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la nostra catalpa in fiore |
15 giugno 2018
In viaggio di venerdì mattina verso la Lunigiana, facciamo mente locale sui lavori da fare al podere. R ha sicuramente da tagliare ancora l'erba anche se è rimasta solo qualche zona marginale.
Ma poi? Semplice! Se non ci sono altre cose da fare, forse sarà la volta buona che ci godiamo la nostra casa in campagna "sbracandoci". Non male l'idea!
In ogni caso per oggi, tra scaricare la macchina, aprire la casa, l'acqua e il gas, accendere il frigo e la caldaia, fare il giro perlustrativo e pranzare velocemente, troviamo il tempo per rilassarci un po' in terrazza (all'ombra però, il clima non permette più bagni di sole).
Sono in fiore la catalpa e i melograni. Qualche piccolo fiore lo ha fatto anche il tiglio anche se si è specializzato in frondosissimi polloni.
Dopo il caffè di saluto alla vicina, decidiamo di fare una camminata fino al passo del Cucco e ritorno (un'ora e cinquanta minuti); percorso su strada provinciale poco trafficata ed abbastanza ombrosa nel tardo pomeriggio. Rimane il tempo di preparare la cena, consumarla e bersi una tisana guardando le stelle (per quello che consente il super faro che purtroppo illumina a giorno la nostra terrazza dalla strada provinciale). Il farone non ci impedisce però lo stupore delle prime lucciole dell'estate!
16 giugno 2018
R attacca il suo lavoro con il tagliaerba, mentre io raccolgo le ciliegie maturate sugli ultimi due alberi. Si tratta di una varietà più tardiva che fa frutti piuttosto grossi ma non troppo scuri, comunque molto saporiti, forse troppo, visto che, nonostante il nostro spaventapasseri, gli uccelli le hanno già beccate provocando la marcescenza di molte di loro. Mannaggia! Ne ricavo un cestino di cui poche sane.
Scendo in pianura dal nostro vivaista per comprare una piantina di timo e una di menta e scopro che da tempo aveva in serbo per noi due piante che avevamo ordinato ma che si era dimenticato di portarci: un alloro e un ibisco a forma di alberello. Vorremmo prenderle ma adesso comincia l'emergenza siccità e forse stanno meglio posteggiate da lui che ha l'impianto di irrigazione.
Quest'anno lo dicono tutti: il raccolto di frutta è scarso. Pare che la colpa sia della gelata di febbraio che ha sorpreso molte piante già in fiore. Infatti gli unici alberi da frutti che sono stracarichi sono i meli che fioriscono più tardi. Le meline sono a gruppi di tre e anche cinque e allora, come ho letto su Internet, mi accingo a diradarle cioè a farne cadere alcune in modo che quelle rimaste abbiano più spazio e più nutrimento per crescere. Mi piange un po' il cuore sacrificarne alcune ma sono veramente pressate nei loro mazzetti.
Si fa così ora di cena e poi finalmente mi godo un film, cosa che non mi riesce mai di fare in città.
17 giugno 2018
Mentre R dà una passata di verderame agli alberi (che hanno ancora tracce di ruggine), io do un po' di acqua a tutte, operazione che porta via un sacco di tempo visto che il nostro podere è in ripida salita. Su e giù con secchio e annaffiatoio si fa una bella sudata anche di mattina (non proprio di prima mattina a dire il vero). Ma perché non abbiamo ereditato un podere in Pianura Padana?
Poi raccolgo i fiori di lavanda, bellissimi e profumati, in tre bei mazzetti che metterò a seccare mentre R raccoglie quelli di elicriso per ulteriori tisane.
Non mi rimane che ripulire il giardino pensile dai tralci invadenti del glicine e si fa ora di partire.
Puff! Ma come? Non si era detto che non c'era nulla da fare?