Ti ho guardata mentre ti allontanavi verso il treno, piccola, rotondetta, con il tuo passo incerto un po' barcollante. Il treno che ti riportava nel tuo rifugio, il tuo piccolo appartamento di periferia dove sei rimasta sola dopo la morte del babbo, tu con le tue cose e anche con le sue, tu con le tue piccole manie come quella di raccogliere l'acqua per riciclarla nel water, con il tuo "so tutto io" ma anche con le tue insicurezze di anziana. Sono rimasta a guardarti salire su quel treno mentre ti tiravi su con un po' di fatica sul vagone. E non sono riuscita a trattenere le lacrime.
Sono stati un po' faticosi questi pochi giorni di vacanza insieme, mamma. Non sei una presenza "leggera" con tutte le tue ansie, le tue certezze, le tue paure di tutto, le tue fissazioni irrazionali. Si fa fatica a capirsi noi due, ci si battibecca spesso, siamo così simili ma anche così diverse.
Eppure non ho potuto trattenere le lacrime guardandoti andare, così piccola e così fragile, chiedendomi quanto ancora la sorte mi darà la possibilità di litigare amabilmente con te.