"In uno dei più freddi inverni della sua giovinezza, San Francesco si allontanò da Assisi, e, forse senza aver mai progettato un viaggio di qualche importanza o significato, finì per percorrere la strada per Gubbio." Così esordiscono i cartelli disseminati sul Sentiero della Pace.
In una delle più fredde settimane del tiepido inverno 2010-2011, due ostinate madri di famiglia hanno percorso circa 125 chilometri a piedi tra Pietralunga e Campello sul Clitunno, con uno zaino di 9-10 kg sulle spalle, accompagnate da un bel sole condito da sferzate di vento gelido proveniente dalle steppe russe. Cosa le ha spinte a fare questo pellegrinaggio? Un po' per onorare il proposito di continuare il Cammino di Francesco iniziato l'anno scorso, un po' la voglia di mettersi alla prova.
Durante i primi due giorni lo zaino è una presenza odiosa che preme sulle spalle e sulle ossa del bacino. Alla fine del secondo e terzo giorno i dolori alle gambe si fanno sentire e la meta, come il Castello di Biscina in vista là all'orizzonte tanto vicino che sembra di toccarlo, sembra non arrivare mai. Non a caso si comincia vagamente ad accennare ad un ipotetico bus che ci faccia risparmiare il tratto Valfabbrica-Assisi. Ma il pulman non c'è e passo dopo passo, al ritmo dei bastoncini che battono sul terreno, ci ritroviamo al tramonto davanti alla Basilica di San Francesco e questo momento ci ripaga della fatica e ci congratuliamo reciprocamente.
In una delle più fredde settimane del tiepido inverno 2010-2011, due ostinate madri di famiglia hanno percorso circa 125 chilometri a piedi tra Pietralunga e Campello sul Clitunno, con uno zaino di 9-10 kg sulle spalle, accompagnate da un bel sole condito da sferzate di vento gelido proveniente dalle steppe russe. Cosa le ha spinte a fare questo pellegrinaggio? Un po' per onorare il proposito di continuare il Cammino di Francesco iniziato l'anno scorso, un po' la voglia di mettersi alla prova.
Durante i primi due giorni lo zaino è una presenza odiosa che preme sulle spalle e sulle ossa del bacino. Alla fine del secondo e terzo giorno i dolori alle gambe si fanno sentire e la meta, come il Castello di Biscina in vista là all'orizzonte tanto vicino che sembra di toccarlo, sembra non arrivare mai. Non a caso si comincia vagamente ad accennare ad un ipotetico bus che ci faccia risparmiare il tratto Valfabbrica-Assisi. Ma il pulman non c'è e passo dopo passo, al ritmo dei bastoncini che battono sul terreno, ci ritroviamo al tramonto davanti alla Basilica di San Francesco e questo momento ci ripaga della fatica e ci congratuliamo reciprocamente.
D'altra parte dal quarto giorno lo zaino non lo senti più, le gambe vanno da sole e ti sembra che, se non fosse per gli impegni familiari e lavorativi, potresti arrivare anche a Gerusalemme come ha fatto San Francesco.
Gli Umbri ci guardano con un sorrisino tra l'incredulo e il divertito, specialmente quando chiediamo il timbro da mettere sulla credenziale o quanto manca a piedi ad una certa meta. E d'altra parte chi si muove sempre in auto non può capire la sensazione di vedere lentamente definirsi il profilo di un paese, prima molto vago in lontananza e solo dopo ore ben dettagliato (sensazione provata solo quando navigavo in barca a vela in gioventù).
Come è difficile per noi che viviamo una vita frenetica e stressante, capire la scelta delle due francescane che ci accolgono con calore all'Eremo di Campello per una vita di silenzio e preghiera in un posto bellissimo nella sua scarna semplicità.
Mi è dispiaciuto non riuscire, a causa degli orari dei mezzi per il rientro, a terminare l'ultima tappa fino a Spoleto, come ci eravamo riproposte. In ogni caso stiamo già progettando la terza parte del cammino.
Gli Umbri ci guardano con un sorrisino tra l'incredulo e il divertito, specialmente quando chiediamo il timbro da mettere sulla credenziale o quanto manca a piedi ad una certa meta. E d'altra parte chi si muove sempre in auto non può capire la sensazione di vedere lentamente definirsi il profilo di un paese, prima molto vago in lontananza e solo dopo ore ben dettagliato (sensazione provata solo quando navigavo in barca a vela in gioventù).
Come è difficile per noi che viviamo una vita frenetica e stressante, capire la scelta delle due francescane che ci accolgono con calore all'Eremo di Campello per una vita di silenzio e preghiera in un posto bellissimo nella sua scarna semplicità.
Mi è dispiaciuto non riuscire, a causa degli orari dei mezzi per il rientro, a terminare l'ultima tappa fino a Spoleto, come ci eravamo riproposte. In ogni caso stiamo già progettando la terza parte del cammino.
Qui alcune immagini del cammino.