Vent'anni fa siamo venuti a vivere in questa casa.
Era una soleggiata giornata di prima estate. Mi ricordo che uno dei
traslocatori andò a comprarsi le ciliegie al mercato che era proprio
sotto il nostro appartamento di allora. Ricordo anche quell'energumeno
che si prese sulle spalle da solo la lavatrice per portarla giù per le
scale di cantina.
Mio figlio piccolo non era ancora nato ed il grande aveva
poco più di un anno. Quando lo portai con me a vedere la nuova casa,
cadde inciampando subito sul primo gradino che si trova davanti alla
porta di ingresso e l'ansiosa nonna materna decretò subito che non era
una casa adatta a lui perché vi erano troppe scale e troppi pericoli. Ed
invece ci sono cresciuti tutti e due. Tutto sommato la sua collocazione nella semiperiferia piccolo borghese, ben collegata con il centro e il
resto della città, ne fa, a parer mio, una casa adatta per crescerci i
figli in modo che possano essere presto autonomi nel muoversi.
Mio marito, in questi venti anni, ha spesso buttato là la
provocatoria domanda: "Perché non cambiamo casa?" Non avrei niente in
contrario, anzi, cambierei volentieri se potessi saltare tutte quelle
fasi odiose che l'operazione comporta: la ricerca della casa adatta, le
pratiche burocratiche per l'aquisto, il mutuo, le volture, la fatica
immane del trasloco. Infatti io gli rispondo sempre che "chiavi in mano"
io ci starei.
Non è una casa curata, anzi, vi regna il caos. Non ha il posto
auto. Ha un microgiardino che è più fonte di zanzare che di ossigeno.
Però è casa nostra e, anche se di solito non mi affeziono ai luoghi, le
voglio bene.
io voglio bene a te, marina
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