Oggi ho lavorato da casa. Più che smartworking o lavoro agile, si tratta di fare le stesse cose che faccio in ufficio ma da lontano, nella stanza di mio figlio che non abita più con noi, davanti al PC portatile, utilizzando le stesse piattaforme che uso in ufficio, rispondendo a colleghi e direttore per mail o su skype invece che di presenza o al telefono. Più telelavoro, che lavoro agile. Un paio di giorni la settimana lavoro così.
E così, osservando la bellissima giornata fuori dalla finestra, mentre io sono confinanta in casa, mi è venuto in mente che è già passato un anno da quando le nostre vite di agiati occidentali sono state sconvolte dal coronavirus.
Un anno fa non ci rendevamo ancora conto di quello che ci aspettava. Ricordo che già si parlava del problema in Cina e in Lombardia, quando andammo a cena fuori per festeggiare il compleanno di mio figlio. Io mi guardavo attorno con un pochino di ansia in quel locale affollato e con i soffitti bassi. Ma i proprietari facevano ancora gli spiritosi....Poi nel giro di pochi giorni, ci siamo giocati la nostra libertà. Anche noi tre di famiglia ci siamo trovati confinati nella pur confortevole casa. Io e le mie colleghe siamo dovute organizzare per portare avanti il nostro lavoro senza carta e questo alla fine ha portato sicuramente un salto di qualità. Io mi sono ritrovata tempo liberato dal pendolarismo e dalla palestra e ho fatto pulizie e riordini straordinari in casa. Non ho visto mio figlio maggiore e mia madre per due mesi e mi sono persa la primavera e le fioriture della mia casa in campagna.
Ed ora eccoci punto e a capo alla stessa situazione. Si parla di zone rosse e lockdown più o meno estesi. So che sono una privilegiata: non ho mai perso uno stipendio ed ho potuto persino ricevere la prima dose di vaccino. Tuttavia, vivo sempre in ansia per il futuro e so che il mondo non sarà più lo stesso. Anche oggi come un anno fa ho fatto un ordine sul sito di e-commerce solidale gioosto.com per dare un piccolo contributo all'economia equa, ma sono davvero preoccupata per quello che succederà alla nostra società.
E' passato quasi un anno da quando, di soppiatto, arrivai nella piazza deserta solo per vedere i ciliegi fioriti.Oggi, finito il lavoro, ci sono andata per conferire rifiuti all'ecofurgone e l'atmosfera era assai diversa: era l'ora di uscita della scuola e tanti bambini festosi con i loro genitori affollavano la strada. Mi sono un po' rinfrancata: forse, dai, ce la faremo davvero.
Nessun commento:
Posta un commento