Le donne non devono indossare abiti ornati.
Le donne non devono indossare abiti di stoffa sottile.
Le donne non devono indossare abiti attillati.
Le donne devono coprire interamente il loro corpo.
Gli abiti delle donne non devono assomigliare a quelli degli uomini.
Gli abiti delle donne non devono assomigliare a quelli delle donne non musulmane.
Gli ornamenti dei loro piedi non devono produrre alcun suono.
Le donne non devono indossare abiti fruscianti.
Le donne non devono camminare al centro della strada.
Le donne non devono uscire di casa senza il permesso del marito.
Le donne non devono parlare con estranei. Se hanno necessità di farlo, devono farlo a bassa voce e senza ridere.
Le donne non devono guardare gli estranei.
Le donne non devono avere a che fare con gli estranei.
(Estratto dalla normativa emanata dal governo afgano nel 1992).
Malalai Joya, 32 anni, eletta al parlamento afgano e da esso espulsa nel 2007 perché vi aveva denunciato la presenza dei Signori della Guerra (i trafficanti di droga nemici delle donne al pari dei Talebani). Da allora è oggetto di minacce, vive sotto scorta e gira il mondo spiegando che in Afganistan non c'è affatto la democrazia come si vuol far credere all'Occidente.
La coraggiosa attivista, la cui autobiografia è uscita recentemente anche in Italia ("Finché avrò voce") è stata intervistata anche a Fahrenheit e ha raccontato che le donne in Afganistan, soprattutto nelle province, vivono la stessa situazione di violenza e di oppressione dei tempi dei Talebani. Malalai sottolinea come per gli occidentali l'oppressione delle donne sia collegata strettamente al fatto di portare il burqa mentre invece per molte afgane esso rappresenta una protezione perché non le fa riconoscere da chi le perseguita oppure addirittura permette di nascondervi sotto i libri quando si recano nelle scuole a loro proibite. Commovente il punto dove ricorda quando da bambina frequentava le scuole clandestine per le donne e conobbe Meena, la fondatrice del movimento Rawa poi uccisa dai servizi segreti afgani.
Ascoltare queste storie fa davvero venire i brividi. Di recente ho letto dell'attentato dei Talebani contro una scuola femminile dove hanno intossicato con il gas 80 bambine e mi chiedo: perché tanto accanimento contro le donne? Perché le donne fanno tanta paura?
Su questo blog altre notizie e interviste sulla coraggiosa Malalai Joya.
"Perché le donne fanno tanta paura?"
RispondiEliminaÈ una domanda che tante volte mi sono posto anch'io.
E penso che forse è la paura del diverso, di chi per tanti aspetti ti è alieno. È la stessa paura che suscita lo straniero, l'immigrato. È la stessa paura che fa chi non si allinea al sentire comune. La stessa paura che si ha in fondo nei confronti di chi ti obbliga a rivedere le tue abitudini, opinioni, cioè i tuoi preconcetti, di chi ti obbliga a scendere dentro di te per andare oltre e crescere.
Pace e benedizione
Julo d.
C'è bisogno di donne così. Di donne che siano rimaste donne e non si siano travestite da uomini come certe nostre governanti!!!
RispondiEliminaSaranno loro che probabilmente riusciranno dove gli uomini non sono riuscite anche se col tempo.
Un caro saluto
Giulia
volevo scriverti ma nel marasma della mia posta abbandonata al caos delle newsletter non riesco a trovarti...
RispondiEliminain Casentino siamo stati un giorno lavorativo a trovare amici vari ma poi siamo scappati per conto nostro altrove.
le due settimane prima della partenza ho lavorato mattina, pomeriggio fino a sera, a volte la sera stessa, sabato e domenica, così tutto il resto è passato in decimo piano perchè avevo la testa completamente lì.
spero mi scuserai la scortesia di non averi scritto, ma sono letteralmente risucchiata.
confido nella tua comprensione...
le donne molto spesso sono molto più intelligenti e tenaci degli uomini e possono fare molta paura
RispondiEliminale donne come questa afgana sono donne in gamba
tutte dovrebbero essere come lei, soprattutto quelle italiane che sognano di fare l veline o le starlette in Tv
Chiaro che facciamo paura: se decidessimo tutte improvvisamente di avvalerci veramente delle nostre capacità e liberare le nostre potenzialità diventeremmo scomode concorrenti per l’universo maschile.
RispondiEliminaBasta leggere qualche statistica per vedere che le ragazze si impegnano di più nello studio, hanno voti più alti, si laureano prima e meglio dei coetanei.
Poi, al momento di affacciarsi nel mondo del lavoro, vedono passarsi davanti i maschi che non hanno il “problema” della maternità, che per le aziende rappresenta un costo e comunque è considerato una discontinuità nel percorso lavorativo. Se poi ti prendono, è quasi dato per scontato che se fai un figlio, con la carriera hai chiuso.
Le donne fanno spesso mestieri che sono diventati col tempo quasi esclusivamente appannaggio femminile (la maestra, l’insegnante - avete presente quel grande matriarcato che è la scuola, mentre a livello universitario prevalgono “i “ docenti? Poi l’infermiera, la cassiera, l’igienista dentale, la colf, l’assistente sociale). Se c’è un posto di lavoro part-time, si può scommettere che è occupato da una donna.
A parità di titolo di studi gli sbocchi lavorativi si differenziano: una laurea in economia portava ad insegnare diritto alle superiori se donna, a diventare un commercialista se uomo. Nella sanità quante sono le donne chirurgo e quante sono primari? E sto parlando di lauree con 110 e lode e fior di specializzazioni.
Se il lavoro è nello Stato, la progressione di carriera è ancora possibile, ma nelle industrie private gli uomini hanno la precedenza, per non dire il monopolio, su i posti di comando.
E questo perché fa comodo, molto comodo lasciare che della quotidianità si occupino le donne.
Basta guardare. All’uscita delle scuole ci sono più mamme che padri, nei supermercati ed in fila alla posta a pagare le bollette ci sono più donne che uomini, se si ammala un anziano in famiglia l’assistenza è declinata al femminile. Pulizia della casa, lavatrici, stiratura, preparazione quotidiana dei pasti sono ancora considerate incombenze femminili (un uomo tutt’al più dà una mano e quasi sempre sollecitato).
Nella vita quotidiana le donne cucinano, ma nei ristoranti gli chef sono uomini. Se ci sono due auto in famiglia la migliore è dell’uomo, quella di seconda scelta è per la moglie/mamma.
Eppure abbiamo una marcia in più. Quando un’unione finisce è quasi impossibile che una donna torni a casa dei genitori: l’uomo, almeno in prima battuta torna dalla mamma.
Lo so, sono ovvietà, non ho scritto niente di nuovo, ma così stanno le cose.
Un saluto a tutti.
Dolores
Bella analisi, Ruby. E' proprio cosi'.
RispondiEliminaState scrivendo un mucchio di sciocchezze, perchè la verità è che le donne non hanno ancora capito che l'avanzamento sociale in questo mondo ( e soprattutto in Italia ) non dipende dalla cultura, dall'intelligenza o dalla determinazione, ma da tutta una serie di fattori legati alla capacità di creare e far crescere un sistema clientelare. Pratica nella quale gli uomini hanno molta più esperienza delle donne........
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