Temevo l'arrivo di questa notizia sin da quando ti avevo visto zitto e in disparte all'ultima riunione della sezione. Tu con la tua vitalità di ottantenne instancabile, sempre operoso, sempre in bicicletta con la quale una volta mi hai persino portato l'asta della bandiera. Tu con il tuo modo buffo di ridere. Tu che arrivavi sempre con largo anticipo. Tu e l'entusiasmo con il quale raccontavi le tue avventure di tredicenne durante la guerra di liberazione. Tu che mi mostravi le foto della tua "prima mamma", quella che morì quando avevi appena un anno, e della tua "seconda mamma", quella che ti ha cresciuto ma che morì anch'essa giovane. Tu e il medaglione con il profilo di Lenin che conservavi in salotto. Tu che ti entusiasmavi nell'indicarmi i nomi dei partigiani del nostro quartiere che tu avevi conosciuto. Tu che eri così contento quando siamo andati a Sant'Anna lo scorso settembre. Tu e quando mi hai detto: "Ho il cuore stanco stanco stanco..." e io che ti dicevo: "Dai, Ettore, a primavera ti voglio rivedere in bicicletta." Tu che mi hai salutato velocemente quando ti ho portato il calendario della sezione all'inizio di febbraio perché non ce la facevi a stare in piedi e a parlare. Ed è stata l'ultima volta che ti ho visto.
Caro, generoso, instancabile Ettore. Mi mancherai.
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