26-28 Gennaio 2017
Gennaio è un mese durante il quale in campagna non succede
praticamente nulla, o meglio, sembra che non succeda nulla. Infatti alla
consueta ricognizione che facciamo al nostro arrivo, non emerge nulla di
significativo, neppure, per fortuna, tracce di burrasche né di gelate. Le
nostre piante paiono addormentate, ad eccezione del gelsomino d'inverno che continua
a produrre i suoi fiorellini gialli. Il rosmarino della Silvana è sempre
pallido e stentato, mentre il nostro mostra un bell'aspetto vigoroso; le
piantine grasse sonnecchiano sotto la copertura; l'agrifoglio sembra molto ben
ambientato come dimostrano le foglie nuove tutte gialle e le decorative bacche
rosse; il sambuco trapiantato ha delle foglioline nuove, segno che si è
radicato nella sua nuova collocazione; le bignonie invece sono una gran
delusione perché non mostrano neanche una gemma o un rigonfiamento che possa
far pensare ad un germoglio in arrivo.
Gli alberi da frutto al contrario sono ricchi di gemme,
anche i nuovi albicocchi. Alcune, come quelle del mandorlo o quelle dei susini,
sembrano proprio sul punto di sbocciare. Speriamo che non si facciano ingannare
dal clima particolarmente mite anticipando la fioritura. Timore fondato perché
sia il susino giallo che quello grande rosso hanno già azzardato l'apertura di
un timido ma audace fiorellino bianco.
Purtroppo la pioggia non ci permette di lavorare fino al
sabato pomeriggio. Dopo pranzo ci precipitiamo fuori con i nostri attrezzi.
Roberto pianta due alberi della nebbia,
due cespugli di ginestra, un bell'albero di Giuda e un acero giapponese nel
giardino pensile, dopo aver estirpato con grande fatica un susino spontaneo,
giudicato troppo poco decorativo e produttivo per occupare posto nel nostro
podere.
Io invece mi dedico alle potature dei meli: tre sono facili
e comportano solo uno sfoltimento leggero e l'eliminazione dei succhioni. Il
melo grande invece mi dà filo da torcere perché è cresciuto troppo in alto e
non è facile arrivare ai rami grossi saliti ad altezze fuori mano anche per la
scala. Sono abbastanza contenta del risultato per quanto riguarda la forma ma
un po' preoccupata per un paio di rami il cui taglio non è affatto netto, tanto
che, la mattina dopo tra il dormiveglia maturo la decisione di tagliarne almeno
uno alla base, quello più straziato. Letteralmente “non ci dormivo la notte”
pensando a quel ramo e ai microrganismi patogeni che potevano penetrare
attraverso quella brutta ferita.
La domenica mattina faccio quello che non si dovrebbe fare:
potare il nespolo e per di più con la nebbia. Ma d’altra parte ho solo stamani
per lavorare e la fronda che spicca sulla sommità di questo albero mi disturba
la vista.
Roberto invece mette a dimora altre piante portate ieri dal
vivaista locale: un cespuglio di elicriso, un susino varietà Stanley (anche se
noi avevamo chiesto varietà California per far contenta la nostra cara Silvana)
e un esile castagno aggiunto in omaggio e che in effetti tutto pare meno che un
albero.
Prima di partire ripasso tutti i nostri alberi con il
verderame per disinfettare le ferite nuove e vecchie e contrastare questo clima
troppo mite e umido per il mese di Gennaio. In effetti la nebbia si è sciolta ed
è venuta fuori una giornata davvero primaverile: uccellini che cantano, farfalle
e un’adorabile coccinella posata sulle foglie della salvia. Troppo presto,
però. Speriamo bene!
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