mercoledì 30 aprile 2008

Pensieri notturni


Chissà perché la realtà ha tutto un altro aspetto la notte. Quando ci svegliamo in mezzo alla notte, appena acquisito un minimo di coscienza, ci balzano subito alla mente i problemi non risolti, le cose lasciate a mezzo, le scelte che incombono, le ansie che avevamo faticosamente accantonato.
Capita talvolta che nella notte ci venga in mente, come per magia, una soluzione a cui non avevamo pensato durante il giorno. E ci chiediamo come sia stato possibile non averci pensato. Era così semplice e banale!
Capita altre volte che ci sovvenga un qualcosa che abbiamo dimenticato di fare come se una sorta di vocina, fino ad allora coperta dal frastuono, finalmente nel silenzio emergesse a ricordarcelo.
Ma assai più spesso capita che ci afferrino i dubbi e le angosce e allora addio sonno! Esse sono lì, ingigantite dal buio e dal silenzio e non sarà per niente facile scacciarle dicendosi: "Inutile arrovellarsi adesso che non posso fare niente, ci penserò domani!"
Ma perché la notte tutto sembra diverso?

martedì 29 aprile 2008

Il sacco di Roma

Il Sacco di Roma del 24 agosto 410 condotto dai Visigoti di Alarico I ebbe una immediata risonanza in tutto l'Impero e fu avvertito come evento epocale. Venne visto da sant'Agostino (nel De civitate Dei) come segno della prossima fine del mondo o della punizione che Dio infliggeva alla capitale del paganesimo.
(da Wikipedia)

Cerchiamo di riaverci dalla barbarie prima che arrivino i Lanzichenecchi!

PS l'avevo detto io che non era ancora il caso di togliere completamente il nero dal layout del blog!

sabato 26 aprile 2008

Riflessioni di primavera

Dal diario di Artemisia:
14 aprile 1985
Oggi ho fatto una magnifica passeggiata tornando dal concerto di pianoforte. Ho percorso i lungarni da Piazza Ognissanti attraverso tutte le Cascine. Tirava vento ma il cielo era di un colore straordinario. Il sole basso sull'orizzonte non scaldava più ma abbagliava riflettendosi sulla superficie dell'Arno increspata dal vento.
E' stato un momento di particolare tranquillità per il mio animo. Uno di quei momenti in cui senti placarsi "le torme delle cure" e ti sembra di tenerti saldamente in mano. Posando lo sguardo sulle tenere foglioline spuntate sui rami degli alberi, pensavo a come, tra tante insicurezze e tanti dubbi, una sola cosa mi sembra certa: che la realtà non ha mai una sola faccia, la verità non è mai una sola.
Così pensavo che, è vero, io sono la donna-ragno che divora gli uomini dopo averli posseduti, ma se mi si guarda da un'altra angolazione sono anche una tenera bambina che ha tanto bisogno di affetto.
E così ognuno di noi ha un lato morbido e vulnerabile ed un lato aguzzo e tagliente e siccome siamo costretti a vivere in uno spazio limitato capita che facciamo del male o veniamo feriti a seconda del lato che mostriamo o che ci mostrano.
...
Giornate come oggi costituiscono una sorta di "quiete dopo la tempesta" in cui mi tocco, faccio il resoconto di ciò che ho perso e di ciò che mi rimane, mi accorgo di essere cresciuta e mi dico "Si ricomincia!". Una sorta di rinascita senza però nessuna enfasi e nessun atteggiamento trionfalistico.
Un'altra cosa che pensavo oggi passeggiando è che non sarebbe stato possibile far capire ad un altro ciò che sentivo. Ma nella pace in cui ero non mi interessava per niente comunicarlo, mi bastava provarlo. Quello era lo stato d'animo del momento. In realtà domani sentirò di nuovo quel qualcosa dentro che spinge e sentirò di nuovo il bisogno di parlare, di comunicare e questo mi porterà a "svendermi" e cioè ad affidare dei pezzi di me nelle mani di chi non saprà cosa farsene, e questa è la "prostituzione".
In definitiva viviamo nel binomio incomunicabilità-prostituzione ma non abbiamo altra via d'uscita. O scegliamo l'incomunicabilità e viviamo soli "al centro della terra", oppure ascoltiamo la spinta interiore alla ricerca di comunicare e ci sdiamo agli altri che, in perfetta buona fede, traviseranno quello che metteremo loro davanti.
Tutto ciò è amaro ma non riuscivo ad essere triste con quel cielo così intenso e quel sole che giocava con le tenere foglioline verdi.

