sabato 26 aprile 2008

Riflessioni di primavera

Dal diario di Artemisia:
14 aprile 1985
Oggi ho fatto una magnifica passeggiata tornando dal concerto di pianoforte. Ho percorso i lungarni da Piazza Ognissanti attraverso tutte le Cascine. Tirava vento ma il cielo era di un colore straordinario. Il sole basso sull'orizzonte non scaldava più ma abbagliava riflettendosi sulla superficie dell'Arno increspata dal vento.
E' stato un momento di particolare tranquillità per il mio animo. Uno di quei momenti in cui senti placarsi "le torme delle cure" e ti sembra di tenerti saldamente in mano. Posando lo sguardo sulle tenere foglioline spuntate sui rami degli alberi, pensavo a come, tra tante insicurezze e tanti dubbi, una sola cosa mi sembra certa: che la realtà non ha mai una sola faccia, la verità non è mai una sola.
Così pensavo che, è vero, io sono la donna-ragno che divora gli uomini dopo averli posseduti, ma se mi si guarda da un'altra angolazione sono anche una tenera bambina che ha tanto bisogno di affetto.
E così ognuno di noi ha un lato morbido e vulnerabile ed un lato aguzzo e tagliente e siccome siamo costretti a vivere in uno spazio limitato capita che facciamo del male o veniamo feriti a seconda del lato che mostriamo o che ci mostrano.
...
Giornate come oggi costituiscono una sorta di "quiete dopo la tempesta" in cui mi tocco, faccio il resoconto di ciò che ho perso e di ciò che mi rimane, mi accorgo di essere cresciuta e mi dico "Si ricomincia!". Una sorta di rinascita senza però nessuna enfasi e nessun atteggiamento trionfalistico.
Un'altra cosa che pensavo oggi passeggiando è che non sarebbe stato possibile far capire ad un altro ciò che sentivo. Ma nella pace in cui ero non mi interessava per niente comunicarlo, mi bastava provarlo. Quello era lo stato d'animo del momento. In realtà domani sentirò di nuovo quel qualcosa dentro che spinge e sentirò di nuovo il bisogno di parlare, di comunicare e questo mi porterà a "svendermi" e cioè ad affidare dei pezzi di me nelle mani di chi non saprà cosa farsene, e questa è la "prostituzione".
In definitiva viviamo nel binomio incomunicabilità-prostituzione ma non abbiamo altra via d'uscita. O scegliamo l'incomunicabilità e viviamo soli "al centro della terra", oppure ascoltiamo la spinta interiore alla ricerca di comunicare e ci sdiamo agli altri che, in perfetta buona fede, traviseranno quello che metteremo loro davanti.
Tutto ciò è amaro ma non riuscivo ad essere triste con quel cielo così intenso e quel sole che giocava con le tenere foglioline verdi.

Foto: in bicicletta lungo l'Arno (25 aprile 2008)


26 commenti:

  1. ciao!faccio parte del gruppo di lettura di vaiano...credo che abbiamo un po di cose in comune, a partire dal piano.
    mi farebbe piacere conoscerti meglio, passa dal mio blog!
    giulia

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  2. "La donna-ragno che divora gli uomini dopo averli posseduti" ma quando mai?Ma sei sicura?A parte questo mi fa piacere che ogni tanto capita anche a te dei momenti di realistico distacco da te estessa .Sono salutari per lo spirito e la psiche.Ma perchè le persone che ti circondano dovrebbero sempre travisare quello che dici?

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  3. Bella e dolce questa tua pagina di diario, mostra i pensieri di una donna moderna che vive nella realtà, che gestisce il tempo a sua disposizione nel migliore dei modi, che ha forza e coraggio.
    Rino, rileggendo.

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  4. Ciao Arte,
    comunicare-non comunicare: il grande dubbio.
    A non-comunicare non si corre il rischio di non essere capiti, di essere rifiutati. Ma c'è la certezza di non essere accolti.
    A comunicare c'è il rischio di non essere capiti, o di essere rifiutati. Ma c'è anche la possibilità di essere accolti accolti, accettati, abbracciati. E questa, IMHO, non è prostituzione, ma vita.
    Gli altri sono un rischio, amare è un rischio, comunicare è un rischio, ma per vivere sono dei rischi necessari. Se non si corrono ci si limita a sopravvivere.
    Pace e benedizione
    Julo d.

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  5. Tutti abbiamo due 'volti', uno di wojtyla e uno di silvio...

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  6. Bello questo post, questa tua passeggiata. Anch'io quando passeggio rifletto, penso... Ma tu mi appari più tenere e comunictiva del suo contrario. Giulia

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  7. Bellissimo questo diario!
    Mi ha colpito il passo in cui dici che non ti interessava comunicare ma sentire.
    E' vero, ci sono momenti in cui sentire è così intenso che ci bastiamo da noi.
    ciao, consumatrice di uomini!
    marina

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  8. Per tutti ma soprattutto per Carla: fai caso alla data: avevo 23 anni!!! Qualche cuore l'ho infranto a quell'epoca!
    Perchè le persone dovrebbero travisare ciò che dico? Non mi dire che tu ti senti sempre capita al 100%!
    Raccontare se stessi e le proprie emozioni è rendersi vulnerabili. Ora che sono adulta non ho paura ma a quell'epoca le critiche bruciavano assai (do you remember, Carla?). Sì, certo Julo, questa è la vita ma 23 anni fa per me questo era come "prostituirmi".

