martedì 11 marzo 2014

Cominciate col pagarci quando lavoriamo


A parte il fatto, per niente irrilevante, di avere davanti un bel po' di anni in più, per il resto non invidio i giovani di oggi. Assediati dal marketing già a partire dai due anni, poi adolescenti a cui gli adulti appiccicano tutti gli "ismi" possibili (conformismo, cinismo, narcisismo, consumismo, alcolismo), definiti sdraiati, privi di sogni, bamboccioni, isolati, iperconnessi, pressati dal mercato e dal dover essere per forza essere competitivi sin da piccoli, i giovani di oggi si trovano in un mondo che non hanno fatto loro e nel quale non hanno affatto possibilità di incidere.
E' quanto ci raccontano a Fahrenheit Radio 3 Stefano Laffi, sociologo, autore di La congiura contro i giovani, ed Eleonora Caruso, giovane autrice del romanzo Comunque vada non importa.
Come può meravigliare, per esempio, il presunto rifiuto dei giovani di accettare lavori cosiddetti "umili"? Sin da piccoli hanno subito l'atteggiamento snobbistico degli adulti verso i lavori più semplici e manuali. Sono cresciuti con la spinta verso un'idea di eccellenza a cui vengono costretti e che occupa il loro immaginario. Usciti da anni di studi, quello che viene loro offerto è un contratto a tempo determinato in un supermercato, dieci ore al giorno di cui assicurate quattro, senza un sabato libero, con turni di riposo comunicati all'ultimo momento tramite sms o chiamate improvvise in servizio (esempio reale di un mio conoscente laureando in economia).
Come fa un venticinque-trentenne a vivere con la costante sensazione di non potersi costruire nulla? E' vero che in casa sta bene perché "la mamma gli fa il bucato" ma la stragrande maggioranza dei giovani probabilmente sarebbe ben felice di farsi il bucato da sola, di avere i propri spazi e la propria autonomia invece di essere bloccata in un'infanzia che non finisce più.
Bisognerebbe finirla con questo gioco al massacro, con questa opposizione tra le generazioni l'una contro l'altra. I giovani non chiedono molto. Per dirla con Eleonora Caruso: "Si potrebbe iniziare col pagarci quando lavoriamo".

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