Foto: in bicicletta lungo l'Arno (25 aprile 2008)


giovedì 24 aprile 2008

La Resistenza "Con cuore di donna"



Radici Resistenti - 25 aprile 250 blogger

Volendo aderire all'iniziativa del blog Mondine 2.0 di fare un post per il 25 aprile, per una singolare coincidenza ho finito proprio ieri sera il libro di Carla Capponi "Con cuore di donna. Il Ventennio, la Resistenza a Roma, via Rasella: i ricordi di una protagonista". Lo spunto di leggere questo libro me lo aveva dato uno dei tanti preziosi post di Marina. Il libro racconta, con stile asciutto, i primi vent'anni di vita di Carla, morta nel 2000, e in particolare la sua esperienza nella Resistenza romana compresa l'organizzazione e l'esecuzione dell'attentato di via Rasella. Colpisce il carattere deciso e temerario di questa ragazza che non si accontenta di avere una parte di supporto ma vuole essere protagonista delle azioni più pericolose con un sangue freddo incredibile. Un eroina? Carla nell'introduzione del suo libro rifiuta questo appellativo (anche se le fu conferita la medaglia d'oro al valor militare):
"Sento che occorre convincere i giovani di oggi che ognuno di noi fu esattamente un giovane come loro, stretto fra dubbi e paure, convinto di non fare nulla di così eccezionale, di "storico", ma di compiere un dovere civile che ha finito per coinvolgere tutti in una sola volontà, sostenuta dalla speranza di liberazione."
Leggendo la vita quotidiana nel periodo successivo all'8 settembre 1943 a Roma, mi ha colpito la sensazione di continuo pericolo unita a tutti i tipi di privazioni. Oltre a Carla e ai suoi compagni, anche le persone comuni correvano continuamente dei rischi. Come il portiere che la nasconde in cantina, Duilio, e che, scrive Carla, "coraggioso e gentile, dotato di grande sensibilità, quando fu arrestato seppe tacere e resistere alle atroci torture che lo avrebbero reso invalido per il resto della vita". Oppure le donne che disperatamente assaltano i forni in molti quartieri di Roma, dieci delle quali furono trucidate il 7 aprile del 1944 al ponte dell'Industria e "lasciate a terra tra le pagnotte abbandonate e la farina intrisa di sangue".
Sarebbero capaci gli Italiani di oggi di alzare la testa e reagire in questo modo per difendere la libertà? Io credo di sì. Scrive Carla ad una studentessa alla fine del secolo scorso: "Sono certa che tu avresti superato con "coraggio", che è poi la vittoria sulla paura, tutto quanto è toccato a me e a milioni di donne, di uomini in Italia e nel mondo."

