500.000 reati di tipo mafioso in un anno, come dire 1300 reati al giorno, 50 all'ora, quasi 1 al minuto;
250 milioni di Euro al giorno versati dai commercianti per pagare il pizzo, 160.000 Euro al minuto;
20 miliardi di Euro di "fatturato" annuo (stima Eurispes 2010) con un utile da investire di 130 miliardi.
Di questa massa di denaro il 45% circa viene reinvestito in ulteriori affari criminali (soprattutto acquistando droga, attività che dà i maggiori introiti), mentre il 55% viene riciclato soprattutto nel settore edile. I mafiosi acquistano macchine lussuose, si fanno costruire ville con panorami mozzafiato e piscine e bagni alla Scarface, ma investono anche in terreni, palazzi, castelli, esercizi commerciali e aziende.
Non c'è regione italiana che ne sia esente. Basta collegarsi al sito della Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalià organizzata e si ha un'idea dell'immenso patrimonio di cui si parla. Alla voce "I beni" si può cliccare sulla propria regione e si scoprono aziende ed esercizi commerciali di tutti i tipi.
Pio La Torre, esponente politico siciliano, già dagli anni Ottanta aveva capito che bisogna colpire i mafiosi in ciò che hanno di più caro: i soldi. Purtroppo non fece in tempo a
vedere in vigore la sua legge perché venne assassinato prima della sua approvazione.
Nel 1996, grazie ad un milione di firme raccolte, fu approvata una proposta di legge promossa da Libera per il riutilizzo a scopo sociale dei beni confiscati, meccanismo che esiste solo in Italia. I beni vengono dapprima sottoposti a sequestro e, solo dopo il lungo iter processuale che porta alla condanna del mafioso, ne viene dichiarata la confisca definitiva e quindi assegnati ad un ente locale. Quest'ultimo o lo utilizza direttamente per servizi pubblici o lo mette
a disposizione, con bando pubblico, di associazioni, cooperative, fondazioni o altre istituzioni
pubbliche (ad esempio per la caserma dei Carabinieri). La sede della cooperativa nel Casertano dove sono stata lo scorso luglio, per esempio, era stata in un primo momento destinata dal Comune di Sessa Aurunca a canile municipale, mai utilizzato (anche perché non era assolutamente a norma).
Questo processo è molto importante perchè dà un segnale fortissimo nelle zone ove la criminalità regna. Mostra che si può stare dalla parte della legalità, mostra che si può lavorare in modo pulito (qualche centinaia di giovani lavorano per queste cooperative e i prodotti a marchio Libera Terra fatturano ormai 6 milioni di Euro l'anno) e serve per far capire alla zona grigia da che parte si deve stare.
Purtroppo non è tutto rose e fiori. Come raccontano anche gli ospiti di questa puntata di Fahrenheit Radio 3, dal sequestro del bene al suo riutilizzo passano anni durante i quali i terreni e i fabbricati si degradano (o peggio subiscono devastazioni); talvolta sono gravati da ipoteche che né il Comune né le cooperative hanno soldi per estinguere; le aziende (circa 1500 sequestrate e purtroppo ancora in gran parte inattive) perdono clienti anche perché vengono boicottate sotto le pressioni dei potenti mafiosi locali (mi ricordo il caso della società di trasporti Riela di Catania). La Calcestruzzi Ericina (che era del boss trapanese Vincenzo Virga) è uno dei pochi esempi positivi, grazie anche all'instancabile opera dell'allora prefetto di Trapani Fulvio Sodano.
L'Agenzia dovrebbe avere più risorse per poter lavorare in modo più veloce e snello. Ed inoltre dovrebbe evitare di cedere a certe pressioni, come probabilmente sta succedendo al complesso e all'azienda agricola di Suvignano, un posto bellissimo che ho avuto occasione di vedere durante un'escursione in Val d'Orcia, sequestrato all'immobiliarista di Cosa Nostra Vincenzo Piazza e che sta finendo all'asta (per la seconda volta dopo un tentativo sventato nel 2009) con la quasi certezza che a ricomprarlo sarà un mafioso.
Oggi parto per un nuovo campo della legalità. Questa volta vado in Puglia con l'ARCI. Alloggeremo (al solito in modo molto spartano) nella villa sequestrata ad Antonio Screti, cassiere della Sacra Corona Unita.
Per saperne di più sulla criminalità organizzata e anche sui beni ad essa confiscati consiglio:
- i documentari di Aldo Zappalà, in collaborazione con gli studenti dell'Università Sant'Orsola Benincasa di Napoli, realizzati per La Storia Siamo Noi e rivedibili qui;
- le Lezioni di mafia di Piero Grasso, registrate nel 2012 e recentemente rimandate in onda su RaiStoria.