Anche
quest'anno ho provato il magone alla partenza di amici e familiari che ci sono
venuti a trovare in campagna. Stesso magone che ormai provo tutte le volte che
lascio questo posto, anche se so che ci tornerò, magari persino a breve. Sarà
diverso: sarà nuvoloso, sarà più freddo, ci sarà da accendere il camino, ma sarà
bello ugualmente. E poi mica sempre deve splendere il sole in questo cielo
azzurro intenso! Anzi, sarà bene che venga un po' sospirata pioggia per i
nostri amati e sofferenti alberelli.
Alberi
acquistati e piantati immaginandoseli grandi e fronzuti. Alberi ereditati con
la casa e che abbiamo per la prima volta curato, potato, coccolato. Alberi
fatti nascere dal seme e ancora così piccoli e fragili. Alberi dai cui frutti
abbiamo fatto tante di quelle marmellate. Alberi immaginati e progettati negli
spazi ancora liberi. Alberi di cui siamo stati costretti ad ordinare
l'abbattimento come quello che ormai chiamiamo “il nostro povero pino” e che ha
i giorni contati. Alberi generosi come il grande fico che abbiamo liberato dai
rampicanti e che ci sta inondando di deliziosi frutti. Alberi studiati sul
libro che sto leggendo (“La saggezza degli alberi” di Peter Wohlleben). Alberi
come quello di fantasia dipinto sul muro opera collettiva di familiari e amici.
Però
che malinconia la fine delle vacanze!
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