domenica 6 aprile 2008

Arte al femminile

Durante la Settimana della cultura sono andata a sentire la prima conferenza della serie "Arte al femminile" tenuta dalla Prof.ssa Bindi dell'Accademia delle Belle Arti di Carrara. La relatrice è partita da "Il Cortegiano" di Baldassarre Castiglione del 1528 dove si affermava che la donna moderna doveva sapere di lettere, pittura e musica.
Il successo della prima donna pittrice, Sofonisba Anguissola, si collocò appunto sulla scia di questo "fenomeno" accennato da "Il Cortegiano". Sofonisba dipinse una numerosa serie di autoritratti da inviare alle varie corti per farsi pubblicità. Il messaggio che questi autoritratti intendevano proporre era quello di una donna brava ma anche virtuosa per contrastare l'idea, diffusa a quel tempo, che la donna artista fosse anche di facile costumi. Si noti infatti il casto abito che indossa. Sofonisba ebbe successo soprattutto in Spagna alla corte di Filippo II dove divenne dama di corte della regina e ritrattista ufficiale della famiglia reale.
Un'immagine del tutto diversa fu quella che propose Artemisia Gentileschi nel suo autoritratto. La Prof.ssa Bindi ha raccontato naturalmente la vicenda dello stupro e del processo ad Artemisia rammaricandosi però che, alla fine, essa sia nota più per queste vicende che per le sue doti di pittrice che invece erano molto alte come ha cercato di dimostrare durante la conferenza. In effetti la vicenda dello stupro di Artemisia da parte del pittore Agostino Tassi, collega del padre di Artemisia, Orazio Gentileschi, è tristemente nota. Non conoscevo però alcuni particolari: al fattaccio era presente un'amica di Artemisia che però si dileguò senza aiutarla, il processo non fu voluto dalla vittima ma dal padre per "risarcimento economico" (la figlia stuprata non valeva più niente), ed inoltre Artemisia fu addirittura torturata durante il processo.
In ogni caso la cosa che mi è sembrata più interessante è proprio il riscatto che seppe conquistarsi questa donna dopo quello che aveva subito. Essa infatti seppe affermarsi come pittrice con importanti commissioni a Firenze, a Roma, a Napoli e persino a Londra. Riuscì inoltre a far sposare dignitosamente le figlie (nate dal matrimonio riparatore con Pierantonio Stiattesi, matrimonio poi naufragato) ed infine ricevette un riconoscimento dalla Accademia dei Desiosi dove fu definita "miracolo della pittura più facile da invidiare che da imitare".
Insomma una bella rivincita per una donna sfortunata e controcorrente.

12 commenti:

  1. A quei tempi le donne potevano sperare di entrare in maniera attiva nel mondo dell'arte solo se figlie di artisti, così come furono sia Sofonisba che Artemisia. Ma anche Marietta Robusti, figlia di Tintoretto, o Barbara Longhi ed ancora Elisabetta Sirani. La Gentileschi è la mia preferita: donna forte e combattiva;una caravaggesca che ha saputo apportare innovazione , travolgendo le convenzioni tipiche della pittura del diciassettesimo secolo.
    Abbandonò la raffigurazione delle immagini cariche di pathos per creare un ideale di donna eroica, forte e combattiva.Sicuramente la triste vicenda personale contribuì a tale visione.Pensa al suo famosissimo autritratto,quello che citi, dove si presenta come personificazione femminile della Pittura nell'atto stesso del dipingere.Fa assurgere se stessa a simbolo, come una sorta di riscatto nei confronti della vita.

    RispondiElimina
  2. A occhio un post alla "Passepartout" che non posso gustare ora. Lo farò.
    Intanto buona settimana.
    Un caro saluto :-)
    Frank57

    RispondiElimina
  3. Apprezzo e sono fautore per ogni possibile sfacettatura che possa esporre e promuovere la dignità della donna, la vera e giusta parità tra i sessi...
    Personalmente son contento di venire a conoscenza di questi personaggi femminili del passato che hanno, nel loro piccolo, gettato basi per il riscatto della figura femminile nella società (che ancor oggi non ha raggiunto la piena sufficienza).

    ps.
    Ma non avevi detto che il fine settimana staccavi le tue attenzioni dal pc??? ;-)

    RispondiElimina
  4. Bravo Spunto, vedo che sei stato attento! {Come sono antipatica quando faccio la maestrina, eh?!}
    Infatti avevo preparato in precedenza il post e ieri sera, di ritorno dall'escursione, l'ho pubblicato.

    RispondiElimina
  5. Le donne sono state tenute fuori dal mondo della cultura e dell'arte e ancora adesso stentano ad esntrarci... C'è ancora molro da fare. Bel post, Ciao Artemisia, Giulia

    RispondiElimina
  6. Bel post... Le donne si stanno conquistando a mala pena qualche piccolo spazio oggi, ma sono sempre ancora emarginate, Costanza

    RispondiElimina
  7. Ma lo sai che sono anni chedico di comprare il Cortegiano e non lo faccio mai? Adesso mi sa che è la volta buona! :-)

    RispondiElimina
  8. Non ricordavo la vicenda umana della Gentileschi: ora mi spiego anche il tema di Giuditta e Oloferne (che riporti come avatar, se non sbaglio).

    RispondiElimina
  9. E si', Verrocchio, l'ho scelto proprio per la sua forza emotiva come spiegai anche in questo vecchio post.
    Non sapevo che si chiamasse avatar l'immagine che si mette nel profilo. Se ne impara sempre una nuova!

    RispondiElimina
  10. Bellissimo post!
    Li hai letti i due romanzi di mano femminile dedicati ad Artemisia?
    Quello della Banti "Artemisia" e quello della Vreeland "La passione di Artemisia".
    E' vero che la storia dello stupro oscura un po' il resto, ma secondo me è servita anche per attirare l'attenzione su questa pittrice.
    ciao e grazie marina

    RispondiElimina
  11. No, non li ho letti ma ne ho sentito parlare. Erano anche in mostra nella stanza accanto alla conferenza. Prima o poi li devo leggere

    RispondiElimina
  12. Accidenti, per un momento mi hai disorientato! mi sembrava quasi di essere da Rino! :-)
    Un bellissimo post; sono completamente ignorante in materia, o quasi. e sono venuta in questo modo a conoscenza di particolari che ignoravo.
    Mi ha colpito il secondo dipinto... il protrarsi in avanti della pittrice che risalta rispetto alla tela ancora completamente vergine...
    Un caro saluto
    Dona

    RispondiElimina