Francesca Caferri, giornalista che ha girato il mondo musulmano per dieci anni, ha raccontato nel libro "Il paradiso ai piedi delle donne" incontri con donne musulmane in Arabia Saudita, Egitto, Pakistan, Yemen, Afganistan e Marocco. Intervistata in questa puntata de Le Storie Diario Italiano,
la giornalista definisce la cosiddetta "Primavera Araba" come il tentativo di dire basta a trent'anni di immobilismo appoggiato dall'Occidente, un processo ancora in divenire, di esito difficile da capire adesso. Nel breve periodo, infatti, sembra esserci un trionfo dell'estremismo islamico perché i suoi appartenenti erano gli unici "pronti" per prendere il potere. La società civile, i giovani (sempre più istruiti ma con una disoccupazione del 70%), le donne che hanno occupato per diciotto giorni piazza Tahrir al Cairo non erano pronti per le elezioni e si sono frantumati al momento di presentare le candidature, dando quindi gioco facile ai Fratelli Musulmani. Ci sono poi i Salafiti, che hanno alle spalle paesi come il Qatar o l'Arabia Saudita e quindi particolarmente ricchi, i quali, pur non essendo andati in piazza, hanno idee precise sulla direzione in cui queste rivoluzioni debbano andare: società islamizzate teocratiche ove non c'è spazio per la società civile.
Francesca Caferri è fiduciosa che invece nel medio e lungo termine la società civile sarà pronta. Le ragazze che sono state in piazza per diciotto giorni sfidando la polizia, costrette a subire il test della verginità e gli spari, non hanno nessuna intenzione di tornare a casa. La rivoluzione silenziosa delle donne, dice la giornalista, è dovuta all'accesso prima alle TV satellitari e poi alla rete che permette loro di scoprire mille altri modi di essere donne musulmane rispetto a quello imposto dalla TV di stato.
Il timore che si prova dall'Occidente pensando alle donne musulmane è che esse, nella loro legittima aspirazione alla libertà, finiscano per volersi uniformare in tutto e per tutto a noi, donne occidentali, compreso le derive consumistiche e pubblicitarie. Francesca Caferri invece ci rassicura e ritiene che l'imitazione del mondo occidentale da parte
delle donne sia molto meno diffusa di quanto si pensi. Le ragazze
musulmane non vogliono essere come noi. Voglio essere indipendenti,
lavorare, avere una famiglia ma come dicono loro. Portare il velo o no è
irrilevante per loro mentre quello che conta davvero è l'accesso alla scuola o ad Internet
come possibilità di comunicare.
Basti pensare che la rivoluzione di Piazza Tahrir del 25 gennaio 2011 è partita da un video messo su YouTube registrato col telefonino da Asma Mahfouz, una ragazzina egiziana velata, sola nella sua camera:
Pare che nel Corano ci siano diverse figure femminili forti. Non a caso per il titolo del libro, la Caferri si è ispirata ad un episodio coranico: un ragazzo va dal Profeta e si offre per combattere ed andare in paradiso. Quando Maometto apprende che il ragazzo è figlio unico gli dice: "Non partire. Resta a casa perché il paradiso è ai piedi delle madri." Chi l'avrebbe detto?
Prima o poi la raggiungeranno l'indipendenza sperata. Mi chiedo solo quanti anni ci vorranno per avere dei risultati concreti, tangibili, soddisfacenti. Io temo troppi: mi pare che più vadano avanti e più la società maschilista araba crei delle fortezze attorno a sé.
RispondiEliminaLettura attualissima mentre si trattiene il fiato per gli avvenimenti del Cairo. Sembra che nessuna battaglia per il diritto delle donne sia mai vinta del tutto. le donne anche -qualche volta penso "sorattutto"-quelle occidentali, debbono essere sempre in stato di mobilitazione. Ce la faranno? ce la faremo? Ce la farete voi giovani?
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