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  9. Dici bene, Artemisia, anch'io 23 anni fa (cioè...mezza vita fa, my God!) pativo moltissimo il fatto di non essere "compreso".
    Ora - sarà che son diventato vecchio e saggio - non me ne faccio più un problema, e vivo con serenità la mia condizione "di minoranza" su quasi tutti i fronti (diventerò un vecchio lupo solitario, è il mio destino, nonostante il disperato bisogno di stare nel branco).
    Un abbraccio.

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  10. Cara Artemisia, quello che mi ha colpito maggiormente di queste tue considerazioni è il doppio lato che ognuno di noi ha. E' vero e non mostriamo a tutti il medesimo, anzi forse chi ne conosce uno stenterebbe a riconoscere noi stessi nell'altro. Nell'85 ero sposato già da quattro anni ed avevo già il mio primo figlio. :o)

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  11. Ah Arte, ma che bellezza...il tempo non passa, non passa mai.
    Buona primavera, e un abbraccio.

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  12. Danzika, verrei volentieri ma non riesco a trovare il tuo blog.

    Luposelvatico e Unodicinque: non se se anche a voi ve lo fa, ma a me, rileggendo gli scritti di quando ero giovane, pare di avere davanti una persona piu' fragile ma molto piu' ricca di fermenti di quello che sono adesso.

    Heike: un abbraccio anche a te.

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  13. Non avevo fatto caso alla data...sai come sto davanti al computer...con 2 pulci (sembrano mille)che mi gravitano intorno con frasi"Hai fatto?Dai tocca a me!").Per quanto riguarda il fatto di parlare e avere la certezza di non essere capiti è una costante che raramente s'è spezzata nella mia vita.Poche rare persone, che hanno per questo lasciato un ricordo indelebile nel mio animo, si sono adoperate per comprendere meglio il mio sentire ma purtroppo sono state solo di passaggio.Quando sento la necessità di esternare scrivo in un quadernino che tengo tranquillamente nel mio comodino.Appunti sparsi, senza citare nomi ,solo la più vispa della casa s'è accorta dell'esistenza di questo quaderno(comprato a Vienna quando avevo 16 anni!).Baci

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  14. Ora capisco perche' certi tuoi commenti sono un po'... come dire... frutto di una lettura "affrettata". Ribadisco: comprati un portatile e apri un blog (tra l'altro sul tuo quadernino avrai abbondante materiale per i post!).
    Baci anche a te,

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  15. No,no il blog per ora non l'apro ed il quadernino,nonostante sia apparentemente alla portata di "tutti", è top-secret.Per quanto riguarda il portatile ci sto pensando...

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  16. Sacrosanto.La psiche umana abbonda di sfumature.Chiaro-scuro,luci ed ombre che formano la nostra personalità.Mi sembra che in te ci sia molta luce,come in tutti coloro che sanno farsi esami di coscienza.

    Cristiana

    Grazie per avermi fatto scoprire che unodicinque mi aveva dedicato la storia della sua cagnolona!

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  17. Non c'e' di che, Cristiana! Come ho scritto spesso anche a lui, il pezzo forte del blog di Unodicinque sono i tag: sempre azzeccatissimi!

    Danzika nonche' Giulia: ti ho scritto sul blog del gruppo di lettura di Vaiano.

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  18. durante l'anno di militare, anno in cui ho conosciuto mia moglie, ho tenuto un diario tutti i giorni, con tutto quello che mi capitava, le considerazioni, i momenti di tristezza e quelli di allegria. Sono stato a Siena, Firenze, Pisa e poi Bologna; ogni tanto me lo vado a rileggere e vedo le mie aspettative e quello che poi ho realizzato. Ho un unico rammarico: il tempo trascorso, per il resto non mi pento di nulla e non rinnego nulla.
    PS: da ora in poi, invece di scervellarmi su cosa scrivere, metterò sol i "tag" !

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  19. è mio il commento precedente :o)

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  20. Come solo i tag, unodicinque! Sarebbe come se di un piatto tu mettessi solo le spezie! Tu che sei un cuoco provetto mi capisci, no?

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  21. Cara Artemisia, ci sono, ci sono. E ho ben guardato le tue foto primaverili, che sprizzano gioia da ogni poro...!

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  22. Ok, niente "pacata oggettività". Questo pezzo è semplicemente splendido, e credo che valga ora come allora. Ma davvero non "provi" più queste sensazioni...non è che si continuano a provare ma, con la maturità, uno si vergogna a dirlo?

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  23. Grazie, Belphagor. Non è che non si provano più, intendiamoci, è che non si ha più il tempo per fermarsi un attimo e prendere consapevolezza di questo tipo di sensazioni. Cosa che facevo costantemente quando ero più giovane. Adesso mi sento perennemente in corsa, costantemente bombardata di incombenze e di richieste degli altri (colleghi, familiari, ecc.). Non so come spiegarti. Almeno a me capita questo.
    Beh, visto che ti è piaciuto ti propongo un'altra pagina di diario dove spiego questa esigenza.

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  24. Pensa che con Uno proprio qualche giorno fa riflettevamo esattamente su questo: su come momenti di solitudine e autoriflessione facciano bene. Il preocesso mi sembra comuqnue il classico "chi ha il pane non ha i denti ecc. ecc.", quando si ha il tempo di riflettere ci si dice "basta co ste seghe mentali, esci e agisci!", quando poi il tempo non lo si ha più quelle seghe mentali le si rimpiangono. Che dire, forse si dovrebbe programmare un giorno al mese di "regressione controllata all' adolescenza". Che ne dici, proviamo?
    PS:io non ne ho bisogno, ho un adolescenza prolungata :D !

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  25. Volentieri! Ci vorrebbe una sana via di mezzo :-)

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