Talvolta
riguardo le vecchie foto o i vecchi filmini di famiglia e ti rivedo come ormai
non sei più: dinamico, sicuro di te (almeno apparentemente), brillante,
spiritoso, estroverso, piuttosto invadente e anche un po' capriccioso, di
sicuro testardo.
Mi
colpisce allora lo sguardo mite e i modi remissivi che hai da un po' di anni a
questa parte, da quando sappiamo della malattia che spegne di giorno in giorno,
inesorabilmente il tuo cervello. E allora mi si è stretto il cuore quando ti
sei svegliato dal riposino pomeridiano nella mia casa in campagna e hai
cominciato a vagare guardandoti intorno tra il disperato e l'impaurito: “Sono
frastornato! Ma…. dove sono?? Io non riesco a capacitarmi dove mi trovo? Ma ce
l'ho ancora casa mia?” Così ho cercato di spiegarti, con la maggiore
tranquillità che ho potuto, che ti trovavi nella casa dove trascorro le mie vacanze e dove tu, la mamma e mia sorella siete venuti solo per una breve visita.
Quindi mi
è balenata l'idea di aprire il PC portatile e di farti vedere foto e video di
famiglia dove tu, piano piano, hai riconosciuto volti familiari e ti sei anche
un po' commosso. “Uh, guarda! La mia nonna! Povera nonna, come l'ho fatta
dannare!” “Ah ecco, questo è lo zio Vincenzo.” “Qui eravamo giovani io e tua
madre. Certo, ci siamo voluti molto bene!”
E così
alla fine questo esperimento di due giorni in “trasferta” è andato bene,
nonostante le ansie delle “guerriere”, come ormai ci chiamiamo noi tre donne
della mia famiglia. Sono grata alla mia tenace sorellina che si è sobbarcata la
fatica di portare genitori e cani durante i suoi due unici giorni consecutivi di
riposo dal lavoro. Sono contenta che il fragile equilibrio famigliare abbia
retto e spero che mia madre abbia avuto un po' di respiro dalla fatica e dal
peso di caregiver h24 di un malato di Alzheimer. L'aspetta un periodo sempre più
duro ma intanto questo momento di serenità tra noi ce lo siamo ritagliato.
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