martedì 22 aprile 2008

Tutta la vita davanti

Un po' di tempo fa ho letto il libro di Michela Murgia "Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria" che racconta un mese di lavoro in un callcenter in cerca di vittime a cui vendere un apparecchio al triplo del suo valore di mercato. Romanzo divertente e amaro.
Il film di Paolo Virzì "Tutta la vita davanti" prende spunto dal libro ma va oltre in un affresco surreale ma purtroppo anche realistico dell'Italia, della condizione dei precari, della miseria culturale diffusa.
Mentre il libro della Murgia è focalizzato sulla denuncia dell'azienda e dei suoi metodi, il film di Virzì, pur riportando fedelmente l'assurdità di questo mondo squallido e crudele, costruisce intorno tutta una serie di personaggi e di storie che arricchiscono il quadro. La vicenda è vista con gli occhi di Marta, laureata con 110 e lode in filosofia e finita a fare la telefonista precaria. A Marta, che per fortuna mantiene saldo il suo sguardo disincantato e la sua sensibilità, non sfugge la tragicomicità del balletto quotidiano a cui sono costrette le telefoniste per caricarsi ad inizio giornata, né la disperata perfidia della coordinatrice (un'ottima Sabrina Ferilli), né la disarmante fragilità della sua coinquilina, più immatura della figlia di cinque anni, nè il terrore del venditore Lucio2, sempre sull'orlo di una crisi di nervi, né il finto idealismo del sindacalista (il bravo Valerio Mastrandrea), rivelatosi più marpione degli altri.
Qualche forzatura l'ho trovata nella storia del capo e della coordinatrice, mentre mi è piaciuta molto l'idea dell'accostamento tra il mondo del callcenter, quello del Grande Fratello e la caverna di Platone. Tanto da far dire con stupore ai "filosofi" costretti per campare a fare gli autori del reality: "Ti interessa davvero? Ah, ma allora non è solo un programma per cerebrolesi?"
Film allegramente feroce, comico e amarissimo. Da vedere.

sabato 19 aprile 2008

La storia siamo noi

Sarà perchè la storia è una mia grande passione, ma penso che conoscerla sia fondamentale per capire tante cose del nostro tempo, come ci insegna il buon Rino. Quello che siamo e il mondo in cui viviamo sono il frutto di più di due milioni di anni di presenza dell'uomo sulla terra. La nostra piccola esistenza individuale non è niente senza quello che è stato fatto, pensato, creato, inventato, scoperto da chi ha vissuto prima di noi.
Spesso mi accorgo che lo scarso senso civico delle persone è dovuto anche ad una profonda ignoranza della storia. Ogni tanto qualcuno se ne viene fuori con un'idea che gli sembra inedita e rivoluzionaria mentre, guardando il passato, si scopre che quella soluzione è già stata sperimentata e magari è risultata fallimentare. Si dimentica sempre che bisogna fare tesoro delle esperienze di chi ci ha preceduto.
Inoltre, mentre un'idea della storia fino alla Seconda Guerra Mondiale quasi tutti ce l'hanno, perchè l'hanno studiata a scuola (magari male), della storia del Novecento non sappiamo nulla. Io mi rendo conto che tante volte sento citare fatti accaduti negli ultimi cento anni dei quali so poco e niente.
Ed è per questo che ritengo preziosissimo un programma di Rai Educational come "La storia siamo noi", che secondo me andrebbe fatto vedere in tutte le scuole. E' un programma che ovviamente va in onda in orari da amatori (le 8 del mattino o le 23.30). Non sia mai che i telespettatori possano pericolosamente arricchire la loro cultura! Però chi ha la fortuna di avere l'accesso ad internet può vedersi le numerosissime puntate sui temi più disparati direttamente sul sito. Personalmente ne ho viste un bel po', ma ne ho altrettante da vedere.
Vi sono puntate interessanti ma piuttosto impegnative come quella sul XX congresso del PCUS o quella sulle elezioni italiane del 1948 . Ma ci sono anche puntate leggere ma altrettanto interessanti come quella sulla storia delle radio libere o quella sulla Barilla o quella che mi ha riempito di una indicibile nostalgia su Giochi senza Frontiere.
Altre puntate mi hanno fatto capire meglio personaggi, periodi e fenomeni che conoscevo solo superficialmente (gli anni di piombo, Ustica, la storia dell'Alitalia, la rivolta di Ungheria del 1956, il colera a Napoli, la storia degli orfanotrofi).
Altre mi hanno appassionato come quelle sulla mafia (da Petrosino, a Falcone, Borsellino, alle donne di mafia), ma anche quella sul movimento femminista, su Fidel Castro, Don Milani, sul sindaco La Pira, sull'alluvione a Firenze, su Anna Politkovskaja.
Insomma questo elenco lungo ma non esaustivo per dire che vi si trova di tutto. So quale sarà l'obiezione dei miei colti amici: 50 minuti di documentario non approfondiscono certo un argomento quanto un libro. Sì certo, ma visto che il mio tempo medio di lettura di un libro è di circa tre mesi, credo che comunque un documentario sia un buon punto di partenza per decidere quali argomenti approfondire e quali no.

venerdì 18 aprile 2008

Cosa ci verrà?



