Beppe Severgnini è una passione del mio amico blogger Marco di Padova. In tutta sincerità, a me non entusiasma. Fa troppo lo spiritoso e il saccente. Tuttavia mi è piaciuto il suo intervento al Festival della Mente di Sarzana, dal titolo "Creare non vuol dire improvvisare".
Tra i suoi "dieci modi per essere creativi e possibilmente efficaci" ho trovato stimolante il consiglio di non occupare costantemente la mente. "Se tu sei perennemente occupato" dice il giornalista, "a rispondere su WhatsApp, a mandare e ricevere foto, messaggi, mail, telefonate, la mente, le idee non vengono". "La doccia, i viaggi in cui non rispondiamo non chattiamo, sono
momenti favorevoli. Quel tempo in cui non puoi far altro che pensare è
benedetto e non riempire anche quello lì."
Sono perfettamente d'accordo ma sono talmente avida di imparare e di conoscere che ho inzeppatto in quasi tutti i momenti "vuoti" la possibilità di seguire trasmissioni radio e televisive, conferenze, letture, ecc. Pazienza per le idee! Le lascio ai giovani.
E' vero però che per compicciare qualcosa bisogna opporre un po' di resistenza alle distrazioni. "Le occasioni che ci circondano sono eccitanti ma questo è il
problema. E' umano distrarsi ma dobbiamo cercare di non farlo troppo. Le
persone creative non si distraggono. Hanno antenne sensibili sempre in
funzione. Si riconoscono perché sono capaci di trarre grandi spunti da
piccole cose e piccoli spunti da grandi cose."
Poi Severgnini dice che noi Italiani siamo bravissimi nell'intuire, ma tendiamo a dimenticarci di quello che è il lavoro a casa: la fatica e il metodo. Ha ragione anche quando invita ad evitare la sciatteria e il pressappochismo, a lavorare con gradualità e precisione ai propri progetti. Quale consiglio più inascoltato! Come anche quello di provare tante cose ma a patto di essere "disciplinati". "Chi scrive deve leggere. Chi canta e suona deve ascoltare. Chi cucina deve mangiare."
La parte che mi è piaciuta di più dell'intervento è però quella sul saper farsi da parte (che non vuol dire rottamare, semmai prevenire la rottamazione). "La storia procede per alleanze di generazioni" dice Severgnini. "Sapere quando chiudere il sipario è fondamentale. Bisogna imparare nella vita a chiudere le finestre prima che lo faccia il temporale rumorosamente. Piano piano. Con garbo. C'è l'età in cui le apri tutte e l'età in cui cominci a chiuderne qualcuna, se no te le chiudono in faccia. E molti, in tutte le professioni, se le fanno chiudere in faccia. Se uno ha superato i cinquant'anni e non capisce che deve cominciare a restituire, non è un egoista, è un deficiente."