venerdì 23 agosto 2013

La Pira e il diritto alla casa

Non è necessario essere marxisti per sentire l'esigenza di giustiza sociale. Giorgio La Pira era democristiano ma aveva a cuore la sorte dei suoi cittadini più poveri. Era siciliano ma fu sindaco di Firenze tra il 1951 e il 1957. Durante i suoi mandati appoggiò fortemente gli operai che occupavano la fabbrica Pignone a rischio chiusura e soprattutto fece scelte coraggiose per fronteggiare l'emergenza casa, preoccupato per il continuo aumento degli sfratti.
Oltre a deliberare la costruzione di edilizia pubblica (le cosiddette ‘case minime’), La Pira chiese ad alcuni proprietari immobiliari di affittare temporaneamente al Comune una serie di appartamenti vuoti. Dopo aver ricevuto da parte loro solo rifiuti, ordinò la requisizione degli immobili appellandosi ad una legge del 1865, che dava facoltà ai sindaci di requisire qualsiasi proprietà privata "in situazioni di emergenza o per motivi di ordine pubblico".
Da allora sono passati sessant'anni e letta oggi, tempo in cui la proprietà privata sembra una dogma intoccabile (tranne quando sulle case dei poveracci ci deve passare una grande opera) l'ordinanza del Sindaco La Pira commuove:
Considerato che gravissima è la carenza degli alloggi nel Comune di Firenze essendo pendenti richieste per alloggio in numero di 1147 da parte di sfrattati e sfrattandi, che attraverso informazioni prese attraverso normali organi di informazione risultano essere assolutamente nell’impossibilità di procurarsi un quartiere od altra sistemazione per non avere i mezzi per pagare un fitto corrente al mercato libero anche di una sola camera; considerato che sono state svolte ricerche onde accertare se esistono luoghi di abitazione disponibili da affittare senza alcun esito positivo e che ogni possibilità di sistemazione di sfrattati in luoghi di proprietà pubblica è stata esaurita; considerato che la gravità della situazione è tale che si sono verificati episodi di sfrattati che hanno portato i loro mobili nella sede comunale tanto che il fatto ha avuto eco anche in un giornale cittadino, con conseguenza evidente di far sorgere una sempre maggiore tensione nello stato d’animo non solo degli sfrattandi, ma anche dei privati cittadini verso questa pubblica amministrazione ritenuta incapace di soddisfare anche precariamente ad un diritto fondamentale del cittadino quale quello ad una abitazione; considerato quindi che possono temersi fatti di intolleranza e di ribellione, ritenuti giustificati dal fatto che innegabilmente la Costituzione dello Stato garantisce il diritto fondamentale del cittadino all’assistenza ed alla sicurezza individuale e familiare; ritenuto che il problema di un alloggio ai senza tetto riveste gli aspetti di una grave necessità pubblica, il Sindaco ordina la requisizione immediata dello stabile sito in...”

In verità anche allora l'iniziativa del Sindaco scatenò polemiche violentissime alle quali egli rispose con un appassionato intervento in consiglio comunale il 24 settembre 1954:
Ma, signori, io dico a voi, chiunque voi siate: se voi foste sfrattati? Se l’ufficiale giudiziario buttasse sulla strada voi, la vostra sposa, i vostri figli, i vostri mobili, voi che fareste? Se il vostro reddito, fosse, per esempio, di 30mila, 40mila, 50mila lire al mese, come fareste a procurarvi una casa dove si paga 20mila o 30mila lire al mese di pigione?
Ditemi voi, come fareste? Sapete quale è il numero degli sfratti coi quali abbiamo avuto da fare in questi tre anni? Se vi dico tremila non vi dico un numero eccessivo! Ebbene, io vi prego, signori consiglieri, potreste restare indifferenti davanti a questa marea che diventa disperante per chi ne è investito?
In una comunità cittadina non bestiale ma umana è possibile lasciare senza soluzione un problema così drammatico per la sua improrogabilità ed urgenza?
È possibile che un Sindaco, di qualunque parte sia, se ne resti indifferente davanti a tanta cruda sofferenza?
Ripeto, se capitasse a voi di essere sfrattati e nelle condizioni di non potere pagare 20mila lire di pigione avendo un reddito di 40 o 50mila lire mensili, che fareste?
Eppure è stata proprio questa una delle cause che più vi hanno irritato, signori consiglieri: ho requisito le case! Che grave colpa!
Ma che dovevo fare? Ho dato una mano di speranza -del resto sulla base di una legge!- a tante famiglie povere e disperate! […] ebbene, signori consiglieri, io ve lo dichiaro con fermezza fraterna ma decisa: voi avete nei miei confronti un solo diritto: quello di negarmi la fiducia!
Ma non avete il diritto di dirmi: signor sindaco non si interessi delle creature senza lavoro (licenziati o disoccupati), senza casa (sfrattati), senza assistenza (vecchi, malati, bambini, ecc.).
Case vecchie, ville vecchie: provvedimenti di emergenza, come si fa quando il fiume straripa e l’alluvione costringe le autorità a prendere i provvedimenti del caso!”.

La Pira rispose agli attacchi anche in una lettera aperta ad Ettore Bernabei, direttore del Giornale del Mattino:Devo lasciarmi impaurire da queste denunce penali che non hanno nessun fondamento giuridico -e tanto meno morale- o devo continuare, e anzi con energia maggiore, a difender come posso la povera gente senza casa e senza lavoro? […] un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti abbandona i poveri -sfrattati, licenziati, disoccupati e così via- è come un pastore che, per paura del lupo, abbandona il suo gregge'.

Altro che Renzi!

Ringrazio Altreconomia per lo spunto e la  Fondazione La Pira per i testi citati.

1 commento:

  1. Vorrei conoscere sindaci come La Pira. Buona l'idea di portare i mobili davanti la sede comunale. Se penso a quanti immobili sono sfitti e lasciati ad ammuffire piuttosto di abbassare gli affitti, perché non intervengono questi amministratori? semplice perché sono collusi con i costruttori. E non ho fatto nomi.

    RispondiElimina