Quando la tragedia ti sfiora, quando ti continuano a ripetere frasi tipo: "Signora, suo figlio è stato miracolato!", "Suo figlio è stato protetto da un angelo dal cielo!", "Madonna santa, con il volo che ha fatto, è stato fortunato ad uscirne praticamente illeso", non sai cosa pensare. Poi vedi lo scooter piegato e la lunga lista di accertamenti fatti dall'ospedale (per fortuna tutti negativi) e ti chiedi con timore se questo angelo del cielo non presenterà prima o poi il conto.
Non so proprio cosa pensare, tranne il fatto che siamo veramente attaccati ad un filo. Un giorno ci svegliamo, affrontiamo quella che sembra una giornata come tante ed invece, non solo potrebbe essere l'ultima, ma anche essere quella che segna la svolta per una vita segnata da un attimo, da uno scontro ad un semaforo.
Un'altra considerazione che mi è sovvenuta è che non bisognerebbe mai lasciare qualcosa in sospeso con i nostri cari, mai dover rimpiangere di non aver chiarito, di non aver detto, di non aver fatto. Potremmo portarci per sempre dietro il rimorso.
Ecco perché sono contenta di questa domenica a pranzo dai miei. Il babbo, la mamma, mia sorella ed io. Solo noi quattro, senza le nuove famiglie, come tanti anni fa, a parlare dei nostri ricordi della nostra infanzia e della loro giovinezza. Senza fretta e senza la contrapposizione generazionale a cui il nostro ruolo di figlie ci costringe per difenderci dal loro istintivo iperaccudimento. Bisognerebbe ritagliarsi altri momenti così perchè non sappiamo se il futuro ce li permetterà.
Non sappiamo mai cosa il futuro tiene in serbo per noi.
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