mercoledì 16 gennaio 2019

Oh mio babbino caro


Te ne sei andato una bella mattina di gennaio, col un bel cielo azzurro e gli uccellini che cantavano lieti tra i fronduti ulivi intorno alla struttura dove hai faticato a fare gli ultimi respiri. Il tuo fisico forte ha lottato con tutta l'anima ben sei giorni nonostante che i medici venerdì scorso ci abbiano detto: "E' questione di ore."
Adesso basta medici, babbo, basta flebo, cateteri, sondini nasogastrici e pannoloni. Ora riposa in pace. Noi ti porteremo nel cuore e ti ricorderemo come eri prima della malattia: esuberante, socievole, spiritoso e un po' egocentrico. Io ti ricorderò anche come ti ho visto in questi ultimi mesi: smarrito, confuso, facile alla commozione, fragile.
Addio, babbino caro. Non credo in una vita oltre la morte, ma se qualcosa c'è, spero ci sia la musica perché la musica ti è sempre piaciuta tanto.


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