Torno sempre volentieri sopra i monti della Calvana. Pur non essendo nulla di ché come cime (la punta più alta non arriva ai 1000 metri), dal loro crinale si domina tutta la piana fiorentina: la conca della città del cupolone, Prato, Pistoia; e di là l'Appennino, il Pratomagno, Monte Giovi, Monte Morello, la valle del Bizenzio.
Nel nostro programma di allenamento in vista di un impegnativo viaggio in Val d'Aosta, il giro di 22 km in Calvana è un buon test. Si sale per per oltre due ore nel bosco, la cui piacevole ombra ci evita di sudare troppo, fino al passo di Valibona accompagnati dal cinguettìo degli uccelli. Poi si sale ancora ma per aperti prativi.
Sono sorpresa di scoprire che, pur essendo domenica, quassù non si scorga un'anima. Il sole va e viene e un bel vento fresco ci allieta scacciando anche le mosche. Una coppia di volatili (forse gheppi) plana sopra di noi e si ferma facendosi sostenere dal vento. Laggiù a destra scorrono le auto sull'A1 mentre in lontananza, nella foschia, giace sonnolenta la città. Alla croce di Retaia abbiamo la città di Prato ai nostri piedi. I tetti dei palazzi sembrano così vicini che pare di toccarli con una mano.
In questo silenzio irreale, siamo investiti dall'inebriante profumo di ginestre in fiore. Ci chiediamo il perché di questo deserto domenicale. Che sarà mai successo? E' forse un giorno lavorativo e ci siamo sbagliati? C'è stata un'allerta meteo che non abbiamo sentito?
In ogni caso, ci godiamo questa pace prima di incamminarci giù per la discesa, verso la civiltà, con il suo traffico, il suo cemento, il suo rumore.
Al prossimo allenamento.
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