7-9 settembre 2018
“Signora, sono maturi i fichi!” mi grida l'anziano vicino dall'altra parte della strada mentre innaffio l'agrifoglio. “Eh, sì, ho visto. Siamo quasi venuti apposta!” rispondo. “Eh ma se piove non son più buoni!” dice lui. Ha ragione, mannaggia! Arriviamo di venerdì pomeriggio e io mi precipito a coglierli cercando di prevenire un temporale che si annuncia all'orizzonte. Delusione! Molti sono caduti, tanti pendono mosci ed anneriti dall'albero ed anche quelli che sembrano buoni hanno segni di inizio di marcescenza. Ne raccolgo comunque circa tre cestini sperando di ricavarne almeno materiale per un'altra mandata di marmellata (che per fortuna verrà squisita).
Tutto sembra cambiato qui in campagna rispetto a quando l'ho lasciata una decina di giorni fa: è tutto più umido, e ciò è un bene per le nostre amate piante, però il sole tramonta prima che riusciamo a metterci a tavola e fa freddino a cenare in terrazza. Le noci cadute cominciano ad essere commestibili e le mele rotelle sono diventate più grosse e rosse. Le nostre due piante di erba della Pampas hanno “partorito” dei graziosi ciuffi, una di colore bianco e l’altra di colore rosa.
Sabato mattina ci svegliamo con la nebbia (altro segno dell'autunno alle porte) che piano piano si dirada ma prima di sparire del tutto ci offre uno spettacolo incredibile. Le goccioline di nebbia con il sole mattutino mettono in evidenza le miriadi di ragnatele distribuite sul nostro podere. Costruzioni elaboratissime che spiccano sull'erba o tra una pianta e l'altra, qualcuna persino con in mezzo il suo orgoglioso architetto. Certo, la natura non cessa mai di stupirti.
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