Il mio nuovo quartiere ha una storia interessante. Fino agli anni Cinquanta del secolo corso qui era campagna e di ciò troviamo le tracce in vari piccoli borghi con casette monofamiliari ormai soffocate dai palazzi. Ho scoperto anche che qui vicino c'era un lazzaretto fatto di baracche dove, nel periodo della Prima Guerra Mondiale, avevano rinchiuso i malati di spagnola.
Nel secondo dopoguerra il sindaco La Pira pensò di risolvere il problema degli sfollati (e anche della forte migrazione dalla campagna) costruendo un quartiere di edilizia popolare ma ben pianificato da diversi studi di architetti. L'ente INACASA costruì quindi tutta una serie di case popolari di vario aspetto e tipologia prevedendo però anche tutta una serie di servizi, una chiesa, scuole e anche un bel po' di verde, privato, condominiale, ma anche pubblico. Nel 1954 le case furono consegnate ma i servizi e il verde ancora non c'erano e mancava persino l'asfalto sulle strade, che quindi erano un gran polverone.
L'Isolotto, questo il nome del quartiere, era quindi una periferia disagiata ma anche solidale. Vi sorse una comunità popolare e impegnata socialmente (grazie anche alla parrocchia del famoso prete scomodo don Enzo Mazzi).
Quello che mi colpisce oggi percorrendo queste strade è la gran quantità di verde, perché, se allora gli alberi non c'erano, oggi sono numerosi e alti. Le case sono probabilmente modeste internamente ma si nota esternamente una certa ricerca architettonica (a partire dall'uso frequente della pietra forte in facciata che richiama i palazzi storici di Firenze). Le strade si chiamano tutte con nomi botanici (via degli Aceri, viale dei Pini, Lungarno dei Pioppi, ecc.).
Geniale e moderna l'idea del viale pedonale, contornato da alberi, che permette ad ogni bambino del quartiere di arrivare a piedi alla scuola senza attraversare strade trafficate. Non per nulla è stato chiamato Viale dei Bambini e va dalla chiesa alla passerella pedonale, al di là della quale c'è una specie di collinetta (sicuramente fatta di terre di scavo) chiamata la Montagnola, sopra la quale è la scuola dell'Infanzia e Primaria.
Successivamente all'operazione di La Pira, la città si è espansa anche al di fuori di quel nucleo di settant'anni fa ma purtroppo in modo disorganico, con enormi palazzoni stile alveare che ricordano le periferie dimenticate che troviamo in tutte le grandi città. Per fortuna, il verde è stato mantenuto (in particolare il mio palazzo è adiacente ad un bel parco).
Mi fa una sensazione strana camminare per queste strade (che pure conoscevo ma solo sommariamente), come di vivere in una città diversa, di cui mi godo in questi giorni la fioritura primaverile.
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