il lombrico che migliora il terreno, una pianta che si riprende grazie alle mie cure, una farfalla particolare che si posa su un fiore, un albero che fiorisce, i frutti che maturano. In questi anni la cosa che desidero più di tutti è abitare là e poter assistere tutti i giorni allo spettacolo della natura in questo piccolo impervio pezzo di terra in collina.
Quanto durerà? Scatterà anche per questa la molla? Ne sono certa. Posso solo sperare che avvenga prima che l'età e il fisico mi impediscano di andarci (cosa che sicuramente avverrà). Così non dovrò piangere e rassegnarmi ma semplicemente passare ad un'altra passione.
Perchè le passioni, cioè quelle attività che ti donano emozioni, sono la benzina della vita. Guai a non averne!
Io in partenza dalla mia casa in campagna dopo quattro settimane |