domenica 14 dicembre 2014

Nativi o immigrati ma comunque dipendenti digitali

Una rivoluzione silenziosa è in atto nelle nostre società tecnologiche: quella che ci costringe ad essere sempre iperconnessi. Come non provare stupore dal fatto che non solo, ormai da tempo, siamo raggiungibili telefonicamente ovunque noi siamo, qualunque cosa stiamo facendo e a tutte le ore del giorno e della notte, ma da quando si sono diffusi quelle diavolerie dei telefoni "furbi" siamo anche costantemente online? Certo, possiamo sempre staccare, ma chi lo fa? Chi resiste alla tentazione di non essere cercato da un SMS, da un Tweet o da un messaggio WhatsApp? E' così comodo e così divertente!
Mia madre settantaquattrenne, da completa digiuna digitale, è stata così contenta di ricevere un centinaio di auguri da amici e parenti grazie al fatto che Facebook ha inevitabilmente ricordato a tutti il suo compleanno! "Se avessi aspettato le telefonate come gli altri anni, addio!"
Come tutte le novità tecnologiche, inutile fare gli apocalittici. Meglio fare gli integrati anche se è assai difficile non farsi dominare.
Lo dimostra il questionario dipendenze digitali che è stato sottoposto ad insegnanti, alunni e genitori al liceo di mio figlio. Dalle domande si capisce facilmente dove si vuole andare a parare.
Ci sono quelle ci aspettiamo, tipo:

Quando sono in rete ho la sensazione che il tempo voli

Preferisco contattare le persone via Internet, piuttosto che per telefono o di persona

Mi emoziono a navigare o a comunicare in Internet

Ma ci sono anche affermazioni, a parer mio, stravaganti (alle quali bisogna rispondere, come per tutte, in ordine crescente dal falso al vero), tipo:

Dopo alcune ore di collegamento, le persone o le cose intorno a me mi sembrano in qualche modo diverse

Dopo alcune ore di collegamento ho la sensazione che il mondo intorno a me abbia qualcosa di irreale

Qualche volta penso che la vita reale sia più deprimente della vita "on-line"

Quando sono collegato provo una vaga sensazione di onnipotenza

In Internet mi sento più abile o scaltro

Dopo alcune ore di collegamento mi sento leggermente stordito o ho delle sensazioni strane

Ho l'impressione che in rete sia tutto più facile

Qualche volta ho l'impressione di perdermi nel cyberspazio

Le domande poi cercano di capire se si stanno trascurando amici e familiari per internet, se vi costruiamo una personalità parallela e completamente diversa da quella reale, se la rete per noi è un rifugio per superare la solitudine, la noia o le frustrazioni, ecc. 
Devo dire, che per me stare in internet è una delle cose più rilassanti che ci sia. Per me rappresenta un'evasione, quando ci sono, il tempo vola e che mi capita di pensare: "ancora un po' " ... e mi scollego" (questa l'ultima affermazione del questionario). Tuttavia la vita reale, i rapporti dal vivo e anche, bene o male, i doveri familiari e sociali hanno sempre la precedenza per me. Pertanto il tempo in cui mi posso accomodare sulla poltrona dell'Ikea a pispolettare sulla tastiera del portatile è veramente poco (lo si vede dalla frequenze e dalla lunghezza dei post). Non credo quindi di correre il rischio di maturare una dipendenza digitale e, dall'altra parte, vorrei resistere più che posso all'acquisto di un "telefono furbo"  perché la trovo una comodità che si paga a caro prezzo, cioè con il continuo intromettersi nella mia vita e nel mio così scarso tempo di informazioni che per la maggior parte non mi interessano e non ho richiesto. Un po' come quelli che tengono sempre la televisione accesa anche se non la guardano. Mai potuto sopportarlo. Ma si sa, non faccio testo: sono una vecchia cinquantenne (che spesso non risponde nemmeno al telefono), una di quelli che ho sentito definire "immigrati digitali".

1 commento:

  1. Uso la rete dal 1988, cioè da prima di internet. L'informatica e la rete (che non è solo internet) mi danno il pane quotidiano (e anche il companatico, i vestiti, ecc.) ma sinceramente non ho uno smartphone (il telefono "furbo") e sinceramente al vedere tutte queste persone che camminano guardandosi il palmo della mano mi auguro che gli si apra una piccola buca giusto davanti ai piedi in modo che possano sbattere il naso sulla vita reale. :-) È vero che il concetto di amicizia è cambiato nel corso dei secoli, ma quello attuale proprio non mi piace. 100.000 "mi piace" ti possono anche fare sentire figo, ma non scaldano mai il cuore come un abbraccio fisico.

    Pace e benedizione
    Julo d.

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