domenica 29 marzo 2015

Quando uno spazio comune diventa spazio "di tutti" e non più "di nessuno"


Tre lustri fa, trascorrevo tante ore nel giardino pubblico situato a cinquanta metri da casa mia. I miei irrequieti figli avevano l'occasione di scavallare un po', di prendere un po' d'aria e di luce, di giocare con altri bambini, mentre io chiacchieravo con altri genitori. Uno spazio essenziale per le famiglie del quartiere. Ultimamente invece, questo spazio per me rappresenta solo una scorciatoia a piedi. Tuttavia mi è giunta notizia di problemi di degrado e di difficoltà del Comune anche solo a tenerlo aperto fino ad una certa ora.
Grande ammirazione quindi per un gruppo di genitori del quartiere (20 famiglie) che da un paio di anni hanno preso a cuore questo giardino: hanno fondato un'associazione, hanno stipulato una convenzione con il Comune e si occupano della sua apertura e chiusura, della manutenzione del verde e delle strutture, di organizzare feste, eventi, doposcuola e altre attività sociali e soprattutto presidiano questo posto perché rimanga un luogo tranquillo e di socialità ad uso di tutti.
Oggi, in una bella domenica di primavera, sono andata a trovarli per rinnovare la mia tessera associativa (il mio piccolo contributo di abitante del quartiere) e li ho visti lì intenti a zappettare, creare aiuole, dipingere murales, contornati da bambini di tutte le misure. 
Davvero bravi! Non basta lamentarsi che le cose non vanno, è necessario cominciare a rimboccarsi le mani e anche sporcaserle di terra se necessario. 




giovedì 26 marzo 2015

Il popolo orfano

La cosa più bella dell'altra sera al teatro Puccini di Firenze è stata la gran folla accorsa a sentire. Teatro strapieno con tanta gente che molti non sono neppure riusciti ad entrare ed hanno ascoltato gli interventi sulla gradinata davanti alla porta. 
E' chiaro che questo successo non è dovuto tanto al carisma di Landini o alla bontà del progetto "Coalizione Sociale", quanto alla voglia di esserci, di fare qualcosa, di far vedere che non tutti sono d'accordo con le politiche liberiste che ammorbano l'Italia da vent'anni e purtroppo anche l'Europa.
Cosa vuol fare la FIOM (giustamente Landini dice "basta con le personalizzazioni la proposta non è mia, è della FIOM") con questa coesione sociale non s'è capito perfettamente. Io ho capito che si tratta di mettersi in rete tra associazioni che, con accenti diversi, hanno a cuore gli stessi principi, che poi sono quelli della costituzione. Per non disperdere le forze e per incidere di più. Inutile, secondo me, pensare ad un ennesimo partito o, peggio ancora, ad un'ennesima operazione tipo "sinistra arcobaleno". Non avrebbe futuro. Inutile fare i sondaggi.
Quello che rimane senza ombra di dubbio è che siamo in tanti a sentirsi "orfani" di rappresentanza, in disperata ricerca di fermare ciò che non ci piace, di farsi sentire in qualche modo, altrimenti, come dice Landini, avremmo già abdicato.

In questa pagina della mia sezione ANPI foto, video e audio della serata.

domenica 22 marzo 2015

Vent'anni di Libera a Bologna

Della giornata di sabato a Bologna non so cosa dire oltre a quello che è stato detto sui media. Grande affluenza, bel corteo colorato, tanti tanti giovani, forti e chiari i messaggi lanciati da Don Ciotti dal palco. Lascio quindi la parola alle immagini che trovate qui.
Posso solo fare qualche riflessione da attivista che dà una mano a Libera da qualche anno, sia partecipando ai campi antimafia, sia facendo qualche turno alla bottega che vende i prodotti. Dopo vent'anni dalla sua nascita, questa operazione geniale che è Libera, un'associazione di 1500 associazioni, riscuote ancora successo, anzi, in questi anni di delusioni e di "cheschifosonotuttiuguali", se ti presenti con il marchio di Libera, ti si aprono le porte. La gente compra volentieri i prodotti, manda i figli ai campi di volontariato, partecipa in massa alla giornata della memoria, ecc. Perché? Probabilmente perché l'immagine di Libera non si è ancora "sporcata". Dei lati oscuri ci saranno sicuramente e probabilmente basta entrarci dentro un po' più a fondo per scoprirli.
Rimane il fatto che nella gente (soprattutto nei giovani) c'è tanta voglia di credere in qualcosa che vada al di là del proprio "particulare", di avere fiducia in qualcuno. Perché non se ne può più di delusioni.


venerdì 20 marzo 2015

domenica 15 marzo 2015

Portiere vs funzionario

Frequento l'agenzia delle entrate per lavoro. Per fortuna, grazie ad una impiegata volenterosa, di quelle che ti fanno conciliare con la categoria dei dipendenti pubblici (alla quale anche io appartengo), riesco a sbrigare le pratiche in modo pratico e veloce.

Se ne devono vedere delle belle però in quell'ufficio. Lo dimostra questo singolare cartello che ho visto sul bancone del frontoffice: 

"La persona che vi sta parlando non è un portiere (con tutto il dovuto rispetto per i portieri) ma un funzionario dell'agenzia delle entrate."