Proprio avanti a casa mia c'era una cartoleria che faceva molto comodo, soprattutto la mattina prima di andare a scuola cioè quando, puntualmente, i miei figli si accorgono che serve loro un quaderno particolare o i fogli a protocollo o qualche diavoleria per il disegno. Ahinoi, la scorsa estate la cartoleria si è trasferita in centro e adesso fervono i lavori. In famiglia quindi si fa il toto negozio. Che ci verrà? Speriamo non l'ennesima agenzia immobiliare o l'ennesimo negozio di telefonia! A me piacerebbe una bottega del commercio equo e solidale, ma capisco che si tratti della solita utopia della solita idealista. A mio marito una libreria, ma visto che si tratta di un piccolo fondo non potrebbe essere bene fornita. I ragazzi sono per la riapertura di una nuova cartoleria.
Voi che dite? Cosa vi piacerebbe proprio di fronte a casa? Fatemi sapere le vostre preferenze e io vi dirò come è andata a finire.

mercoledì 16 aprile 2008

La mia lista "salvagente"

Non c'è solo dell'Italia dell'Isola dei Famosi, del "tanto sono tutti uguali", delle domeniche ai centri commerciali, delle sbarre alle finestre perchè gli zingari non entrino.
Mi conforta sapere che ci sono anche i miei amici blogger che condividono con me speranze, delusioni, arrabbiature, imprecazioni. Amici che sento vicini anche se lontani: toscani, friulani, piemontesi, romani, lombardi, abruzzesi, marchigiani, siciliani. Siete un vero salvagente per me.
E poi ci sono gli Italiani la cui esistenza mi dà speranza e mi fa sentire bene. Non è una lista definitiva, ma in continuo divenire. Può darsi che mi sia dimenticata qualcuno, come può darsi anche che qualcuno sarà depennato perchè mi deluderà.
E' una lista molto personale. Metterla bianco su nero (abbiate pazienza: il nero rimarrà per un po') mi ha ridato la carica.

Lirio Abbate (giornalista, autore del libro "I complici")
Antonio Albanese (attore)
Roberto Benigni (attore e regista)
Raffaele Cantone (magistrato anticamorra)
Giancarlo Caselli (magistrato, ex procuratore di Palermo)
Felice Casson (ex magistrato, autore de "La fabbrica dei veleni")
Luigi Ciotti (sacerdote, fondatore del Gruppo Abele e di Libera)
Furio Colombo (giornalista, scrittore)
Gherardo Colombo (ex magistrato di Mani Pulite)
Nando Dalla Chiesa (sociologo, scrittore)
Serena Dandini (conduttrice televisiva)
Milena Gabanelli (giornalista, conduttrice di Report)
Fabrizio Gatti (giornalista e scrittore) [agg.24/4/08]
Peter Gomez (giornalista, scrittore)
Tano Grasso (commerciante, coordinatore nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane)
Margherita Hack (astronoma)
Riccardo Iacona (giornalista)
Carlo Lucarelli (scrittore, conduttore di Misteri Italiani)
Curzio Maltese (giornalista, scrittore)
Neri Marcorè (attore, conduttore televisivo)
Luca Mercalli (climatologo di Che tempo che fa)
Antonio Padellaro (giornalista, direttore de L'Unità)
Carlo Petrini (fondatore di Slow Food)
Roberto Saviano (giornalista, scrittore, autore di Gomorra)
Roberto Scarpinato (magistrato, autore de "Il ritorno del Principe)
Marino Sinibaldi (giornalista, ideatore e conduttore di Fahreneit Radio3 )
Gino Strada (medico, fondatore di Emergency)
Bruno Tinti (magistrato, autore di "Toghe rotte")
Marco Travaglio (giornalista, scrittore)
Alex Zanotelli (missionario comboniano)

