mercoledì 21 agosto 2013

Intrigo e nostalgia

In questi giorni ho rivisto "Il segno del comando". "Rivisto" forse non è il verbo appropriato. Ho scoperto infatti che è uscito in TV nella primavera del 1971 quando avevo soli 8 anni! Ecco perché i miei ricordi si limitavano al susseguirsi di scene notturne in una Roma deserta, al fascino di Ugo Pagliai e della mitica sigla Din don ma soprattutto alla paura dei fantasmi, tanta paura! Mi ricordo che non riuscivo a scollarmi dallo schermo salvo ogni tanto buttare un occhio al buio del corridoio terrorizzata che ne uscisse un spirito. Che nostalgia!
Rivedendolo oggi, secondo me, lo sceneggiato non ha perso il suo smalto. Certo, l'insistenza sul paranormale ci fa sorridere e quelle lunghe scene con sedute spiritiche, ragnatele, pipistrelli e tutti gli ingredienti possibili quasi ci spazientiscono. La recitazione ha quello stile un po' teatrale, impostato, che suona demodé. Tuttavia l'intreccio giallistico è sempre accattivante. L'ho notato in mio figlio che tra una puntata e l'altra non ha resistito a fare le sue congetture per indovinare il mistero che avvolgeva il professor Forster. Magistrale la capacità di indurre lo spettatore a chiedersi se quel personaggio sa o non sa, è dei buoni o dei cattivi, la racconta giusta o nasconde qualcosa.
Ho scoperto che gli ascolti si aggiravano sui 15 milioni di spettatori. E' vero che non c'era Mediaset, né Sky, né internet, né Facebook, né DVD e tante altre distrazioni. Tuttavia Il segno del comando si merita proprio di essere diventato un cult.


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