Il surplus di capi di abbigliamento che abbiamo nel mondo ricco occidentale, frutto della coazione all'acquisto indotta dalla pubblicità, mi ha colpito e angosciato sin dagli anni novanta. Ricordo che il corso organizzato dalla associazione Abiti Puliti e che seguii una ventina di anni or sono mi cambiò la vita. La stessa sensazione di preoccupazione e di impotenza me l'ha data la serie "Junk - Armadi Pieni" visibile su YouTube. Il mercato del tessile ha un impatto enorme sul pianeta, sia per la sua produzione basata sullo sfruttamento dei lavoratori sia per l'enorme quantitià di rifiuti che genera. Nella bella docuserie si dice che la soluzione non è smettere di acquistare. Può essere. Fatto sta che da anni non compro quasi più nulla e mi metto sempre gli stessi vestiti incrementati ogni tanto da quelli dismessi da mia sorella (che non si fa tanti problemi) o da qualche capo comprato all'usato.
Ed ecco che ora, per il decluttering in vista trasloco, ho fatto un piano. In questi giorni, tempo di cambio di stagione inverno-estate, abbatto la mia dotazione di abiti invernali a circa un terzo, destinando il resto ad una delle tante associazioni umanitarie che li raccoglie. Ad esempio di queste giacche:
ne salvo solo tre (due tailler e una giacca).
Il prossimo inverno mi aspetta un altro grande cambiamento nella mia vita (che non voglio anticipare) e non penso che avrò necessità di mostrare tanti capi diversi come accade ora. Idem per i golf. Via anche diversi pantaloni. Lascio i più comodi e anche i più caldi.
Ed ecco il primo dei sacchi che prende il volo.Operazione analoga il prossimo autunno al cambio di stagione estate-inverno. Negli ultimi anni ci ho fatto caso e ho constatato che l'estate è finita prima che io facessi il giro di tutti i capi di vestiario a disposizione (eccetto le magliette per il tempo libero). Troppa roba quindi. Armadi troppo pieni. Ci si può lavorare molto...
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