Ringrazio per l'idea la mia carissima amica R, con cui condivido passione civile, speranze e delusioni.

lunedì 14 aprile 2008

venerdì 11 aprile 2008

Chi non vota non ha diritto di lamentarsi

L'astensionismo passivo non contribuisce al risultato delle elezioni ed il nostro sistema di attribuzione non prevede nessun quorum di partecipazione ad esse. Se nella consultazione elettorale votassero tre persone, ciò che uscirebbe dalle urne sarebbe considerata valida espressione della volontà popolare e si procederebbe all'attribuzione dei seggi in base allo scrutinio di tre schede.
Le schede bianche e nulle concorrono alla percentuale dei votanti, ma, verificate le caratteristiche di bianche o nulle in sede di collegio di garanzia, vengono ripartite in un unico cumulo che viene ripartito nel cosiddetto premio di maggioranza. Ad esempio se vincesse il PDL, le schede bianche o nulle alle prossime elezioni andrebbero attribuite come premio a questo partito.
Sta girando poi un mail che invita a recarsi alle urne e a far mettere a verbale la propria motivazione di non voto. Questo espediente serve ad essere considerati "partecipanti" ma in realtà non incide affatto nei voti da attribuire perchè quelli considerati sono solo i voti validi. Quindi avrà come unico effetto quello di far perdere tempo a quelli che lavorano al seggio.

Le mie intenzioni di voto sono sempre quelle già dichiarate in un precedente post.
Qui vorrei solo fare un appello a chi ha deciso di non andare a votare perchè si sente deluso e non si sente rappresentato:

1) Votare non è solo un diritto ma è anche un dovere. Pensiamo a coloro che, con la loro lotta e con il loro sangue, hanno lasciato a tutti noi cittadini, poveri e ricchi, uomini e donne, la possibilità di esprimerci. Pensiamo inoltre ai cittadini di quei paesi che ancora oggi non hanno questa possibilità. Non abbiamo il diritto di sputare nel piatto se c'è chi non ha da mangiare.

2) Non votando non si fa dispetto ai candidati, anzi si fa loro un piacere perchè a loro basta che votino gli "amici".

3) Non è necessario che ci sia "il partito dei nostri sogni". Siamo tanti ed ognuno con la propria testa vorrebbe un partito su misura. Non si tratta di votare il meno peggio ma quello che ci sembra più vicino alla nostra idea di paese.

4) Chi non vota perchè non si vuole "sporcare le mani" non ha diritto di lamentarsi dopo: si prende quello che hanno scelto gli altri.

Detto quanto sopra, tacerò nell'ansiosa attesa dei risultati e, se non sono riuscita a convincervi, vi invito ad ascoltare altre opinioni che forse vi ispireranno maggiore fiducia:

- MTV ti spiega perchè andare a votare;

- Marco Travaglio: perchè non bisogna astenersi (7 min.);
perchè voterò per Di Pietro (7 min.).

- Nanni Moretti: non regaliamo l'Italia a Berlusconi (25 min.);

- Andrea Camilleri: Non volevo andare a votare, ma ho cambiato idea (20 min.);

- Pancho Pardi: appello agli astensionisti di sinistra (7 min).

- Il partigiano Fuoco: "Andrei a votare anche fosse l'ultima cosa che faccio nella mia vita" (5 min.)




I cattivi rappresentanti sono eletti dai bravi cittadini che non votano
"
George Jean Nathan

