Se fatta non fui a viver come un bruto, se la mia loquela mi fa manifesta di quella nobil patria natia, se il vituperio delle genti (ahime) ormai si applica non solo a Pisa ma a tutto il bel paese ove il sì suona, quanto mi sono goduta tuttavia la lettura e la spiegazione di Roberto Benigni dell'Inferno dantesco nei miei viaggi in bus di questa settimana!
Ho appena sentito definire tale operazione "pedagogica, rassicurante e retorica". E' vero. Benigni spesso è retorico e rassicurante. Talvolta mi risulta anche un po' pesante quando insiste nelle giullarate o nei superlativi. Tuttavia, se non fosse stato per lui, la mia conoscenza della Divina Commedia sarebbe rimasta per me limitata ai primi cinque canti dell'Inferno studiati a scuola sedici anni. Non mi sarei mai sognata di rimettermi a leggere Dante. Grandi dibattiti sul cosiddetto Dante Pop, come in una puntata di Fahrenheit che ho sentito quest'estate, sul quale taluni esperti storgono il naso. E' vero che l'approccio di Benigni è superficiale ed emotivo, però mi ha aiutato a capire anche la bellezza dei versi, la scelta delle parole in base al loro suono, l'uso di immagini talvolta anche quotidiane e umili come in questa metafora:
Quante 'l villan ch'al poggio si riposa,
nel tempo che colui che 'l mondo schiara
la faccia sua a noi tien meno ascosa,
come la mosca cede a la zanzara,
vede lucciole giù per la vallea,
forse colà dov' e' vendemmia e ara:
di tante fiamme tutta risplendea
l'ottava bolgia, sì com' io m'accorsi
tosto che fui là 've 'l fondo parea.
Che c'è di male?
Penso che Dante, scelto come il Manzoni dei Promessi Sposi dal legislatore post-risorgimentale come uno degli autori che hanno fatto l'Italia, sconti il fatto di essere letto e studiato coercitivamente in un'età (nel triennio delle superiori) in cui si hanno altre cose per la testa, non si è in grado di apprezzarlo e forse nemmeno di capirlo. Tant'è che l'insegnante di mio figlio maggiore non lo fa studiare perché lo ritiente troppo "grande" per essere ingabbiato nei programmi scolastici. Giusto? Sbagliato? Non so.
Comunque sia ho trovato il Dante di Benigni davvero godibile proprio perché semplice e coinvolgente ed è stato anche un pizzico esaltante per me fiorentina sentire versi come:
Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande
che per mare e per terra batti l'ali,
e per lo 'nferno tuo nome si spande!
Non mi rimane che passare al Purgatorio.
Cara, il tuo entusiasmo è contagioso.
RispondiEliminaCristiana
Gia', come dice Cristiana, mi hai fatto venir voglia di sentirmi 'sto Dante di Benigni.
RispondiEliminaE' che ho sempre considerato la Divina Commedia come una gran palla (senza nulla togliere alla sua funzione storica)