Sabato vigilia di Natale. Esco di casa alle 7.30 perché sono di turno nell'aprire il giardino pubblico. Strade deserte. Sembra una mattina di festa. Tutti dormono. Bene, così spero che ci sia ancora poca gente all'ipermercato dove devo fare la spesa, come tutti i sabati del resto.
E invece sono tutti lì, in un delirio da ormone del consumo schizzato a valori stratosferici!
"Il pesce oggi si vende da pulire perché non abbiamo tempo." "Niente focacce, oggi i forni sono impegnati a soddisfare le richieste di pane." Commesse con il cappello di babbo Natale che stringono i denti: "Passerà questo tour de force!"
"Queste melanzane sembrano finte, così lucide!" accenno ad una signora accanto a me, ma è troppo concentrata nel "portare a casa il risultato" per considerarmi.
"Auguri, signora!" mi dice inaspettatamente una commessa che sta mettendo a posto i dentifrici e poi attacca a parlarmi dei suoi seri problemi di salute. C'è anche chi si ferma a fare salotto nei corridoi intralciando gli altri sull'orlo di una crisi di nervi.
Chissà, forse in questo carosello allucinante, in realtà la gente avrebbe voglia di fermare la corsa e di sedersi a chiacchierare del più e del meno senza il pensiero della cena della vigilia, del pranzo di Natale da preparare, degli ultimi regali, dello speriamodinonessermidimenticatanulla.
Ma passerà anche questo Natale e ci potremo rilassare un po'.
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