"I giovani andranno in pensione a 70 anni" titolava qualche giorno fa La Repubblica. Lo stesso giorno, pedalando verso l'ufficio, ho ascoltato l'ultima puntata di Bene bene male male di Controradio sulla crisi economica. Giovanni Gozzini al solito mi è parso molto interessante e stimolante. Ha sfoderato un'aspra critica contro le banche e contro "tutti i poteri forti di cui siamo schiavi e che non sono mai stati così forti e così oscuri come adesso" e contro la politica "che è clamorosamente indietro con i tempi e dimostra di non saper fare il suo mestiere". Ho pensato che la sua verve e la sua intelligenza critica rivelano probabilmente un passato da contestatore. Poi ha salutato per andare a fare lezione ai suoi studenti. "Beh," mi sono detta, "certo è facile essere disinvoltamente provocatori con un bello stipendio da professore. Un ragazzo con il suo stesso acume oggi ha poca possibilità di esprimere il suo dissenso."
Arrivata in ufficio, ho trovato il mio capo preoccupato per il Decreto Legge 78 del 31 maggio 2010 (la cosiddetta "manovra finanziaria") che, tra le altre cose, elimina le diarie sulle missioni all'estero. Ciò sta suscitando un sollevamento generale nel mio ente i cui ricercatori devono partecipare ad esperimenti in laboratori europei e americani. Comprensibilmente questi miei colleghi temono di rimetterci dei soldi (anche se finora qualcuno, diciamolo, forse ci ha anche guadagnato). Ma ha ragione il mio capo quando dice che non è questa la cosa più allarmante, quanto il blocco del turn over che lascerà a terra tanti ricercatori precari, gente che ormai non è neanche più tanto giovane, qualcuno ha anche famiglia e molti di loro speravano nei prossimi concorsi per arrivare al sospirato "posto fisso". "Rinuncerei volentieri ad un pezzo del mio stipendio di professore universitario se questo servisse ad assumere qualcuno di questi ragazzi," dice il mio capo. "Mi scoccerebbe, per carità, ma lo farei."
Ecco che continuamente mi torna in mente la sensazione che, chi è riuscito a saltare sul treno al momento giusto, bene o male ce l'ha fatta (salvo che non succeda qualcosa di veramente grave), ma chi è rimasto a terra e non ha nessuna colpa se non quella di essere nato un po' più tardi, non pare che abbia molte speranze di saltare su. E la soluzione non è certo fermare il treno e far scendere tutti come vorrebbe qualcuno (che magari è proprio quel "qualcuno" che sta continuando ad arricchirsi).
Arrivata in ufficio, ho trovato il mio capo preoccupato per il Decreto Legge 78 del 31 maggio 2010 (la cosiddetta "manovra finanziaria") che, tra le altre cose, elimina le diarie sulle missioni all'estero. Ciò sta suscitando un sollevamento generale nel mio ente i cui ricercatori devono partecipare ad esperimenti in laboratori europei e americani. Comprensibilmente questi miei colleghi temono di rimetterci dei soldi (anche se finora qualcuno, diciamolo, forse ci ha anche guadagnato). Ma ha ragione il mio capo quando dice che non è questa la cosa più allarmante, quanto il blocco del turn over che lascerà a terra tanti ricercatori precari, gente che ormai non è neanche più tanto giovane, qualcuno ha anche famiglia e molti di loro speravano nei prossimi concorsi per arrivare al sospirato "posto fisso". "Rinuncerei volentieri ad un pezzo del mio stipendio di professore universitario se questo servisse ad assumere qualcuno di questi ragazzi," dice il mio capo. "Mi scoccerebbe, per carità, ma lo farei."
Ecco che continuamente mi torna in mente la sensazione che, chi è riuscito a saltare sul treno al momento giusto, bene o male ce l'ha fatta (salvo che non succeda qualcosa di veramente grave), ma chi è rimasto a terra e non ha nessuna colpa se non quella di essere nato un po' più tardi, non pare che abbia molte speranze di saltare su. E la soluzione non è certo fermare il treno e far scendere tutti come vorrebbe qualcuno (che magari è proprio quel "qualcuno" che sta continuando ad arricchirsi).
Quanto siamo d'accordo! Se rimettessimo al centro il lavoro, e soprattutto il lavoro di chi non l'ha mai auvto, ed è costretto a vivacchiare, nel fiore dei suoi anni migliori, perchè questa società non ritiene di soddisfare le loro esigenze. Niente da fare, un problema generazionale si pone, eccome!
RispondiEliminaIo dico sempre che certi provvedimenti sulle pensioni, ed in particolare l'allungamento dell'età lavorativa, finiscono anch'essi per penalizzare prima di tutto i giovani. Facciamo ciò che si deve fare, un gigantesco piano di riduzione dell'orario di lavoro, ammettiamo pure salari di settecento euro, ma dare un lavoro, e cioè una vita degna di questo nome a questi giovani.
La crisi è nera e la pagheranno le categorie più deboli, i giovani per primi. Non credo che occorra sottolineare che il nostro governo è in assoluto il meno adatto ad assumersi responsabilità ed impegni in materia. Mi amareggia comunque continuare a sentire i dicorsi di gente - anche a sinistra - che parla in fondo di una crisi che non vive e non vivrà mai di persona e che non toccherà nemmeno ai loro figli. Hai presente la lettera al figlio che il rettore della LUISS fece pubblicare tempo fa sui giornali? Ho amici e colleghi di lavoro che hanno figli dottori di ricerca in università italiane che continuano a mantenere figli più che brillanti e meritevoli e si stanno rassegnando a farlo anche da pensionati.
RispondiEliminaNon aggiungo altro.
Dolores
Tutti i nodi vengono al pettine.. stiamo praticamente subendo ora le conseguenze di decenni e decenni di sprechi e italianità: favoritismi, raccomandazioni, falsi invalidi, condoni, furberie varie... sapete a tal proposito per caso a cosa corrisponda il tempo: 19anni 6mesi e 1giorno?
RispondiEliminaA mio parere ci siamo cacciati in un vicolo cieco.. l'unico modo (veramente arduo) per superarlo è ricostruire una nuova società educando i giovani a veri valori!!
Si' lo so. Mi ricordo quando ventenne sono stata assunta e mi dicevano che alcune colleghe nemmeno quarantenni stavano andando in pensione. Adesso invece noto i professori decrepiti che non si schiodano nemmeno a settanta anni...
RispondiEliminaMa un giusto mezzo, no?
E' vero, ma è anche vero che non tutto è arrivato così... pensa alle lotte operaie, a tanti momneti della storia in cui ci si è conquistato ciò che oggi ci hanno di nuovo tolto. Tocca ora ai giovani anche lottare e noi insieme a loro. Ma la storia non ha mai regalato nulla...
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