martedì 22 aprile 2008

Tutta la vita davanti

Un po' di tempo fa ho letto il libro di Michela Murgia "Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria" che racconta un mese di lavoro in un callcenter in cerca di vittime a cui vendere un apparecchio al triplo del suo valore di mercato. Romanzo divertente e amaro.
Il film di Paolo Virzì "Tutta la vita davanti" prende spunto dal libro ma va oltre in un affresco surreale ma purtroppo anche realistico dell'Italia, della condizione dei precari, della miseria culturale diffusa.
Mentre il libro della Murgia è focalizzato sulla denuncia dell'azienda e dei suoi metodi, il film di Virzì, pur riportando fedelmente l'assurdità di questo mondo squallido e crudele, costruisce intorno tutta una serie di personaggi e di storie che arricchiscono il quadro. La vicenda è vista con gli occhi di Marta, laureata con 110 e lode in filosofia e finita a fare la telefonista precaria. A Marta, che per fortuna mantiene saldo il suo sguardo disincantato e la sua sensibilità, non sfugge la tragicomicità del balletto quotidiano a cui sono costrette le telefoniste per caricarsi ad inizio giornata, né la disperata perfidia della coordinatrice (un'ottima Sabrina Ferilli), né la disarmante fragilità della sua coinquilina, più immatura della figlia di cinque anni, nè il terrore del venditore Lucio2, sempre sull'orlo di una crisi di nervi, né il finto idealismo del sindacalista (il bravo Valerio Mastrandrea), rivelatosi più marpione degli altri.
Qualche forzatura l'ho trovata nella storia del capo e della coordinatrice, mentre mi è piaciuta molto l'idea dell'accostamento tra il mondo del callcenter, quello del Grande Fratello e la caverna di Platone. Tanto da far dire con stupore ai "filosofi" costretti per campare a fare gli autori del reality: "Ti interessa davvero? Ah, ma allora non è solo un programma per cerebrolesi?"
Film allegramente feroce, comico e amarissimo. Da vedere.

12 commenti:

  1. Ho visto il film un paio di settimane fa, mi è piaciuto e mi ha dato lo spunto per parlare con dei giovani che lavorano o hanno lavorato nei call center. Tutti mi hanno detto che il film non calca eccessivamente la mano e che la realtà è effettivamente quella. Inutile dire che sono rimasta sconvolta. Ho deciso che, quando mi telefoneranno da un call center,sottoporrò le gentili voci ad un fuoco di fila di domande sulla loro condizione lavorativa. Un film, insomma,che smuove gli animi. Non ho visto neanche forzature fra il rapporto della Ferilli con Ghini: lo squallore di molte situazioni che conosco era rappresentato efficacemente, ed anche l'alienazione che può portare ad un gesto estremo.
    Ti consiglio di vedere un altro film italiano, sempre con il bravissimo Mastrandrea,NON PENSARCI,di Gianni Zanasi, film più leggero, ma un godibile affresco dell'odierna vita di provincia.

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  2. Grazie del consiglio. Se leggi il libro della Murgia ti rendi conto che Virzi' non ha esagerato nulla nel meccanismo delle vendite telefoniche.

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  3. Un saluto da New York, pandoro.

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  4. NOOO!!! Mi espatri, Pandoro! Hai deciso gia' di emigrare? ;-)
    Raccontaci, mi raccomando!
    Un bacione,

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  5. dice se sto in Italia finisce che faccio il precario, meglio espatriare!

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  6. Io lessi una inchiesta sulla vita dei lavoratori dei call center e da allora sopporto pazientemente le telefonate scassaballe che mi arrivano continuamente.
    Sono contenta che si facciano film che descrivono la condizione odierna del lavoro. Parlano più di tanti articoli di giornali
    ciao marina

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  7. :D

    800 euro per un viaggio di sette giorni all'hilton... naturalmente camposcuola. E' davvero bello qua, per me che amo stare in citta moderne piene di negozi e cose varie (non ci sono i tasti con gli accenti).

    Devo dire una cosa, anticipando quello che scrivero al ritorno, qua se sfiori anche una persona scatta la frase `oh sorry`, e tutto costa MOLTo di meno... E FINALMENTE NON SENTO NOTIZIE DI MORTE POLITICA ED ALTRO DALLA MATTINA ALLA SERA MA STO TUTTO IL GIORNO TRANQUILLO!

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  8. Io invece quando ricevo una telefonata da un callcenter mi infurio. Non insulto nessuno perche' sono gentile, ma comincio a chiedere come mai si ha il mio numero, visto che ho richiesto che non venisse utilizzato per scopi commerciali. Poi, quando imbarazzato l'operatore si scusa, rifiuto le scuse e chiedo un indirizzo o numero a cui rivolgermi per denunciare l'abuso. L'operatore ovviamente non rivela questi dati segretissimi e la telefonata finisce con uno scambio cordiale e distaccato di saluti, senza che il prodotto commercializzato venga in qualche modo pubblicizzato. Poi l'operatore riattacca e, guardando l'operatore seduto vicino a lui, mi insulta.

    Certo, io non ce l'ho veramente con l'operatore, ma con l'azienda che gli da' quello straccio di lavoro. Anzi, peggio, ce l'ho con il sistema per il quale il lavoro e' pagato dal commercio, e il commercio e' pagato da quella truffa legalizzata che e' la pubblicita'. Quell'operatore non ha alternativa che lavorare in un callcenter, probabilmente, se no non lo farebbe. Pero' io avro' anche il diritto di contestare il meccanismo!

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  9. Anch'io detesto le vendite telefoniche (anzi sul telefono meditavo un post a parte).
    Credo che Marina intendesse il fatto che alcuni operatori sono pagati qualcosina anche solo se la telfonata dura piu' di un certo numero di secondi. Ecco perche', come ha spiegato in un suo post (telefonate), li lascia parlare prima di riattaccare.
    Nel caso della societa' di cui al libro della Murgia sono pagati invece ad appuntamento. Infatti la Murgia nel libro si chiede perche' le "vittime" non mandino a quel paese subito la telefonista invece di inventare le solite scuse per le quali le ragazze hanno gia' la risposta preparata.

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  10. Appena posso, ho già messo in conto di vedere questo film, e anche l'altro con Valerio Mastrandrea, che ti consiglia Anna. Sui lavoratori dei call center mi pare che anche Ascanio Celestini, lo scorso anno, ha fatto uno spettacolo teatrale, o anche un film...non vorrei sbagliarmi..
    Un saluto e grazie per quelle segnalazioni da me ;-)
    Frida

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  11. il libro l'ho letto un paio di anni fa, se non ricordo male, e mi era piaciuto molto!
    io film: ne ho sentito parlare.... ora cercherò di guardarlo.
    ciao baci

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  12. A volte i film fanno capire cose alle quali non pensiamo, i call center devono essere luighi molto particolari per viverci e anche a me ha colpito molto questa realtà che credevo meno aberrante. Oggi il lavoro precario sta diventando davvero un modo di approfittarsi completamente delle persone purtroppo...ho messo il logo delle mondine ma non so cos'altro fare o forse sono sempre troppo stanca per capire...forse, e dico forse invecchio?...o è solo l'allergia che mi infelicita la vita...ciao cara Artemisia...Carmela...

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