venerdì 20 giugno 2008

Siamo tutti Tom Sawyer

"Le avventure di Tom Sawyer" di Mark Twain è un classico della letteratura per ragazzi di tutti i tempi che però non ho mai avuto l'occasione di leggere. Recentemente ne ho ascoltato la lettura del bravissimo Massimo Popolizio per il programma Ad Alta Voce di RAI3.
Tom Sawyer è un preadolescente vivace, discolo e irrequieto, che vive in un piccolo paese americano agli inizi dell'Ottocento. Mark Twain ci dice che la gran parte delle avventure narrate, così come i personaggi di Tom e del suo amico Huck Finn, sono prese dalla realtà anche se vissute da ragazzi diversi.
Tom e i suoi amici vivono quell'età in cui l'avventura ha un'attrattiva irresistibile, in cui la voglia di libertà, di essere padroni del proprio destino, di non sottostare alle assurde regole degli adulti vince su qualsiasi paura e prudenza.
Mi sono divertita a pensare alle affinità e alle differenze di questi protagonisti con i ragazzi di oggi.
Tenerissima la pagina del "fidanzamento" tra Tom e Becky, così ingenua in confronto alle nostre ragazzine che imparano sin da piccole la malizia e l'arte della seduzione tanto da avere presto l'aspetto di piccole donne.

"Senti, Becky, sei mai stata fidanzata?"
"Che hai detto?"
"Dicevo, fidanzata per sposarsi".
"No".
"Ti piacerebbe?"
"Penso di sì. Non lo so. Com'è?"
"Com'è? Beh, non è niente. Dici solo a un ragazzo che non avrai nessun altro all'infuori di lui, mai mai mai, e poi lo baci e è tutto qui. Tutti sono capaci di farlo".
"Lo baci? Perché bisogna baciarsi?"
"Beh, questo, sai, serve a... be', lo fanno sempre".
"Tutti?"
"Beh, sì, tutti quelli che sono innamorati tra di loro. Ti ricordi quello che ho scritto sulla lavagna?"
"S...sì".
"Che cos'era?"
"Non te lo dico".
"Te lo dico io?"
"Sì... sì... ma un'altra volta".
"No, adesso".
"No, adesso no... domani".
"Oh, no, adesso. Ti prego, Becky... lo dico piano, lo dico pianissimo".
Siccome Becky esitava, Tom prese il silenzio per assenso e le passò il braccio intorno alla vita e le sussurrò la frase piano piano, con la bocca vicina all'orecchio di lei. E poi aggiunse:
"Adesso sussurralo a me... come ho fatto io".
Ella resistette, per un poco, e poi disse:
"Tu giri la faccia da un'altra parte così non mi vedi, e io lo faccio. Ma tu non dovrai mai dirlo a nessuno... va bene, Tom? Va bene?"
"No, non lo dirò per davvero. Ecco, Becky".
Si girò da un'altra parte. Ella si sporse timidamente verso di lui finché il suo alito non smosse i suoi riccioli, e sussurrò: "Ti... a...mo!".
Poi scappò via correndo intorno ai banchi e alle panche, inseguita da Tom, e alfine si rifugiò in un angolo, col grembiulino bianco sulla faccia. Tom la cinse intorno al collo e supplicò:
"Ecco, Becky, è tutto fatto... ci manca solo il bacio. Non aver paura... non è niente. Ti prego, Becky".
E la tirò pel grembiule e per le mani.
Poco dopo ella cedette, e lasciò cadere le mani; il suo viso, acceso dalla lotta, si sollevò e si sottomise. Tom baciò le labbra rosse e disse:
"Adesso è tutto fatto, Becky. E da adesso in poi, lo sai, non devi amare nessun altro all'infuori me, e non devi sposare nessun altro all'infuori me, mai mai e poi mai. Va bene?"
"Sì, non amerò nessuno all'infuori di te, Tom, e non sposerò nessuno all'infuori di te... e nemmeno tu dovrai sposare nessun'altra all'infuori di me".
"Certo. Si capisce. Questo fa parte dei patti. E quando vieni a scuola o quando ritorni a casa, devi camminare con me, quando nessuno ci guarda... e alle feste tu scegli me e io scelgo te, perché è così che si fa quando si è fidanzati".
"Com'è bello! Non l'avevo mai sentito".
"Oh, è così divertente! Pensa, io e Amy Lawrence..."
Gli occhi spalancati svelarono a Tom la sua gaffe e e gli si fermò, confuso.
"Oh, Tom! Allora non sono la prima con cui sei stato fidanzato!"

Quanto agli oggetti da desiderare siamo ovviamente su un altro pianeta. Il nostro Tom, condannato per il suo comportamento da discolo a verniciare una siepe, riesce furbescamente a farsela verniciare dai ragazzi che passano di volta in volta, spacciando un lavoro faticoso e noioso come un privilegio e facendosi persino pagare in "natura". Eccovi il guadagno della sua trovata e provate a paragonarlo agli oggetti ipertecnologici che i nostri figli sono abituati a desiderare:
"dodici biglie, parte di uno scacciapensieri, un pezzo di vetro di una bottiglia blu per guardarci attraverso, un rocchetto, una chiave che non apriva niente, un frammento di gesso, il tappo di vetro di una caraffa, un soldatino di stagno, una coppia di girini, sei petardi, un gattino con un occhio solo, una maniglia in ottone per porta, un collare per cani - ma niente cane - il manico di un coltello, quattro pezzi di buccia d'arancia e un telaio per finestra sgangherato".
Trovo che il gattino con un occhio solo sia semplicemente fantastico!