mercoledì 9 aprile 2008

Non fare il furbo, Michele Crismani

La sera prima di dormire mio figlio più piccolo mi chiede sempre: "Mamma, mi leggi?" Si tratta di una domanda convenzionale perchè in realtà è lui che legge ed io che ascolto.
L'ultimo libro che abbiamo letto insieme è stato accompagnato da sonore risate. Si tratta di "Non fare il furbo, Michele Crismani", il libro che il mio amico blogger Luciano Comida ha regalato a mio figlio con tanto di dedica dell'autore (Luciano) e del protagonista (Michele).
Luciano è una persona colta, mite, spiritosa, solare. I suoi post sono interessanti, divertenti e pieni di buon senso. Ma quello che ho scoperto di lui, leggendo il suo libro, è la naturalezza con cui sa immedesimarsi nei ragazzi. Michele Crismani non sembra un adolescente visto da un adulto, sembra proprio un adolescente vero, con le sue ingenuità ma anche con le sue piccole paturnie e con il suo uso "moderno" dei congiuntivi.
In questo episodio irrompe nella vita di Michele il piccolo cugino di tre anni e anche nel modo di accostarsi a quest'ultimo, che Michele chiama l'hobbit, c'è tutta l'ostentata superiorità dei ragazzi nei confronti dell'infanzia, superata sì, ma comunque ancora dietro l'angolo.
Probabilmente Luciano non ha dimenticato come si è a tredici anni e questo lo dimostrano i suoi post nei quali ci racconta le incredibili presentazioni che fa nelle scuole:

Io e Michele Crismani davanti agli adolescenti

Trieste e la bora, dopo la Basilicata

Tornando dalla scuola media Mazzini di Pescara, con "Gli uccelli di Bangkok"

Inutile dirvi che io e mio figlio ci siamo ripromessi di leggere anche le altre avventure di Michele.

domenica 6 aprile 2008

Arte al femminile

Durante la Settimana della cultura sono andata a sentire la prima conferenza della serie "Arte al femminile" tenuta dalla Prof.ssa Bindi dell'Accademia delle Belle Arti di Carrara. La relatrice è partita da "Il Cortegiano" di Baldassarre Castiglione del 1528 dove si affermava che la donna moderna doveva sapere di lettere, pittura e musica.
Il successo della prima donna pittrice, Sofonisba Anguissola, si collocò appunto sulla scia di questo "fenomeno" accennato da "Il Cortegiano". Sofonisba dipinse una numerosa serie di autoritratti da inviare alle varie corti per farsi pubblicità. Il messaggio che questi autoritratti intendevano proporre era quello di una donna brava ma anche virtuosa per contrastare l'idea, diffusa a quel tempo, che la donna artista fosse anche di facile costumi. Si noti infatti il casto abito che indossa. Sofonisba ebbe successo soprattutto in Spagna alla corte di Filippo II dove divenne dama di corte della regina e ritrattista ufficiale della famiglia reale.
Un'immagine del tutto diversa fu quella che propose Artemisia Gentileschi nel suo autoritratto. La Prof.ssa Bindi ha raccontato naturalmente la vicenda dello stupro e del processo ad Artemisia rammaricandosi però che, alla fine, essa sia nota più per queste vicende che per le sue doti di pittrice che invece erano molto alte come ha cercato di dimostrare durante la conferenza. In effetti la vicenda dello stupro di Artemisia da parte del pittore Agostino Tassi, collega del padre di Artemisia, Orazio Gentileschi, è tristemente nota. Non conoscevo però alcuni particolari: al fattaccio era presente un'amica di Artemisia che però si dileguò senza aiutarla, il processo non fu voluto dalla vittima ma dal padre per "risarcimento economico" (la figlia stuprata non valeva più niente), ed inoltre Artemisia fu addirittura torturata durante il processo.
In ogni caso la cosa che mi è sembrata più interessante è proprio il riscatto che seppe conquistarsi questa donna dopo quello che aveva subito. Essa infatti seppe affermarsi come pittrice con importanti commissioni a Firenze, a Roma, a Napoli e persino a Londra. Riuscì inoltre a far sposare dignitosamente le figlie (nate dal matrimonio riparatore con Pierantonio Stiattesi, matrimonio poi naufragato) ed infine ricevette un riconoscimento dalla Accademia dei Desiosi dove fu definita "miracolo della pittura più facile da invidiare che da imitare".
Insomma una bella rivincita per una donna sfortunata e controcorrente.

venerdì 4 aprile 2008

Muoversi tutti i giorni con l'auto? No, grazie!

