venerdì 12 gennaio 2007

Mamma frustrata

L'episodio che ha fatto scaturire la decisione di tenere un blog è stata l'ennesima discussione con mio figlio adolescente. Non è certo una novità che mi faccia arrabbiare e non sarò certo la sola madre che si lamenta delle rispostacce dei figli adolescenti. Ci sono però alcuni episodi che, chissà perchè mi fanno toccare con mano prepotentemente tutta le delusione della mia esperienza di maternità e che mi bruciano in maniera cocente. Mi ricordo in particolare uno di questi episodi qualche anno fa subito dopo il quale partii per Roma per lavoro ed ho nella mente l’immagine di me che giravo per la città sotto la pioggia piangendo come una cretina. Nessuno se ne stava accorgendo (tipico esempio di sensazione di solitudine di cui al post inziale). Mi sentivo come un innamorata delusa e sentivo che il mio rapporto con i miei figli non sarebbe stato più lo stesso. Esagerata? Forse.

La stessa sensazione l'ho provata la mattina dell'Epifania di quest'anno. Mi sono svegliata, sono entrata nella stanza di mio figlio che, appena alzato si stava accingendo a giocare con il PC (sua principale attività e suo unico interesse), non ho fatto in tempo a dirgli "Buon giorno" che sono stata assalita da proteste tipo: "Lasciami in pace, torna a letto, non cominciare subito a rompere..." A tutti può scappare una rispostaccia fuori posto, specialmente ad un ragazzo oggetto di tempeste ormonali, ma buona norma vorrebbe che ciò venga riconosciuto con un minimo (sincero o no) dispiacere. Invece ha pensato bene di sentirsi vittima perchè gli ho ritirato la calza della Befana e gli ho annunciato che non andrò più a vedere le sue partite di calcio finchè non dimostrerà di aver capito i miei sentimenti.

E che dire dell'estate 2004 quando sono arrivata a stilare un resoconto dal titolo "Riflessioni sull'esperienza della maternità "? Lo ripropongo qui e lo potrei controfirmare anche oggi a distanza di due anni e mezzo.

Riflessioni sull’esperienza della maternità estate 2004

Requisiti di base: figli sani e con intelligenza nella norma => OK

Cosa altro mi aspettavo da questa esperienza e quanto ha corrisposto la realtà con le aspettative?

1. Fatica (cioè energie richieste e senso di stanchezza): superiore alle aspettative, i primi anni più per gli aspetti materiali ed organizzativi, mentre ora più per l’interazione con i figli (= farmi ascoltare, farmi obbedire, far valere le mie ragioni)

2. Impegno (cioè sforzo richiesto per imparare a gestire le diverse situazioni che si presentano alle diverse età): superiore perché spesso sento di non esser all’altezza.

3. Responsabilità: come da aspettative.

4. Scarsità di tempo libero: come da aspettative. Le mie esigenze passano sempre prepotentemente in secondo piano e solo imponendomelo riesco a ritagliarmi spazi e momenti miei.

5. Soddisfazione del mio bisogno di “insegnare”: solo in parte. Spesso ai miei figli interessa poco quello che ho voglia di insegnare loro ed inoltre si stufano facilmente ad ascoltare.

6. Trasmissione dei valori in cui credo: solo in parte. Il valore a cui tengo più di tutti, perché secondo me è alla base di tutte le regole di convivenza, è il rispetto degli altri, del lavoro degli altri, dello spazio degli altri e la capacità di mettersi nei panni degli altri. Non si tratta di altruismo ma semplicemente “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Su questo punto non riesco a far superare ai miei figli il loro naturale egocentrismo, nemmeno nei confronti delle persone a cui essi vogliono bene (o dicono di voler bene).

7. Dare ai miei figli opportunità che io non ho avuto (maggior possibilità di stare con i coetanei, maggiori occasioni di autonomia, possibilità di provare esperienze varie e nuove nei limiti delle possibilità di tempo e di soldi): inferiore alle aspettative, perché spesso sono loro che rifiutano le proposte. So che è sbagliato pensare che a loro piaccia quello che poteva piacere a me nella mia infanzia, ma spesso a loro piace proprio quello che io ero costretta a fare per mancanza di alternative (= stare a casa a giocare da soli). Il tempo in cui essi stanno con i coetanei è sicuramente più lungo del mio ma solo per necessità (nido, materna ed elementari a tempo pieno, centri estivi).

8. Compagnia e aiuto (nei limiti delle loro possibilità): molto inferiore alle aspettative. La nostra compagnia è assai poco apprezzata. Le nostre conversazioni tollerate per breve tempo perché stare a parlare con noi toglie spazio ai loro giochi. L’aiuto arriva solo dopo pressanti richieste se non addirittura ricatti, mai spontaneamente. Insieme al punto 6. questo è il punto di maggior scostamento rispetto alle apettative.

Mi sono chiesta: “ Ma tu ti metti mai nei panni loro? Provi mai a vederti dall’altra parte?”

A parte che mi sembra sempre comunque di farlo, ma ultimamente ho provato a fare uno sfozo ulteriore e ho visto una bisbetica rompipalle. Il contenuto delle comunicazioni nei loro confronti al 90% è composto da raccomandazioni, rimproveri e ultimatum per costringerli a fare cose.

Poi mi sono chiesta: “Ma quando cerco di interessarmi alla loro vita, migliorano le cose?”

In effetti tutti i giorni faccio loro domande del tipo:

“Come è andata?” Risposta: “Bene”.

“Cosa hai fatto? Che è successo a scuola?” Risposta: “Niente”

Se non sono troppo stanchi, se le domande non sono troppo pressanti o troppo generiche e soprattutto se non sono troppo ansiosi di rituffarsi nei loro giochi preferiti, si riesce ad ottenere qualche informazione. Guai però a non capire alla prima la risposta e chiedere maggiori spiegazioni, perché si scocciano e vanno via.

Infine mi sono chiesta: “Ma capita mai che loro chiedano che cosa ho fatto io, come sto, come è andata la giornata?” Non passa nemmeno nella loro mente.

2 commenti:

  1. Nessuno ha commentato a questo post e allora lo faccio io. Quando l'ho letto mi si e` stretto il cuore perche` mi sono rivisto io da figlio: tutte le rispostacce che ho dato ai miei dai 12 ai 20 anni... ed e` proprio come tu dici, lo scatto appena il genitore non afferra al volo quello che gli si dice. Ti assicuro che il rimorso ora e` grande e vivendo fuori casa dimostrare loro che mi dispiace e` difficile. Lo capiranno un giorno, non preoccuparti. Ed e` totalmente una questione di eta`. Passa.

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  2. Grazie, Marco, non sai quanto piacere mi fa ricevere commenti nei miei primi post. Sono infatti quelli piu' sentiti ma allora, non avendo allacciato contatti in rete con nessuno, sono passati del tutto inosservati.
    Riguardo ai miei figli c'e' stata un'evoluzione da allora: il loro comportamento non e' migliorato (anzi) ma io sono cambiata, pretendo meno da loro, penso piu' a me stessa e cosi' me la prendo meno. Devo dire che questa mia "maturazione" la devo al blog e anche agli amici che mi hanno dato i loro consigli con i commenti come hai fatto tu.
    Un abbraccio,

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