"Era sempre l'ultimo quando c'era da prendersi dei meriti... Era una persona molto corretta.... Lui suonava il violino, scriveva poesie... era un artista. Era un ragazzo d'oro, era serio ed era molto severo anche con se stesso..." (Laura Seghettini)
"... vendeva i gelati, e poi studiava: studiava e lavorava... è andato anche a scuola di pittura e poi anche a scuola di violino, di musica... Aveva una mente..." (Mafalda Castellucci)
".... più che un comunista era un anarchico, un ribelle... Non capiva il valore dei soldi... (Pietro Cozzitorto)
"Era una persona meravigliosa, ma aveva un pregio che però era anche un difetto: era 'calabrese testardo' e, al tempo stesso, era leale ed onesto." (Otello Sarzi)
"... era affettuoso, carino. Raccontava delle storie straordinarie, che forse anche inventava, non lo so, e però ..." (Maria Cervi)
"... era un brav'uomo e sapeva fare bene il partigiano, era molto serio..." (Pietro Zuccarelli)
"... era uno che sapeva guidare, sapeva guidare e sapeva quello che faceva, perché era uno che non si lasciava fare..." (Pietro Gnecchi)
"... mi aveva colpito la sua vivacità di pensiero... Ed anche la sua giovialità... aveva l'intuizione, la capacità, anche psicologica, di capire le cose..." (Gianfranco Corradino)
"... a me aveva fatto una buonissima impressione... Un giovane che sa quello che vuole." (Paolino Ranieri)
"Era una persona che aveva una grande dirittura morale, lo dimostra il fatto stesso che - a distanza di tanti anni - anche quelli che non l'hanno conosciuto ne parlino come ne parlino... Ha lasciato un buon ricordo." ( Giulio Mongatti)
Una pagina assai poco onorevole per la resistenza italiana quella scritta sulle montagne dello spezzino con la fucilazione, dopo un processo sommario e una condanna ingiusta, di Dante Castellucci, nome di battaglia Facio.
Nonostante lo stile rigoroso della ricerca storica, con puntuali riferimenti alle fonti, leggendo il libro di Carlo Spartaco Capogreco "Il piombo e l'argento. La vera storia del partigiano Facio", non si può non affezionarsi a questo giovane calabrese, reduce della campagna in Russia, amico dei fratelli Cervi, abile e coraggioso comandante della brigata Picielli, stimato dai suoi compagni (vedi i giudizi sopra), amato anche dalle popolazioni locali e vittima di gelosie ed invidia da parte di altri partigiani (primo fra tutti il perfido Antonio Cabrelli Salvatore).
E allora perché Facio si è fatto catturare, processare e fucilare senza opporre resistenza o tentare la fuga dalla trappola che gli avevano preparato?
Io mi sono fatta l'idea che Dante Castellucci fosse una persona intelligente e fantasiosa ma anche un po' ingenua e soprattutto molto idealista. Lo dimostra la sua frase che ci riporta Laura Seghettini, partigiana e sua compagna di allora: "Dai compagni non mi debbo difendere... Se ritengono che abbia sbagliato, bene, pago..."
Bene ha fatto quindi Capogreco con il suo lavoro a fare chiarezza. Lo dobbiamo a Dante Castellucci e a tutti quelli che incapparono nelle pieghe oscure della Resistenza.
Facio vive!
Cara Laura - Apuamater, Davide Giromini
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