L'irrequietezza di quell'età e l'insofferenza per le regole è descritta bene nelle lamentele, alla fine del libro, che Huck fa a Tom. Huck, orfano adottato dalla vedova Douglas, non riesce ad adattarsi alla vita da bravo ragazzo inquadrato che ora gli viene richiesta.

"Non dirmelo, Tom. Ci ho provato, e non funziona; non funziona, Tom. Non fa per me; non ci sono abituato. La vedova è buona con me, e mi vuol bene; ma quelle abitudini non le sopporto. Mi fa alzare tutte le mattine alla stessa ora; mi fa lavare, poi mi pettinano fino a darmi le pene dell'inferno; non mi fa dormire nella legnaia; devo portare quei maledetti vestiti che mi soffocano, Tom; mi pare come che fanno passare l'aria; e sono così maledettamente belli che non mi posso mettere a sedere, né sdraiarmi, né rotolarmi da nessuna parte; non mi ficco dentro a una cantina da... be', mi sembrano anni; devo andare in chiesa e sudare e sudare... quelle rabbiose prediche io le odio! Là dentro non posso acchiappare una mosca, non posso ciancicare. Devo portare le scarpe tutta la domenica. La vedova mangia a orario; va a letto a orario; si alza a orario... Tutto è così terribilmente regolare che uno non ce la fa".

"Be', fanno tutti così, Huck".

"Tom, non cambia niente. Io non sono tutti e io non lo sopporto. È terribile stare legati così. E da mangiare arriva troppo facile... a mangiare così non ci trovo gusto. Devo chiedere per andare a pesca; devo chiedere per andare a nuotare; mi tocca chiedere un cavolo di permesso per tutto. Ecco, dovevo parlare tanto per bene che poi stavo male; dovevo andare tutti i giorni su in soffitta a sfogarmi un po', per rifarmi la bocca, o sarei morto, Tom. La vedova non mi faceva fumare; non mi faceva strillare, non mi faceva sbadigliare, o stirare, o grattarmi davanti alla gente..." (Poi in una convulsione di speciale irritazione e offesa)... "E come se non bastasse, pregava tutto il tempo! Non ho mai visto una donna come quella! Ho dovuto scappare, Tom... ho proprio dovuto. E poi, la scuola aprirà, e avrei dovuto andarci... ecco, questo non lo sopporterei, Tom.

Ho paura che i ragazzi di oggi, che vivono una vita inquadrata sin da piccoli, iperprotetta e scandita da impegni programmati, in realtà provino ancora l'insofferenza di Huck anche se non ne hanno più la consapevolezza.

10 commenti:

  1. Da me c'è un premio per te.
    Cristiana

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  2. L'episodio della palizzata che Tom fa verniciare agli amici (e in più facendoli pagare) fa ridere ma a pensarci bene è tragico. Perchè descrive in modo impietoso la stupidità umana e in particolare il meccanismo diabolico della pubblicità. http://lucianoidefix.typepad.com/

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  3. Scusa,prima non mi ero soffermata sul tuo post e sulle tue constatazioni tanto veritiere,quanto argute.
    I piccoli di oggi,in fondo,non sanno cosa significhi essere liberi,sottoposti,come sono,a programmi di sport,d'arte,di religione.

    Cristiana

    Ricorda di esporre la coppa!Il banner lo trovi da (R)evolution.

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  4. ieri sera ti avevo assegnato un premio, ma poi non riuscivo ad aprire i tuoi commenti;se lo vuoi passa da me , cara vecchia conoscenza!
    buon fine settimana erica

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  5. Bella questa cosa della dichiarazione di Tom .
    Avevo letto il libro, ma continuio a non ricordare nulla dei libri letti anni e anni fa, è normale?

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  6. delizioso questo post, tanto che mi viene da scrivere qualcosa sull'argomento anche da me. Giusto un paio di settimane fa ho fatto una foto che mi aveva stimolato alcume considerazioni simili. Oggi ho chiesto a mia mamma se ha ancora i libri della mia adolescenza....tra cui Tom Sawyer che credo di aver letto un paio do volte.

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  7. @Pellescura: per me è normalissimo non ricordarmi libri e film e mi fa anche molta rabbia.

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  8. Tom Sawyer è stato il mio idolo di bambina, ma caddi presto innamorata di Huck. Ricordo ancora il libro quasi a memoria.
    Ciao Arte, sono tornata :-(

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  9. Mark Twain è uno dei miei scrittori preferiti... uno che narrando delle storie semplici, quotidiane riesce direttamente a far breccia nell'animo del lettore e fargli capire molte sfaccettature dell'umanità che troppe volte la gente trascura...

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  10. Io invece preferisco essere peter Pan... :-)

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