Quali scene incresciose di maleducazione avranno reso necessario questo avviso? E cosa ne penseranno i portieri?

giovedì 12 marzo 2015

Ciao, Ettore!

Temevo l'arrivo di questa notizia sin da quando ti avevo visto zitto e in disparte all'ultima riunione della sezione. Tu con la tua vitalità di ottantenne instancabile, sempre operoso, sempre in bicicletta con la quale una volta mi hai persino portato l'asta della bandiera. Tu con il tuo modo buffo di ridere. Tu che arrivavi sempre con largo anticipo. Tu e l'entusiasmo con il quale raccontavi le tue avventure di tredicenne durante la guerra di liberazione. Tu che mi mostravi le foto della tua "prima mamma", quella che morì quando avevi appena un anno, e della tua "seconda mamma", quella che ti ha cresciuto ma che morì anch'essa giovane. Tu e il medaglione con il profilo di Lenin che conservavi in salotto. Tu che ti entusiasmavi nell'indicarmi i nomi dei partigiani del nostro quartiere che tu avevi conosciuto. Tu che eri così contento quando siamo andati a Sant'Anna lo scorso settembre. Tu e quando mi hai detto: "Ho il cuore stanco stanco stanco..." e io che ti dicevo: "Dai, Ettore, a primavera ti voglio rivedere in bicicletta." Tu che mi hai salutato velocemente quando ti ho portato il calendario della sezione all'inizio di febbraio perché non ce la facevi a stare in piedi e a parlare. Ed è stata l'ultima volta che ti ho visto.
Caro, generoso, instancabile Ettore. Mi mancherai.

giovedì 5 marzo 2015

#allarmemeteoTOS #firenzevento

Affetta da allergia per i social network, di twitter so quello che ho imparato da Gazebo di RAI 3 e dalla sua "social top ten". L'impressione è che sia un mezzo di distrazione di massa e una causa di una gran perdita di tempo che potrebbe essere impiegato in mille modi più utili.
Tuttavia ci sono giornate particolari come quella odierna nelle quali questo mezzo di comunicazione immediato ed efficace serve. Oggi infatti Firenze e la Toscana hanno assisistito alla potenza della natura: una bufera di vento eccezionale ha abbattuto alberi, portato via cornicioni e grondaie, scoperchiato tetti, rovesciato cassonetti e creato un bel po' di danni e disagi.
In questi casi seguire la situazione delle strade chiuse e delle deviazioni tramite l'account tweet del Comune o dell'ATAF o della protezione civile serve.
Rimango dell'idea che quasi tutto il resto sia chiacchiere.



domenica 1 marzo 2015

La democrazia minacciata e le microutopie


Due giorni al convegno di Libertà e Giustizia dal titolo "Democrazia minacciata". Grande affluenza e relatori di ottimo livello. Il problema però è che, come previsto, ne esci con la sensazione che la democrazia, in Italia soprattutto ma non solo, non sia solo minacciata ma già abbastanza smantellata. Dopo aver sentito da Barbara Spinelli e Tommaso Fattori come siamo messi male in Europa, da Gustavo Zagrebelski quanto è in pericolo la nostra Costituzione, da Alberto Vannucci e Nando Dalla Chiesa quanto sia sistemica la corruzione, da Marco Travaglio quanto sia servile e manipolata l'informazione, la domanda d'obbligo (più volte espressa alla fine degli interventi) è: che si può fare?
Ad essa i relatori rispondono come possono (farsi sentire, fare rete, non abbassare la guardia, lavorare sulla cultura, creare gli anticorpi, ecc.) ma queste risposte lasciano comunque l'amaro in bocca e non leniscono la depressione "civica".
E allora che fare? Siccome a cinquant'anni suonati non è più il tempo di pensare alle magnifiche sorti e progressive, personalmente ho scelto di ripiegarmi in quelle che Luigi Zoja chiama le Utopie minimaliste o microutopie. Ciò significa che, pur lasciando ritta l'antenna per intercettare qualsiasi cosa possa dare una svolta più ampia, mi dedico a fare quello che posso per lasciare il mondo migliore di come l'ho trovato: dall'attività sulla memoria storica che sto portando avanti attraverso l'ANPI al tenere aperta la bottega dei prodotti di Libera un pomeriggio al mese, da contribuire al restauro del Battistero, a regalare un pomeriggio l'anno per vendere le uova di Pasqua per l'AIL, da dare una mano a chi coltiva le terre confiscate alle mafie al contribuire ad una informazione dal basso.
Si tratta solo di qualche suggerimento, niente di speciale. Ma d'altra parte come dice la mia amica R. "a me non basta passare il sabato alla Coop".
Ho sentito proprio ieri ad Ambiente Italia di RAI3 di una microutopia che si chiama SEKEM e sembra non essere più tanto "micro". Nel servizio in questione citavano una bella frase che pare essere di Maometto: "Quando la terra sta per essere distrutta, semina. Non essere pessimista perché il futuro verrà."
Rimango pessimista, ma non rinuncio alle mie personali utopie minimaliste.