Radio Cora è una webradio ma soprattutto è una scommessa di alcuni
giovani giornalisti fiorentini che sia possibile fare informazione "indipendente" nel senso di libera dalla pubblicità, dai contributi pubblici e dalle sovvenzioni di partiti o poteri economici.
Radio CORA (acronimo per COmmissione RAdio) era un'emittente
clandestina, gestita da membri del Partito d'Azione
fiorentino, che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la
Resistenza toscana e i comandi alleati.
La Radio Cora odierna nasce ispirandosi ai valori della Resistenza e della Costituzione (infatti è patrocinata dall'ANPI) ed è aperta ai contributi di tutte quelle associazioni che si ispirano a questi valori: comitati in difesa della Costituzione, dell'ambiente, della legalità, della pace, per i diritti delle donne, dei migranti, dei disabili, dei lavoratori, eccetera.
La sede di Radio Cora è a Firenze ma, essendo una webradio,
le sue trasmissioni (così come gli articoli scritti) sono ascoltabili e scaricabili da ovunque e infatti i temi trattati spaziano dalla realtà toscana a quella nazionale e internazionale. Per questo consiglio a tutti di seguirla anche solo iscrivendosi alla newsletter (info@radiocora.it).
Segnalo solo un paio di esempi.
"Quando si considera il terrorismo si fa confusione tra burattinai e burattini" afferma Cardini, "Si ha pietà dei burattini (della manovalanza) dicendo che ci sono motivi sociali e motivi religiosi che li portano a tanto, ma ci si dimentica sempre dei burattinai, perché l'Occidente a riguardo ha la coscienza sporca. Sa di averla perché sa benissimo che alcuni tra i burattinai dei terroristi sono, nel mondo musulmano, tra i migliori alleati dell'Occidente." E cita l'emiro katariota, il re dell'Arabia Saudita ed altri emiri della penisola arabica che hanno qualcosa a che vedere con il finanziamento e l'equipaggiamento dei gruppi jihadisti,ma che contemporaneamente sono tra i nostri migliori e più stretti partners commerciali e finanziari.
Aggiunge lo storico: "Il mondo di oggi è caratterizzato dai fenomeni della postmodernità, il più evidente e grave dei quali non è il fanatismo religioso, ma è la pesantissima sperequazione socioeconomica. Andiamo verso un mondo dove la ricchezza è sempre più accentrata in un numero sempre minore di mani, sempre meno visibili. Il potere non è dove sembra essere, nei governi, ma è altrove, nelle grandi lobbies, nelle multinazionali. Sono loro che, dopo aver sfruttato quattro dei cinque continenti che ci sono al mondo, adesso ci riversano sulle nostre spiagge europee migliaia e migliaia di disgraziati che non possono che sfuggire alla miseria." E continua accusando le multinazionali di aver sfruttato e affamato la zona subtropicale dell'Africa, riducendo ettari ed ettari di terreno alla monocultura dell'ananas o del caffé perché questo era redditizio e costringendo gli indigeni o a morire di fame o ad andarsene per morire affogati nel canale di Sicilia.
"Non meraviglia quindi," dice Franco Cardini, "che, tra morire di fame o morire affogati nel canale di Sicilia, qualcuno di loro non scelga la terza ipotesi: quella del terrorismo di guerriglia, perché, se non altro, così ci accorgiamo di loro."
E passa poi a parlare dei governi dei singoli stati che non hanno più potere ma che sono diventati dei comitati di affari e del liberismo galoppante non più fornito dei freni interni che i governi dei popoli dovrebbero rappresentare.
Le cosiddette "democrazie avanzate" sono in realtà "quello che avanza della democrazia". Ne è prova che, anche per volontario abbandono di chi questo strumento dovrebbe difenderlo, la gente va sempre meno a votare. I governi lavorano sempre meno sulla base delle libere scelte elettorali e sempre di più sulla base della cooptazione.
Così viviamo prigionieri di un "totalitarismo soft", un totalitarismo che non ti mette l'uniforme ma che ti toglie possibilità decisionali e soprattutto toglie a chi è povero la possibilità di uscire dalla povertà. Ma Cardini non era di destra?
Altra trasmissione che ho trovato interessante:
la Grecia vista dalla Grecia, un'analisi della situazione che si è creata all'indomani della vittoria di Alexis Tsipras raccontata da
Francesco Moretti, un italiano che vive in Grecia, e dalla sua compagna. I due giovani raccontano i primi gesti simbolici ma importanti del governo Tsipras: lo stop alla privatizzazione del porto del Pireo, l'eliminazione della cancellata intorno al parlamento che impediva alla popolazione di avvicinarsi in caso di protesta, la nomina di persone molto valide al governo, come il ministro dell'economia Giannis Varoufaki che ha rifiutato la Troika come interlocutore chiedendo di discutere la posizione del proprio paese con tutti i membri dell'Europa.