Viviamo. Sempre un po' in corsa. Sempre con qualcosa di lasciato a metà. Con qualche rimpianto. Ma sempre con progetti, propositi, programmi più o meno importanti per il futuro. Ho diversi film registrati da vedere. Una lista di libri da leggere. Qualche lavoro nella mia amata casa in campagna da fare. E poi voglio vedere come crescono le mie piante, voglio vedere la loro fioritura la prossima primavera, e magari qualche frutto da gustare. E poi vorrei vedere mio figlio maggiore sistemato professionalmente, magari chissà... anche sentimentalmente. E poi devo fornire la mamma di libri da leggere, film da vedere, fare insieme a lei qualche banchino dell'usato. Insomma viviamo la nostra vita piuttosto confortevole, progettando sempre un futuro, ambizioso o tranquillo che sia.
Poi un giorno ti arriva una telefonata. C'è bisogno di un approfondimento medico. Ci sono buone probabilità che si tratti di una semplice cautela (e sempre sia lodato il nostro sistema sanitario perché, nonostante tutto, funziona!). Ma c'è anche una possibilità più nefasta. Non so con quanta probabilità, ma c'è.
Ed ecco che tutto intorno ti si trasforma: il futuro ci sarà? O per lo meno, sarà più o meno come te l'eri immaginato o sarà profondamente diverso? Tutto passa in secondo piano. Pensi ad una data neanche troppo lontana e ti chiedi: "Ci sarò? E comunque cosa sarò in grado di fare?" Scacci via il pensiero ma l'ansia sta lì, annidata nella tua mente e riemerge appena cedi un attimo alla concentrazione.
Eterni quei quaranta minuti in attesa del risultato dell'approfondimento e poi: "Signora, tutto a posto. Può andare."
Sollievo. Ma ricordatelo, Artemisia! Ti sia di lezione quando ti lamenti di stupidaggini e quando ti arrabbi di sciocchezze. Non ti puoi permettere di dichiarati infelice. Ogni giorno della tua vita, se in salute tua e dei tuoi cari, è un giorno felice, che va vissuto e apprezzato.