Finalmente è finita la settimana in cui ho dovuto fare da tassista al figlio con il piede ingessato.
Casa - scuola - ufficio - scuola - casa - ufficio - casa: ho fatto più chilometri in questa settimana che in tre mesi. Sarà che invecchio, sarà che non sono abituata a guidare ma mi chiedo come faccia la gente ad andare in macchina tutti i giorni. E dire che gli orari e il tragitto che ho fatto sono tali che non ho quasi mai trovato code. Ciò nonostante mi fa diventar matta il districarmi nel traffico stando attenta a quelli che tagliano la strada, a quelli che vogliono parcheggiare, ai pedoni che attraversano dove gli pare, a non stringere a destra i ciclisti, agli scooter che zigzagano, ai bus o ai camion che se ne fregano tanto sono grossi. Senza contare il problema di dove parcheggiare. Davanti a casa per fortuna la situazione non è malvagia ma fermarsi davanti alla scuola a distanza stampelle non è banale.
Chi mi conosce sa che di solito sono una persona pacata e tollerante (familiari esclusi!) ma in macchina divento una belva. Mi trasformo. E' tutto un imprecare, un bofonchiare, uno scuotere la testa.
Chi prende la macchina perchè non ha scelta, ha tutta la mia solidarietà. Ma chi la prende nonostante abbia un'alternativa (piedi, bus, bici, treno, metro), io francamente non lo capisco.
Ma come fate?

giovedì 3 aprile 2008

Watching TV

Qualche post fa ho affermato che la TV sarebbe bene spengerla. In realtà penso che la TV, come tutte le cose che la tecnologia ci regala, non vada demonizzata. Lo stesso dicasi per il cellulare, per il computer, per internet. Sono tutti strumenti che possono essere molto utili ma dai quali è importante non farci dominare.
La TV ha dei grandi meriti: ha unificato l'Italia per quanto riguarda la lingua e fa compagnia alle persone anziane, sole o che non possono muoversi.
Detto questo, però credo che la programmazione televisiva sia responsabile del forte appiattimento culturale di cui soffre il nostro paese.
Prima di tutto, a causa della pubblicità martellante e idiota che ci bombarda a tutte le ore suggerendoci uno stile di vita artificiale e dei valori legati sempre e comunque ai beni materiali. Secondo, a causa della bassa qualità dei programmi propinati, superficiali se non demenziali, che fanno di tutto per ottenebrare le menti degli spettatori.
In ambedue i casi (troppa pubblicità e scarsa qualità) la TV commerciale ha fatto scuola e la RAI purtroppo l'ha seguita relegando i programmi di qualità, che pure ci sono, ad orari assurdi.
Su questo punto voglio affermare una mia convinzione che so essere impopolare: sono contraria all'abolizione del canone RAI. In tal modo si cancellerebbero definitivamente le differenze tra la RAI e la TV commerciale. Semmai io vorrei che il canone finanziasse un canale in particolare senza pubblicità e che trasmetta programmi di qualità.
Senza canone, infatti, ci potremmo dimenticare programmi come: Report, La storia siamo noi, Che tempo che fa, Parla con me, Anno Zero, La grande storia, i programmi di Iacona, Le storie di Augias ma anche Superquark, Ulisse e Gaia, e tutti i vari documentari che vanno in onda la sera tardi su RAI3.
La TV quindi non va bandita (anche se si vive benissimo senza di essa) ma dovremmo guardarla sempre con spirito critico, scegliendo i programmi e non facendo zapping tra un canale e l'altro, magari registrandoli così da scorrere la pubblicità.
Insomma quello che sicuramente non deve essere spento mai è il nostro cervello. Come sempre del resto.

Nella foto: guardare la TV può avere effetti collaterali.

martedì 1 aprile 2008

Cari amici vicini e lontani

Finalmente la primavera ci ha concesso la prima domenica decente e così ne ho approfittato per inaugurare la stagione escursionistica con una bella gita sui Monti Pisani con vista sulle Apuane (foto sopra) e sulla piana pisana:


Se nelle prossime domeniche il tempo continuerà a volerci bene, non contate sulla mia presenza in rete e abbiate pazienza se rimarrò un po' indietro a commentare i vostri blog.

E' tutto l'inverno che aspetto!